Politica

Banche, imbarazzi e fughe Pd dopo lo stop alla commissione d’inchiesta. Zanetti: “M5S aveva ragione”

La commissione d’inchiesta sulle banche? Altro che priorità. Per il Partito democratico può attendere, al di là della propaganda e degli slogan di Matteo Renzi. Perché se l’ex premier rivendica con tono spavaldo sulla sua E-news: “Non vedo l’ora d’iniziare“, al contrario il suo partito in Aula fa di tutto per allungare i tempi. Per poi fuggire, tra il silenzio dei vertici e le risposte imbarazzate delle seconde linee, alle domande dei cronisti.

Eppure, bastava poco per evitare che l’avvio della commissione slittasse ancora una volta. Ma ieri la maggioranza di governo, con i deputati renziani in primis, ha preferito bocciare l’accelerazione sui tempi rivendicata dal Movimento 5 Stelle, con Forza Italia favorevole alla proposta pentastellata. 

Dopo anni di melina, infatti, lo scorso 4 aprile il Senato aveva approvato la legge per avviare la bicamerale sul sistema bancario. Ma, dopo Palazzo Madama, tocca adesso a Montecitorio dire “” alla legge istitutiva, senza modifiche. Peccato che la legge sia stata calendarizzata soltanto al sesto posto nell’ordine dei lavori. Ed è per questo che i deputati a 5 Stelle avevano chiesto di discuterne subito, per ottenere il via libera definitivo alla commissione. “Bastano soltanto 15 minuti”, aveva rivendicato Carlo Sibilia. Niente da fare. Per i dem la priorità va data, secondo programma, alla legge sui parchi e alle aree verdi. 

Non c’è fretta, al di là delle promesse renziane. Anche perché le opposizioni da tempo insistono affinché venga ascoltato subito l’ex ad di Unicredit Federico Ghizzoni, dopo quanto rivelato da Ferruccio De Bortoli nel suo libro e le smentite di Maria Elena Boschi (con querela annunciata, ma mai arrivata) sulla richiesta della stessa ex ministra all’ex ad di valutare l’acquisto di Banca Etruria

Tradotto, per il segretario dem Renzi e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi la commissione rischia soltanto di portare nuove grane. Meglio procedere con tempi lunghi. Anzi, biblici. Perché, di questo passo, la commissione non partirà prima della pausa estiva. Per poi finire nel dimenticatoio, tra le tentazioni e le pressioni del premier per il voto anticipato tra settembre e ottobre. 

In casa dem, però, in pochi hanno voglia di rispondere dopo il voto contrario alla Camera dei deputati. Fugge via l’ex vicesegretario Lorenzo Guerini, con un gesto plateale della mano. Nessuna risposta nemmeno dal capogruppo Ettore Rosato. Meglio il silenzio, che le risposte imbarazzate. “Siamo stufi di sentirci dire che abbiamo salvato le banche e non i risparmiatori. Venite alla Camera per sentire la nostra posizione ufficiale e non raccontate informazioni sbagliate“, taglia corto Simona Malpezzi. Nemmeno Alessia Rotta entra nel merito del voto contrario dei dem in Aula: “Nessuno vuole insabbiare la commissione d’inchiesta, siamo stati i primi a volerla, rilegga le parole di Matteo Renzi“. Eppure, i dem hanno votato contro l’accelerazione sui tempi: “Dovevamo discutere un altro provvedimento, ripeto, noi siamo a favore…“. I conti – o meglio i voti – però non tornano. “Un veto di Renzi o della Boschi? Macché, la proposta dei 5 Stelle era strumentale, avevamo un altro provvedimento da concludere”, ha replicato stizzito pure l’economista Giampaolo Galli. 

Al contrario, da Scelta civica è il segretario e l’ex viceministro dell’Economia Enrico Zanetti ad attaccare: “La proposta dei 5 Stelle era di assoluto buon senso, bastavano due ore. Il voto dei democratici? Incomprensibile”. 

Dal Nazareno, invece, un coro unanime o quasi: polemica “strumentale“. E se anche Francesco Boccia – che ha sostenuto Emiliano alle ultime primarie, ndr – esclude interventi o pressioni da parte di Renzi sul calendario dei lavori, guarda però anche avanti, verso i lavori della commissione. Fino ad ammettere: “Io la commissione l’avevo chiesta dal 2014. Ma a fine legislatura una commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche, seppur necessaria, ha poco senso. Al massimo, si potranno soltanto fissare le prime audizioni. Poi, dovrà essere la nuova legislatura a continuare il lavoro”. Tradotto, anche quando riuscirà a partire, almeno per ora, la commissione sulle banche sarà, di fatto, inutile o quasi.