Diritti

Tunisia chiama Italia: ‘Ter-re – Dal territorio al reddito’, un progetto di sostenibilità e inclusione

Tra i tanti progetti di cooperazione internazionale da sostenere, ce n’è uno che mi sembra particolarmente strategico. Innanzitutto perché riguarda la Tunisia, principale speranza di democrazia e pace nel Nord Africa; in secondo luogo perché si rivolge alle donne; in terzo luogo perché riguarda una regione adiacente alla Libia nonché il territorio di un vero – anche se non ufficializzato – patrimonio dell’umanità come i villaggi berberi; infine perché punta sui prodotti tipici e naturali. Sostenibilità e inclusione sociale per la tenuta economica di una fondamentale diga ai conflitti armati nel Nord Africa.

Il progetto è italiano e si chiama Ter-re – Dal territorio al reddito, rafforzamento delle capacità delle donne e dei giovani di TataouineFinanziato per tre anni dall’Agenzia italiana di Cooperazione allo sviluppo (Aics) e attuato dalla Ong Arcs di Roma, è coordinato sul campo dal palermitano Alberto Sciortino. Il video è stato girato ad aprile nella zona di Tataouine una città del Sud-Est della Tunisia, da Amedeo Siragusa.

Vi sono iscritte circa 150 donne di villaggi attorno a Tataouine che stanno partecipando con entusiasmo alle attività di formazione e di collaborazione per produrre tappeti, cosmetici, conserve, sughi, marmellate. Io stesso ho potuto constatare il grande e quotidiano impegno dello staff coordinato da Sciortino.

“Nei giorni scorsi – mi diceva Sciortino a fine aprile – abbiamo realizzato altre due importanti formazioni tecniche destinate alle donne dei cinque villaggi partecipanti. Questa volta gli esperti hanno approfondito la produzione e le potenzialità dei prodotti cosmetici a base di argilla e dei prodotti alimentari a base di fichi, due delle categorie su cui si concentra l’attività dei nostri gruppi”.

Inoltre, il responsabile dello staff di Ter-re ha spiegato di aver avviato altre importanti attività: la preparazione delle parcelle agricole dove saranno impiantate le specie vegetali utili alla realizzazione dei prodotti e l’attuazione dei lavori nei centri di produzione, ristrutturando i locali che già si cominciavano a usare. Si vuole far sì che i prodotti oggi fatti in casa possano essere realizzati collettivamente, in condizioni di lavoro migliori e migliori garanzie di igiene, mantenendo, allo stesso tempo, quantità e qualità dei prodotti artigianali basati su ricette tradizionali.

“Nei centri previsti –  ha raccontato ancora Sciortino – le donne dei cinque Groupements de Développement agricole seguiti dal progetto potranno anche gestire direttamente le fasi di etichettatura e imballaggio, attualmente assicurate dal progetto TER-RE”.

Più o meno negli stessi giorni, il progetto Ter-Re è andato, con ben 20 donne, in tournée nel Nord della Tunisia incontrando altre realtà produttive analoghe del settore agricolo. E poi alla grande fiera nazionale dell’artigianato nella capitale Tunisi.

Mentre a Tataouine non si è spenta la protesta sociale che chiede al governo posti di lavoro garantiti nell’industria petrolifera, il progetto Ter-Re punta su soluzioni di sostenibilità. E al pari dell’ecoturismo di cui ho parlato in un recente post su questo blog potrebbe e dovrebbe essere sostenuto dall’attenzione dei viaggiatori e dei consumatori italiani.

Con alcun amici stiamo pensando a un appuntamento a Tataouine l’1 novembre per portare italiani curiosi e aperti a visitare la zona e a conoscere e incoraggiare il progetto Ter-Re e i suoi prodotti.