Cronaca

Stamina, Davide Vannoni in ospedale. Ieri il gip di Torino aveva confermato il carcere

L'avvocato: "Non un malore ma problemi di salute già notiu". La nuova indagine su Vannoni riguarda il reclutamento in Italia di pazienti che pagavano fino a 27mila euro per sottoporsi al trattamento in Georgia. Nel 2015 il fondatore di Stamina aveva patteggiato una condanna, con la condizionale, impegnandosi a rinunciare a qualsiasi iniziativa di rilancio dell'iniziativa

Ieri il gip di Torino aveva confermato il carcere, oggi Davide Vannoni è stato portato in ospedale dopo un malore. Da alcuni giorni l’ideatore del metodo Stamina, considerato inefficace dalla comunità scientifica, era rinchiuso nel carcere delle Vallette dopo essere stato fermato dai carabinieri del Nas in una nuova inchiesta su Stamina. L’indagine riguarda il reclutamento in Italia di pazienti che pagavano fino a 27mila euro per sottoporsi al trattamento in Georgia. Nel 2015 Vannoni aveva patteggiato una condanna, con la condizionale, impegnandosi a rinunciare a qualsiasi iniziativa di rilancio di Stamina. “Nessun malore per Davide Vannoni, ma problemi di salute che erano già conosciuti, visto che ne avevamo discusso davanti al giudice durante l’udienza di convalida” afferma l’avvocato. Vannoni è stato portato all’ospedale Maria Vittoria, a Torino, per essere sottoposto ad accertamenti. A quanto viene riferito, non è in pericolo di vita.

Il gip Francesca Christillin ieri aveva accolto la richiesta della procura di Torino ed emesso un’ordinanza di custodia cautelare a carico del papà di Stamina, fermato quattro giorni fa dai carabinieri del Nas con l’accusa di avere esportato all’estero una terapia bocciata da magistratura e autorità sanitarie. L’avvocato difensore, Liborio Cataliotti, aveva annunciato un ricorso al tribunale del riesame: “Le accuse sono infondate. E a parte questo ci sono dei profili giuridici da affrontare: la competenza territoriale della magistratura torinese e persino la stessa giurisdizione italiana”.

Una cinquantina di persone che hanno pagato anche 27mila euro per un viaggio della speranza a Tbilisi, in Georgia, dove Stamina – fino allo stop imposto dal governo locale su indicazione del ministero italiano – nel 2016 è stata sperimentata per mesi. “Nel pieno rispetto delle leggi locali”, sottolinea Cataliotti. Il reato è stato commesso “in parte in Italia”, perché è qui che Vannoni partecipava al “reclutamento” della clientela. Al “business”, come veniva chiamato da alcuni dei sette indagati. Uno dei pazienti, rintracciato dai Nas, ha detto di averlo incontrato prima di salire a Tbilisi. “Ma è l’unico”, ribatte Cataliotti. Agli atti dell’inchiesta l’inchiesta ci sono numerose intercettazioni: si sentono persino due dei soggetti monitorati parlare di un paziente scandendo sfotto’.

La mente e il cuore di Stamina, secondo gli inquirenti, continuavano ad essere a Torino; nel Cuneese risiede la biologa Erica Molino, storica collaboratrice di Vannoni, ora indagata. E Vannoni, secondo gli inquirenti, in Georgia saliva di rado. “Non è vero”, replica Cataliotti. “Era domiciliato stabilmente a Tbilisi: era anche iscritto all’Associazione degli italiani all’estero. A Torino, dove era rimasta la famiglia, è capitato pochissime volte negli ultimi venti mesi. Piaccia o no, questa è la realtà. Ed è facilmente documentabile”. L’inchiesta proseguirà. Ci sono da chiarire i ruoli di alcuni personaggi. A cominciare da un cittadino italo-svizzero che sembra avere finanziato Stamina.