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Ong-trafficanti, Salvini: “A me risulta dossier dei servizi su contatti. Se esiste Gentiloni lo renda pubblico”

Il leader della Lega Matteo Salvini torna all'attacco sulla polemica innescata alcuni giorni fa dalle dichiarazioni del magistrato Carmelo Zuccaro. Durante la trasmissione "In mezz'ora", su Raitre, il segretario del Carroccio ha aggiunto: "Da tre anni chiediamo chiarimenti, depositeremo domani un’altra interrogazione parlamentare"

“A me risulta che ci sia un dossier dei servizi segreti italiani che certificano i contatti tra trafficanti, malavita, scafisti e alcune associazioni. Se esiste questo dossier, ed è in mano al presidente del Consiglio Gentiloni e il premier lo tiene nel cassetto, sarebbe una cosa gravissima. Se esiste lo renda pubblico a tutti gli italiani e lo dia al Procuratore capo di Catania”. Il leader della Lega Matteo Salvini torna all’attacco sulla polemica innescata alcuni giorni fa dalle dichiarazioni del magistrato Carmelo Zuccaro. Durante la trasmissione “In mezz’ora”, su Raitre, il segretario del Carroccio, che ha definito Angelino Alfano, ministro con delega all’invasione, ha aggiunto:”Da tre anni chiediamo chiarimenti, depositeremo domani un’altra interrogazione parlamentare”.

E infatti Paolo Arrigoni, senatore leghista e componente del comitato Schengen annuncia l’iniziativa:”Il governo garantisca al procuratore Zuccaro l’acquisizione di prove per poter aprire il fascicolo d’indagine al fine di far luce sul ruolo delle Ong nel traffico dei migranti. Pensiamo che Gentiloni sia in possesso di tutte le informazioni necessarie a Zuccaro per proseguire il lavoro per garantire al Paese l’accertamento della verità. Per questo presentiamo un’interrogazione parlamentare visto che Gentiloni ha la delega ai servizi segreti. Vogliamo sapere se il DIS e dunque la Presidenza del Consiglio dei ministri disponga di un dossier predisposto dall’intelligence in ordine a contatti, interlocuzioni e rapporti tra Ong e scafisti/facilitatori coinvolti sul traffico di migranti. Se la Procura di Catania abbia chiesto, e se sì quando, di poter accedere al dossier dei servizi segreti e infine se tale dossier sia stato rilasciato, ovvero se è in corso di rilascio, oppure se ne sia stato vietato l’utilizzo”.  Due giorni fa nel pieno della bufera il presidente del Copasir Giacomo Stucchi (Lega), rispondendo a una domanda, aveva dichiarato: “La possibilità di svolgere audizioni sarà valutata, come sempre, collegialmente in seno al Comitato”.

Intanto dal apporto sull’attività di ricerca e soccorso (Sar) effettuata l’anno scorso dalla Guardia Costiera emerge che su un totale di 638 chiamate di soccorso effettuate con i telefoni satellitari nel Mediterraneo centrale del 2016, soltanto lo 0,8% è arrivato direttamente alle Organizzazioni non governative. Sono le Ong, però, ad aver avvistato per prime il 30,3% dei 786 tra barconi, gommoni e piccole imbarcazioni salpate dalla Libia senza satellitari e, dunque, senza la possibilità di dare l’allarme. Non sono, infatti, ancora disponibili i dati disaggregati relativi ai primi 4 mesi del 2017, periodo nel quale sono state già soccorse circa 36mila persone in 315 interventi di soccorso, coordinati dal Maritime Rescue Coordination Centre (Mrcc), la centrale operativa della Guardia Costiera che da Roma coordina tutti gli interventi.

L’anno scorso sono state 1.424 le operazioni di soccorso, il 52% in più rispetto al 2015: e dei 178.415 migranti salvati, le dieci Ong operanti (Moas, Seawatch, Sos Mediterranee, Sea Eye, Msf, Proactiva Open Arms, Life Boat, Jugend Retted, Boat Refugee, Save The Children) ne hanno recuperati 46.796, più del doppio di quanti ne avevano soccorsi l’anno precedente (20.063). “Nel 2016 – dice il rapporto – si è assistito, nel Mediterraneo centrale, ad un consistente aumento della presenza di unità Ong, con l’obiettivo di concorrere alle operazioni Sar”. Un incremento che ha dato i suoi frutti soprattutto nei mesi di giugno, luglio e ottobre, quando le organizzazioni hanno recuperato circa 25mila migranti.

Nel documento la Guardia Costiera indica poi i fattori che hanno portato ad un “netto peggioramento delle condizioni di sicurezza” per i migranti che partono dalla Libia. Innanzitutto la drastica riduzione della presenza a bordo di telefoni satellitari (dei 938 interventi Sar del 2015, 747, vale a dire l’80%, sono scattati proprio in seguito ad una chiamata, mentre nel 2016 la percentuale si è fermata al 45%), che determina una maggiore difficoltà per chi deve cercare i migranti e, soprattutto, un maggiore pericolo per chi è a bordo di barconi e gommoni. Ad aumentare i rischi, anche l’aumento delle partenze di notte e con il mare molto mosso, il maggior numero di migranti sui gommoni, (da una media di 103 a bordo nel 2015 si è passati a 122 nel 2016, con un +18%), l’aumento del numero dei gommoni utilizzati rispetto ai barconi (da 674 a 1.094). Quanto all’area di intervento, il rapporto sottolinea che “la presenza di tanti mezzi, l’incremento degli avvistamenti e l’invio delle richieste di soccorso da parte dei migranti dopo la partenza dalla Libia, hanno fatto sì che dal 2012 ad oggi la distanza dalle coste libiche dei punti di intercetto da parte dei soccorritori sia diminuita, arrivando fino al limite delle acque territoriali. Oltre, le autorità libiche, richiedono una loro autorizzazione per consentire l’attività di soccorso”.