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Legge elettorale, i partiti puntano sul Provincellum. Ma solo per qualche ora. Renzi dice no: “Utile a chi non ha voti”

Alla Camera sembrava l'inizio di una possibile intesa, partendo da un proporzionale di collegio. Il presidente della commissione alla Camera Mazziotti: "C'è il tempo per fare bene". Ma l'ex premier ferma tutto: "Quel sistema non ha preferenze e fa finta di avere collegi"

Per un giorno sembrava fatta: la legge elettorale sulla quale i partiti sembravano buttarsi almeno per questa settimana aveva le fattezze del Provincellum. E invece no, ancora una volta il lavoro della commissione Affari costituzionali della Camera dura lo spazio di qualche ora. Dopo che la Corte Costituzionale ha cassato l’Italicum, dopo che è stato bruciato il Mattarellum che nessuno vuole e dopo che il Legalicum (quello uscito dalla Consulta) tutto lo vogliono e nessuno per ora lo piglia, il nuovo schema che appariva come il preferito era quello che ha regolato l’elezione negli unici enti che non ci sono più, cioè le Province. Sembrava esserci anche una maggioranza ampia: Pd, Mdp, Lega Nord, Forza Italia e altri partitini di maggioranza. Ma c’è chi dà fuoco a tutto e non è una figura da poco. “Non facciano giochini. Sa cos’hanno in testa? – si ribella Matteo Renzi, durante Porta a Porta – Hanno in testa il Provincellum. Un sistema che non ha preferenze, che fa finta di avere i collegi, ma poi non si sa se passa il tuo candidato o no. Questo sistema giova a chi non ha un voto. A chi non ha la possibilità di tornare in Parlamento se non attraverso un colpo di fortuna. Facciano la legge elettorale che vogliono ma ci deve essere un sistema chiaro, per cui se io voto Renzi so che eleggo Renzi”. Renzi ha anche ribadito al no al premio di coalizione se ci sarà un proporzionale. “Ha la vocazione all’isolamento” dice il capogruppo alla Camera di Mdp, Francesco Laforgia.

Come funziona il Provincellum? E’ un uninominale proporzionale. Cioè i candidati corrono per il seggio in un collegio, com’era il Mattarellum. Ma la vecchia legge era un sistema maggioritario. In questo caso, invece, a decidere quanti seggi ha diritto di avere un partito è la ripartizione proporzionale a livello nazionale. Da valutare, in più, un eventuale premio.

Nel frattempo il presidente della commissione che farà anche da relatore, Andrea Mazziotti Di Celso (che fa parte dei Civici e innovatori, gli ex montiani), ha annunciato che un testo-base sarà pronto tra il 2 e il 3 maggio, il termine per presentare gli emendamenti è fissato al 12 maggio e infine le proposte di modifica saranno votate entro il 25 maggio. E’ in programma per il 29 maggio, infatti, l’inizio della discussione in Aula. Un’agenda composta in tutta fretta dopo l’intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella che ha svegliato dal torpore i deputati che hanno portato avanti la discussione per mesi in modo blando. “Il tempo per lavorare bene e con calma c’è” dice Mazziotti.

Nel merito, i nodi principali sui quali discuteranno i partiti sono tre: premio di maggioranza o di governabilità, attribuzione del premio alla lista o alla coalizione e soglie di sbarramento (che in ogni caso dovranno essere armonizzate tra Camera e Senato). Primo punto: la differenza tra premio di maggioranza e di governabilità. Il secondo indica un premio fisso in seggi (60 o 90) al partito (o alla coalizione) più votato, anche se esso non raggiunge una soglia. La ratio di questo premio sta nel far sì che il partito più votato (ma anche la coalizione) divenga il perno di una coalizione che si costruisce dopo le elezioni. Il premio di governabilità in genere è congeniale alla lista e non alla coalizione, come prevede per esempio il sistema greco.

Secondo punto: premio alla lista o alla coalizione. La legge attuale vigente alla Camera – cioè l’Italicum modificato dalla Consulta – assegna alla lista che supera il 40 per cento un premio di maggioranza, cioè consente di avere la maggioranza in Parlamento pari al 54 per cento dei seggi (340). La prima versione dell’Italicum – uscita dalla Camera ad aprile 2014 – assegnava il premio di maggioranza alla coalizione vincente. Il primo nodo è questo, con diversi partiti (Fi, Ap, Mdp, Lega e partitini di centro) favorevoli al premio alla coalizione, mentre altri (cioè i più grandi, Pd e M5s) favorevoli al premio alla lista.

Infine le soglie di sbarramento, che a oggi sono diverse per Camera e Senato (cioè rispettivamente 3 per cento nazionale e 8 per cento su base regionale). L’altra opzione è mantenere due diverse soglie, in tal caso si parla di abbassare quella del Senato.