Diritti

Ong ‘taxi del Mediterraneo’? Di Maio fa insinuazioni senza dare soluzioni

E’ un evento prevedibile perché ciclico. Con l’inizio della bella stagione oltre al crescere delle foglie e allo sbocciare dei fiori, si rivede l’aumento degli sbarchi sulle coste italiane e, di conseguenza, l’incremento delle operazioni di soccorso in mare; segue l’arrivo di “transitanti” nelle città italiane e la crescita della spesa per la gestione dei flussi migratori: è qualcosa diventato “naturale” nel nostro Paese, perché legato agli irreversibili cicli della natura. L’ultimo anello della catena, consequenziale all’arrivo della stagione estiva, sono gli strali lanciati sui social da rappresentanti della politica italiana che, invece analizzare il problema e proporre soluzioni, preferiscono, spesso in mala fede, puntare il dito. «Chi paga questi taxi del Mediterraneo? E perché lo fa? – ha tuonato in un post sui social il vice presidente della Camera Luigi Di Maio – Presenteremo un’interrogazione in Parlamento, andremo fino in fondo a questa storia».

E’ tutto prevedibile, perché tutto è ciclico. Come il profumo della Primavera.

A metà aprile, in soli due giorni, sono state soccorse nel mare libico più di 8.000 persone in decine di operazioni condotte sia dalle navi della Marina che da quelle delle 9 Ong impegnate nei soccorsi (da Medici senza Frontiere a Save the Children). Si tratta di persone a cui probabilmente è stata salvata la vita visto che nei primi tre mesi dell’anno, secondo l’Oim (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) sono stati più di 600 gli esseri umani inabissatisi nel cimitero chiamato Mediterraneo, quasi tutti in prossimità della costa libica. Si è solo all’inizio della conta: nel 2015 i morti erano stati circa 3.500 e 4.700 l’anno successivo.

L’Agenzia europea Frontex, con sede a Varsavia, coordina le operazione di Marina nel Mediterraneo e negli ultimi mesi ha drasticamente arretrato il suo raggio di azione di soccorso in mare, fermandosi al limite meridionale dell’isola di Malta. Non lo hanno fatto invece le organizzazione non governative che hanno continuato il pattugliamento e il soccorso marino proprio laddove si verificano le condizioni per un naufragio, ovvero tra le 20 e le 40 miglia nautiche dalle coste africane. E così proprio da Frontex è partita nei mesi scorsi l’accusa rivolta alle Ong soccorritrici di incoraggiare la partenza dei migranti. Essa ha trovato l’interesse della Procura di Catania, città presso cui Frontex ha la sede italiana, che ha aperto un fascicolo conoscitivo e, a seguire, ha preso l’avvio un’operazione mediatica fondata su insinuazioni di varia natura. Preceduto dalla tempestività di Beppe Grillo, non è stato Matteo Salvini a inaugurarla. Il leader del Movimento 5 Stelle nel suo blog ha titolato un post che lascia pochi dubbi: “Più di 8 mila sbarchi in 3 giorni: l’oscuro ruolo delle Ong private”. «Se si pensa che l’operazione Mare Nostrum ci costava 10 milioni di euro al mese possiamo immaginare quanto sia alta la spesa di queste organizzazioni, in grado di armare navi da milioni di euro e persino di servirsi di droni. Da dove arrivano questi soldi?», si chiede il leader del Movimento.

Ancora una volta la questione non è trovare le chiavi di lettura per leggere e analizzare il fenomeno migratorio ma quello di sapere chi finanzia le Ong che salvano vite umane nel Mediterraneo. Perché le Ong questo fanno. E’ vero, grazie al loro intervento migliaia di persone invece di morire raggiungono la terraferma («Numeri impressionanti – è l’allarme di Grillo – soprattutto se si considera che nel 2016 c’è stato un vero e proprio boom di arrivi sulle nostre coste») facendo lievitare i costi dell’accoglienza («Con l’aumento degli sbarchi – si legge sul sito a 5 Stelle – aumenta ovviamente anche la spesa interna dell’Italia. Nel Def il governo ha indicato per quest’anno una spesa pari a 4,6 miliardi, vale a dire ben 1 miliardo in più rispetto al 2016»). Ma tutto questo consente di adombrare il sospetto che «l’escalation di arrivi negli ultimi giorni potrebbe non essere casuale… Ad esempio non si capisce chi sono i finanziatori di queste Ong, il che non è certo un dato marginale»? Un colpo basso, insomma, che insinua sospetti senza dare soluzioni.

Sono proprio queste che mancano sul versante 5 Stelle. Soprattutto nella città di Roma dove il vergognoso problema dei “transitanti” (gli stessi probabilmente salvati in mare dalle Ong) che dormono per strada torna puntualmente a riesplodere, come la natura in Primavera e come la pericolosa “politica del j’accuse”: la strada facile che avvicina il consenso della rete ma allontana le istituzioni dalle responsabilità concrete.