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L’Autostrada Tirrenica non si fa più, fine del tormentone: costruiti 40 km in 49 anni. Storia di un flop lungo mezzo secolo

Polemiche, progetti, soldi spesi invano: dopo cinquant'anni il governo mette una pietra tombale sull'autostrada Livorno-Civitavecchia. Il governatore Rossi aveva minacciato di sdraiarsi sull'Aurelia se non si fosse fatta, ma ora minimizza: "L'importante è che ci sia una quattro corsie". Il M5s esulta: "Faranno ciò che diciamo da sempre"

Indietro tutta. Dopo mezzo secolo di polemiche, tracciati e soldi spesi, il governo mette una pietra tombale sulla Tirrenica. Il governatore della Toscana Enrico Rossi, che due anni fa minacciò di sdraiarsi sull’Aurelia se l’autostrada non si fosse realizzata, è corso dal presidente del Consiglio Paolo Gentiloni per avere assicurazioni sulle indiscrezioni infauste per la Tirrenica. Niente autostrada, ma da Cecina nord a Grosseto (103 chilometri) si punta sulla Variante Aurelia – una superstrada – mentre da Grosseto a Capalbio (altri 53 chilometri) verrebbe messa in sicurezza la vecchia Aurelia. Qualche centinaio di milioni, se mai arriveranno e stop.

Rossi minimizza: “Importante che si faccia un corridoio tirrenico a quattro corsie. Gentiloni ha dato assicurazioni. Al più presto ne parlerò con il ministro per le Infrastrutture Graziano Delrio. La Tirrenica è stata così rottamata dal Pd di Matteo Renzi in due tempi. Il primo, nel 2013, quando Renzi non assicurò a Sat i 250 milioni richiesti per aprire i cantieri. Si decise di dimezzare il progetto e i costi, da 2 a 1 miliardo. Da Cecina nord a Grosseto fu deciso di servirsi della Variante Aurelia. Basta e avanza, fu detto. Il che è forse anche vero perché mediamente lungo quell’arteria passano 20mila veicoli al giorno: un quarto di quanti ne passino ad esempio sulla Firenze-Pisa-Livorno.

L’autostrada rimaneva in piedi solo da Grosseto a Tarquinia. Con un costo stimato in un miliardo. Ora il secondo tempo della rottamazione. Niente autostrada, anche se dimezzata. Cancellata. Anche se qua e là governo e Regione non la escludono: non affondano il colpo ma il colpo è già affondato ad esempio.

Addio Tirrenica. Un’odissea, un tormentone. Qualche numero, per capire. Il tratto da Livorno a Civitavecchia è lungo 242 chilometri. Lungo la costa toscana sono stati costruiti la miseria di 40 chilometri da Collesalvetti a Cecina nord. Ai quali vanno aggiunti i 14,5 asfaltati da Civitavecchia a Tarquinia e inaugurati da pochi mesi. Quaranta chilometri in 49 anni è il passo di lumaca dei costruttori della Tirrenica. Da arrossire di vergogna. Se si considera che in quei lontani anni Sessanta in cui avanzava l’idea della Tirrenica, il 4 ottobre del 1964 a Firenze veniva inaugurato l’ultimo tratto dell’Autosole, da Napoli a Milano. Settecentosessanta chilometri realizzati in otto anni.

E invece la Tirrenica va a passo di lumaca. Il marchese Piero Antinori, che possiede vigneti di lusso nella zona di Bolgheri, ama ricordare spesso di aver visto i primi vagiti progettuali dell’autostrada Livorno-Civitavecchia nello studio di un architetto romano. C’era allarme tra nobili e possidenti. Quel primo tracciato tagliava in due nientemeno che il viale dei cipressi reso famoso da Giosuè Carducci: “I cipressi che a Bolgheri alti e schietti…”.

Da allora si sono fatti più tracciati che chilometri. Nel 1993 è stato inaugurato il tratto toscano più lungo, tutto in provincia di Livorno, da Collesalvetti a Rosignano (poco più di 36 chilometri). Quasi vent’anni dopo, nel 2012, sono stati messi in esercizio altri 4 chilometri, da Rosignano a Cecina, dopo che l’allora ministro del governo Berlusconi Altero Matteoli c’aveva creduto molto. Ma dopo quell’inaugurazione, con tagli di nastro e buffet, non è accaduto più niente. Per il resto progetti, calcoli economici sempre rifatti, polemiche e movimenti ambientalisti che protestano, i no Sat. Dicono che non serve, che costa troppo e che rovina l’ambiente. Il M5S esulta: “Quello di mettere in sicurezza l’Aurelia è il nostro piano da sempre. Governo e Regione ci sono arrivati con tanti anni di ritardo. E tanti soldi sprecati. Chi pagherà?”, si chiede il consigliere regionale Giacomo Giannarelli. Già: chi pagherà per un flop lungo mezzo secolo?