Cinema

Mal di pietre, l’ardore animale di Marion Cotillard nel film tratto dal romanzo di Milena Agus

La regista: "Il destino di questa donna rappresenta metaforicamente l’immaginazione, la forza creativa di cui tutti siamo capaci quando i nostri desideri e i nostri sentimenti ci spingono ad andare oltre i nostri stessi limiti"

Metti un romanzo di una scrittrice sarda e fallo diventare un film francese girato da una regista donna. L’esperimento inedito è stato compiuto da Nicole Garcia, autrice della versione cinematografica Mal di pietre, tratto dal Mal di pietre di Milena Agus, pubblicato nel 2006 con un successo ogni oltre aspettativa da Nottetempo. Dal bel romanzo della Agus la Sardegna diventa Sud contadino della Francia, e scompare la nipote narratrice mantenendo però la figura centrale della nonna che è la protagonista assoluta del racconto.

Gabrielle (Marion Cotillard) viene da un paesino del sud della Francia, in un’epoca in cui il suo desiderio di trovare il vero amore è considerato scandaloso, se non perfino folle. Contro il suo volere, i genitori di Gabrielle la obbligano a sposare José (Alex Brendemühl), un onesto e amorevole contadino spagnolo che, secondo loro, la renderà una donna rispettabile. Un giorno, Gabrielle si reca sulle Alpi per curare i suoi calcoli renali, e lì incontra André (Louis Garrel), un affascinante reduce rimasto ferito durante la guerra d’Indocina, che risveglia in lei una passione sopita. Gabrielle desidera disperatamente fuggire con André e liberarsi da un matrimonio che le sembra una prigione. E questa volta è determinata a seguire i suoi sogni.

“L’idea per il film viene da un romanzo di Milena Agus, che mi ha ispirato un’idea molto potente per una storia che esplorasse il destino di una donna. Il libro, però, aveva bisogno di essere interpretato e reinventato. Perché, se volevo raccontare una storia che fosse davvero mia, avevo bisogno di potermene appropriare liberamente”, ha spiegato la Garcia, autrice tra l’altro dell’ottimo L’avversario (2002). “Non ho però mai perso di vista ciò che mi ha così tanto colpito di questa storia. Il destino di questa donna rappresenta metaforicamente l’immaginazione, la forza creativa di cui tutti siamo capaci quando i nostri desideri e i nostri sentimenti ci spingono ad andare oltre i nostri stessi limiti. In Gabrielle, poiché è molto giovane, vive quel desiderio potente che lei chiama “la cosa principale”, quella dolce evasione di desiderio e di amore: un ardore animale”. Dal 13 aprile al cinema.