Cronaca

Alta velocità Napoli-Afragola, qualcosa ha infastidito la famiglia Moccia – Replica

Alla ‘Casa Bianca’, il clima è di fastidio. Non siamo a Washington. Qui i fallimenti del nuovo presidente Donald J. Trump, c’entra poco. Evocare la ‘Casa Bianca’ per chi vive ad Afragola, grosso Comune alle porte di Napoli, ha un significato ben preciso. Parliamo di aristocrazia, in doppio petto. Una ‘famiglia’, una dinastia: i Moccia. Un cognome che incute rispetto, devozione e silenzio. Un potere nascosto, mimetizzato, esercitato con sapienza.

Chi li conosce, chi li ha frequentati, chi ne coglie le sfumature, si affida a una battuta sottovoce: “Loro sono oltre”. Lo spessore, la potenza economica e la forza dei Moccia ne fa un’organizzazione affidabile con cui chiunque deve trattare. Di questa famiglia è nota l’attitudine ‘politica’, la propensione agli affari, lo sguardo lungimirante e più di tutto il legame fortissimo con il territorio. Ampi strati di popolo li considera benefattori, soccorritori delle persone povere, sempre a disposizione. Gente tra la gente. Esercitano il loro ‘governo della bontà’ nella riservatezza più assoluta come predica la ‘zia’ o ‘vedova’: Anna Mazza. Lei è il punto di riferimento indissolubile, la suprema rappresentante dell’intera dynasty familiare. Al figlio Luigi che al telefono le racconta il buon esito di alcuni business a Roma del nipote, lei risponde con tono pacato e convinto: “Lascia fare a Dio… lascia fare a Dio”. Insomma, a voler dire: le cose accadono perché devono accadere.

Dicevamo però che, ultimamente, qualcosa ha infastidito la famiglia Moccia. Bisogna leggere la filigrana. Scorgere e interpretare i segnali di fumo. Ci sono troppe polemiche e congetture sulla costruzione dell’avveniristica stazione dell’Alta velocità Napoli-Afragola. Si è parlato di cattedrale nel deserto, addirittura di progetto vuoto tanto da spingere il consigliere regionale Tommaso Casillo a presentare, il 22 dicembre 2015, un ordine del giorno, approvato dal Consiglio regionale della Campania, dove si chiede il prolungamento della linea 1 della metropolitana attraverso la stazione di Capodichino di Napoli con la stazione Tav di Afragola. Curioso, un ordine del giorno, che impegna la giunta De Luca praticamente in un nuovo progetto. E’ la Tav dei misteri e degli investimenti spropositati ed eccessivi, come l’ha bollato il procuratore generale della Corte dei conti di Napoli, Michele Oricchio.

Qualcuno obietterà che è il solito canto dei gufi che non vogliono il bene e il progresso di Afragola. A più riprese, è stata tirata in ballo perfino la ‘famiglia’. Si sono scritte cose inesatte, citato nomi, insinuato manovre dirette e interessate della ‘Casa Bianca’ nell’affare alta velocità. A infastidire e far storcere la bocca a molti è la storiaccia per niente chiarita dei lotti di via Cimitero Vecchio, contrada Lellero. Un’area, inizialmente, di proprietà della società Va.Fra srl, i terreni sono ubicati a poca distanza dal cantiere Tav della futura stazione ‘Porta del Sud’. Qui nel 2007, la proprietà è stata unificata e trasformata in un unico lotto.

Il progetto è quello di realizzare un autoparco che comprende 18 strutture, tipo capannoni, costruiti però abusivamente. Certo è solo una coincidenza se trascorso un anno, la società Va.Fra srl sposta la propria sede operativa dall’autoparco ‘Arcella’ di proprietà di Francesca Arcella, moglie di Luigi Moccia al deposito di automezzi gestito dalla società la Depar i cui soci sono Carmela De Luca, moglie di Vincenzo Angelo Moccia e Carmela Parità, consorte di Antonio Moccia, quest’ultimo anche se indicato da parte degli inquirenti come il vero proprietario, pare a detta sua, sia solo un dipendente della stessa società. Solo e sempre coincidenze. Siamo al 20 febbraio 2009 e la proprietà dell’area di contrada Lellero passa dalla Va.Fra srl all’imprenditrice Maria Maranta che con i Moccia condivide molti affari, anzi tantissimi.

Nel deposito abusivo per molti anni e casualmente ci sono parcheggiati gli automezzi di alcune ditte, molte delle quali, impegnate proprio nei lavori dei primi cantieri Tav. Pagando un canone di oltre mille euro a un custode della Depar. Scatta un’indagine da parte della polizia municipale e il sequestro delle 18 strutture del parcheggio abusivo di contrada Lellero con apposizione dei sigilli. Come se nulla fosse, però continua il via vai degli automezzi. Nessuno controlla. La legge ad Afragola può essere violata se ci soni i Moccia. Ma, inaspettato giunge il colpo di scena.

Un paio di settimane fa, il parcheggio si è svuotato: scompaiono camion, ruspe, escavatori e bob cat. Lo dicevamo all’inizio: alla ‘Casa Bianca’, il clima è di fastidio. Occorre mantenere un profilo basso, scomparire nell’anonimato, guardare oltre. La recente approvazione del programma urbanistico di rigenerazione urbana da parte del Consiglio comunale di Afragola è un fatto importante. Sono previste operazioni per un valore complessivo di 9 milioni di euro, risorse provenienti dai fondi di compensazione per l’Alta velocità e che riguarderanno la riqualificazione dei quartieri San Marco, Saggese e di via Ferrarese. A queste occorre aggiungere un’altra serie di opere da mettere in campo e l’acquisizione di proprietà per pubblica utilità con la procedura dell’esproprio.

Insomma, attorno alla stazione Tav sorgeranno opere importanti: parcheggi, strutture, servizi. Alla ‘Casa Bianca’ guardano oltre, sempre.

Riceviamo e pubblichiamo la seguente precisazione di Rete Ferroviaria italiana

Tutte le aree utilizzate per la costruzione della nuova stazione sono di proprietà di Rete Ferroviaria Italiana (RFI). Quelle indicate nell’articolo, via Cimitero Vecchio e contrada Lellero, non sono mai state utilizzate come deposito di “camion, ruspe, escavatori e bob cat”, come afferma il blogger, né dall’Associazione Temporanea di Imprese (ATI) Astaldi-NBI, che esegue gli interventi di costruzione, né da subbappaltatori.

Le aree di cantiere furono acquistate alla fine degli anni 90 dal General Contractor Iricav1, per conto della società TAV, successivamente confluita in RFI. A marzo 2015, le aree sono state consegnate all’ATI Astaldi-NBI, che ha confermato di non aver acquisito, né affittato in proprio, altri terreni per attività di cantiere.

Rete Ferroviaria Italiana