Società

Un nonno fantastico: la distanza tra il Palazzo e la vita spiegata da Enrico ‘Kiro’

Era partito da un paese vicino Cremona, Castelleone, in bicicletta, di notte. Ogni pedalata sembrava sempre più dura, impossibile. Si voltava indietro guardano nel buio quello che lasciava: una famiglia, la moglie, una figlia, un lavoro sicuro. Poi guardava avanti e non era meno buio: lo aspettava un uomo che nemmeno conosceva alla stazione di Torino, unico segno distintivo sarebbe stato un quotidiano che sporgeva dalla tasca. Lui, e altri cento, sarebbero stati guidati dalle parti di Rivoli, partigiani, fino al Col del Lys. Altri tempi, ultima guerra.

Questa storia è cominciata alcuni anni fa, quando mi squilla il telefono e una voce di nonno novantunenne mi chiede se siam parenti, ma il suo è un cognome vero e il mio un soprannome, identici: Fogliazza. Mi lascia la sua mail (91 anni) e la scandisce e non dice “chiocciola” dice “lunetta“. Fantastico. Mi racconta la sua storia e mi insegna cose che non passano mai, perché nulla è mai passato quando ancora ha l’attualità di insegnarci qualcosa.

Mi racconta di quando arriva a destinazione, senza cibo, senza vestiti, il paesino, la gente che guarda lui e gli altri con la diffidenza della guerra e poi quel momento in cui capisci e sai che non può essere altrimenti: devi farti amica la popolazione, devi essere onesto e accettare la loro paura e dare il tempo che il sospetto lasci spazio alla fiducia nei nuovi arrivati, di cui qualcuno morirà per la libertà dal fascismo, qualcuno tornerà a casa, non tutti.

E’ quella fiducia che dovevi infondere nella gente che mi rimane, quella fondamentale relazione che permetteva di poter contare gli uni sugli altri, così diversa e distante da chi oggi ci governa, che il diritto al voto conquistato allora s’è via via scelto di esercitare sempre meno. E’ quella distanza tra il Palazzo e la vita in strada che dà la certezza ai primi di tornare a casa la sera e agli altri di non averla più, una casa, che mi fa pensare a Kiro. E’ quell’insegnamento che non passa, sarà la geografia della destinazione, che fa del passato un consiglio per il futuro, che mi convince che se non vai a votare non sei responsabile per chi governa male, ma sei complice di chi lo sta facendo.