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Polonia, Tusk convocato dai pm su morte Kaczynski. Sale scontro con Beata Szydlo

Il presidente del Consiglio europeo, appena riconfermato alla guida dei 28, dovrà testimoniare sull’incidente aereo costato la vita all'allora presidente. Si apre ancora di più la spaccatura con la premier, dopo il voto contrario della Polonia alla sua rielezione. Il leader del partito al governo, Jaroslaw Kaczynski, gemello dello scomparso Lech, è il vero ispiratore della battaglia con Bruxelles e accusa il politico della morte del fratello

Il presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk è stato convocato dalla magistratura polacca per rispondere dell’incidente aereo costato la vita al presidente Lech Kaczynski, nel 2010. Il gemello di Lech, Jaroslaw Kaczynski, è il leader del partito nazional-populista Diritto e Giustizia (Pis), ora al potere, e accusa proprio Tusk di essere responsabile della morte del fratello. E’ solo l’ultimo capitolo dello scontro tra Tusk e Beata Szydlo. La premier polacca è stata l’unica, il 9 marzo scorso, a votare contro la sua riconferma alla guida dei 28.

A comunicare la convocazione per mercoledì del presidente del Consiglio europeo è stato il portavoce degli inquirenti polacchi, Michal Dziekanski. Lech Kaczynski morì in un incidente aereo il 10 aprile 2010. Il Tupolev Tu-154 sul quale l’allora presidente viaggiava con la moglie e il suo staff si schiantò al suolo in fase di atterraggio nella base aerea russa di Smolensk. Nell’incidente morirono in totale 96 persone, di cui 86 erano esponenti della vita politica, economica e militare polacca. Si presume che le cause dell’incidente siano state la fitta nebbia e una manovra errata del pilota. Ma il fratello Jaroslaw sostiene che Tusk, allora premier, abbia trascurato la sicurezza dell’allora presidente e abbia lasciato ai russi l’inchiesta.

“Il presidente Tusk è stato convocato come testimone e testimonierà come testimone”, ha affermato Preben Aamann, il portavoce del presidente del Consiglio Ue. “Tuttavia, a causa del suo obbligo di riportare al Parlamento europeo dopo ogni Consiglio europeo, non sarà possibile per lui testimoniare in Polonia quel giorno”. La vicenda rischia di aprire una spaccatura ancor più profonda nel fronte politico polacco, dopo che il governo di Szydlo ha deciso di sfiduciare il ‘connazionale-nemico’ Tusk di fronte all’intera Europa, nel vertice di Bruxelles del 9 marzo. Ma la premier si è trovata di fronte ad un muro compatto: 27-1 l’esito della votazione a favore del polacco, inviso soprattutto a Jaroslaw Kaczynski, la vera guida del governo di Varsavia e ispiratore dello scontro con Bruxelles.

“È tempo che i leader europei realizzino che la crisi economica, quella migratoria e la Brexit non sono avvenute per caso. Tusk non è un buon presidente. Non è neutrale e non è imparziale”, aveva detto ai margini del vertice Ue la premier Szydlo, aggiungendo poi: “Per noi è stato un giorno molto triste“.

Alla furia dei principali leader europei, che hanno minacciato tagli ai fondi strutturali di cui Varsavia è uno dei principali beneficiari, si è aggiunta, in patria, la richiesta del voto di sfiducia al suo governo da parte del partito di opposizione Piattaforma civica (Po), dopo la “brutta figura” fatta a Bruxelles. “Szydlo ci ha screditati”, ha detto il capogruppo parlamentare del Po, Slawomir Neumann, agendo “contro le ragioni di Stato” e rovinando “l’immagine della Polonia sull’arena internazionale”. Immediata la risposta di Kaczynski, che dalla tribuna del Sejm si è rivolto a Po dicendo: “Tusk ha vinto, ma la Polonia ha perso“.