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Elezioni Francia, Alain Juppé: “Non sono candidato alla presidenza”

Il sindaco di Bordeaux si tira fuori anche se poco prima l'ex presidente Sarkozy aveva invitato lui e Fillon per un incontro. Intanto nei sondaggi resta salda la leadership di Marine Le Pen. E Hollande commenta: "La minaccia esiste, l’estrema destra non è mai stata così forte da 30 anni"

Sconfitto alle primarie del centrodestra lo scorso novembre il sindaco di Bordeaux, Alain Juppé, sembrava essere pronto a scendere in campo per sostituire François Fillon finito nella bufera per lo scandalo sui compensi alla moglie Penelope. Juppé ha confermato in una dichiarazione davanti ai giornalisti di “non essere candidato” alla presidenza della Repubblica e di “non essere in grado” di riunire la destra nel caso di desistenza di Fillon che ieri ha parlato davanti ai suoi supporter in piazza del Trocadero a Parigi.

Nel suo discorso Juppé si è tirato fuori dalla difficilissima situazione della destra, alle prese con una “determinazione, un’ostinazione” nell’insistenza di Fillon a restare candidato. “Mai, sotto la Quinta repubblica, un’elezione presidenziale è stata così confusa”, ha esordito l’ex primo ministro, apparso ferito nell’orgoglio dopo la sconfitta alle primarie proprio contro Fillon. E sull’attuale candidato, ha aggiunto che il suo “piano di difesa, fondato su un presunto complotto, ha portato la destra in un’impasse”. “Per me è troppo tardi – ha concluso amaramente Juppé – non entro in trattative, la mia candidatura non incarnerebbe il bisogno di rinnovamento auspicato dai francesi”

Intanto in un comunicato diffuso prima che il sindaco di Bordeaux parlasse l’ex presidente della Repubblica Nicolas Sarkozy aveva proposto un incontro con Fillon e Juppé “per trovare una via d’uscita dignitosa ed accettabile” dalla situazione che si è creata a causa dell’inchiesta contro il candidato della destra all’Eliseo. “Dinanzi alla gravità della situazione, ognuno ha il dovere di fare di tutto per preservare l’unità. È in questo spirito che propongo a Fillon e Juppé di riunirci per trovare una via d’uscita dignitosa e credibile ad una situazione che non può più andare avanti e che crea un problema enorme ai francesi”.

Ieri sul palco, Fillon si è scusato con i suoi sostenitori, come del resto aveva già fatto in conferenza stampa nelle scorse settimane: “Ho commesso un primo errore chiedendo a mia moglie di lavorare per me, non avrei dovuto farlo. Ho commesso un secondo errore nel modo in cui ve ne ho parlato. Quando si è profondamente onesti, quando si è dedicata la vita all’interesse generale, è difficile affrontare una campagna di questo genere”. E ha aggiunto di dovere altre scuse ai francesi per la necessità di difendere se stesso e la moglie “mentre l’essenziale è difendere il nostro Paese”.

Solo ieri un nuovo sondaggio Sofres per Le Figaro mostrava un crollo nelle intenzioni di voto al primo turno delle presidenziali per Fillon (17%) con Benoit Hamon, candidato socialista finora fuori dai giochi per il ballottaggio a un solo punto. Il leader di En Marche!, Emmanuel Macron, è al 25% a un punto da Marine Le Pen (26%), anche lei finita nel mirino della magistratura. Il sondaggio esaminava pure l’ipotesi della candidatura di Juppé al posto di Fillon: passerebbe al ballottaggio con il 24,5% dietro a Le Pen (27%), mentre Macron sarebbe eliminato con il 20%.

“La minaccia esiste, l’estrema destra non è mai stata così forte da 30 anni. Ma la Francia non cederà. È consapevole che il voto determinerà non solo il destino del nostro Paese, ma anche l’avvenire della costruzione europea, perché – se per caso dovesse affermarsi – la candidata del Fn – dice il presidente Françosi Hollande – si impegnerebbe in un processo di uscita da Eurozona e Ue. È l’obiettivo dei populisti: lasciare l’Europa, isolarsi e immaginare un avvenire circondati da barriere e frontiere difesa da guardie armate. La mia ultima missione è fare il possibile perché la Francia non si faccia convincere da un simile progetto e non si carichi di questa pesante responsabilità”.  “Il problema maggiore dell’Europa è la lentezza delle decisioni. Facciamo piuttosto bene, ma troppo tardi. Quanto ci è voluto per l’accordo con la Grecia? E l’Unione bancaria? I rifugiati? Il terrorismo? Le nostre modalità non sono adatte al mondo dell’urgenza. I populisti vivono nell’immediatezza di Twitter. Per essere efficaci dobbiamo essere veloci”.