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Intersessualità, perché l’Italia è così indietro sulle questioni di genere?

Nel 2012 secondo Istat circa 2 milioni di italiani avevano dichiarato di aver sperimentato anche rapporti sessuali con persone dello stesso sesso. A livello mondiale si stima che i bisessuali siano circa 2-3 per cento della popolazione. In oltre un terzo dei paesi del mondo è permesso il cambiamento del proprio genere sui documenti. In Italia il cambiamento di identità sul documento è consentito solo dopo l’intervento chirurgico: un percorso lungo, doloroso nell’anima e nel corpo

Nelle isole Samoa ci sono femmine, maschi e fa’afafine: il terzo genere che pur non rappresentando nessuno dei due è riconosciuto dalla società e rispettato.  In Italia “fa’afafine” è il titolo di una pièce teatrale per bambini. Uno spettacolo vincitore di diversi premi per l’infanzia, che gode del patrocinio di Amnesty international; nonostante questo è stato definito “spettacolo degli orrori”.

GENDER E CAOS
Nel mondo la rivoluzione dei ruoli precostituiti è già in atto, ma in Italia purtroppo l’immagine di chi dovrebbe occuparsene è affidata ad un alto dirigente che fa capo al Ministero delle Pari Opportunità che, avvolto in un costoso cappotto arancio, fugge ad un giornalista quasi barcollando con lo stesso passo di Pinguin – il personaggio di Batman – nel ventre di uno dei Palazzi delle Istituzioni. L’Italia, lo sappiamo, nell’affrontare le questioni è sempre un po’ troppo naif. La profana politica per lisciare il pelo alla sacra chiesa non si prende la briga di decidere e di legiferare maneggiando con superficialità senza cura temi che afferiscono alla sfera privata e identitaria. Il mondo però, nei fatti,  non è solo azzurro o rosa e il termine “gender” nel nostro paese è un vocabolo che fa paura.

Per la sociologa e filosofa Chiara Saraceno “vi è proprio il terrore che se vengono meno le barriere dei ruoli sociali di genere in primis nella famiglia, sebbene queste questioni non abbiano a che fare con l’orientamento sessuale. Come se mettere chiunque nelle condizioni di scegliere liberamente il proprio modo di essere maschio o femmina, oppure trovare un proprio equilibrio nelle relazioni di coppia etero o omosessuale potesse creare il vuoto, o meglio il caos”.

BISESSUALITA’ E DOCUMENTI
Nel 2012 secondo Istat circa 2 milioni di italiani avevano dichiarato di aver sperimentato anche rapporti sessuali con persone dello stesso sesso. A livello mondiale si stima che i bisessuali siano circa 2-3 per cento della popolazione. In oltre un terzo dei paesi del mondo è permesso il cambiamento del proprio genere sui documenti.

Secondo National Geographic – che alla rivoluzione gender ha addirittura dedicato un numero speciale – sarebbero 5 i paesi in cui si può cambiare la propria identità sul passaporto  senza alcuna restrizione e 67 invece le nazioni in cui non esistono leggi che autorizzino il cambiamento. Tra questi anche Stati i cui la legislazione addirittura punisce chi indossa un abbigliamento non conforme al sesso di nascita. Nel mezzo una costellazione di Paesi in cui il cambio è legale a livello locale o dove la legge viene applicata in maniera incoerente rispetto a come è stata addirittura promulgata.

In Italia il cambiamento di identità sul documento è consentito solo dopo l’intervento chirurgico: un percorso lungo, doloroso nell’anima e nel corpo che spesso non viene portato a termine.  Un’oasi progressista è rappresentata dall’Ateneo di Torino che, come ricorda Saraceno, aveva introdotto un tesserino universitario in cui lo studente può  dichiarare ciò che sente di essere.

LE PAROLE HANNO UN SENSO
Non sempre e non tutti i bambini nascono con i genitali sviluppati in modo incontrovertibile. Talvolta infatti pene e clitoride sono sviluppati in modo diverso, in questi casi si parla di “intersessualità” da non confondere  però con “l’ermafrodismo”. Proprio per questo motivo secondo Saraceno sarebbe utile, anche in Italia come in altri paesi civilizzati, introdurre un periodo temporale di “esplorazione” prima di assegnare il genere.

Ci sono anche però casi in cui i bambini più grandi si sentono male nel corpo in cui sono nati. Recentemente l’attrice Angelina Jolie ha dichiarato: “Mia figlia si sente un ragazzo. Per questo le abbiamo tagliato i capelli. Ama vestirsi da uomo, vuole essere come i suoi fratelli. Finora l’avevo sempre chiamata “Shi”, ma lei continuava a interrompermi e a chiedermi di chiamarla John”. Parole e termini sono importanti e sempre National Geographic ha stilato  un vero e proprio vocabolario di espressioni di genere, tra i molti compare “Cisgender” riferito  alla persona la cui identità di genere corrisponde al sesso biologico assegnato alla nascita, o  “Genere binario” che prevede la classificazione di genere solo sul sesso assegnato alla nascita e dunque limitante per chi non sente di appartenere a una delle due categorie tradizionali, “Genderfluid” indica invece  chi oscilla tra il genere femminile e maschile o  collocandosi tra i due, “Espressione di genere” è il modo invece  in cui una persona esprime agli altri il proprio genere mentre “Genere non conforme” si usa quando l’espressione di genere è considerata diversa rispetto alle consuete e diffuse norme culturali.  Ma nel glossario compare anche “Agender”per la persona che non si identifica con i generi maschile e femminile ma neppure con alcuna altra identità.

e.reguitti@ilfattoquotidiano. it