Giustizia & Impunità

Milano, processo per le foto rubate ai vip: chiesta condanna per Lucarelli, Soncini e Neri

Le immagini erano state scattate nel 2010 durante la festa di compleanno organizzata da Elisabetta Canalis nella villa sul lago di Como di George Clooney, con cui all’epoca l'ex velina di Striscia la Notizia era fidanzata. Per gli imputati l'accusa ha chiesto condanne che vanno dai 10 ai 14 mesi. La blogger: "Mai chiesto denaro"

Tre richieste di condanna per le accuse – contestate a vario titolo – di concorso in intercettazione abusiva, detenzione e diffusione abusiva di codici di accesso. È quanto ha avanzato il pm di Milano Grazia Colacicco alla fine del processo per le foto che sarebbero state rubate a una serie di personaggi del mondo dello spettacolo. Le immagini erano state scattate nel 2010 durante la festa di compleanno organizzata da Elisabetta Canalis nella villa sul lago di Como di George Clooney, con cui all’epoca l’ex velina di Striscia la Notizia era fidanzata. Imputati per il presunto furto delle foto sono Guia Soncini, Gianluca Neri e Selvaggia Lucarelli: per loro il pm ha chiesto una condanna pari rispettivamente a dieci mesi, un anno e due mesi e dodici mesi.

Durante il compleanno della Canalis erano state 191 le fotografie scattate da Felice Risconi, marito della show girl Federica Fontana, che poi le inviò via email gli invitati a Villa Oleandra. “L’interno della villa fino a quel momento non era mai stata fotografato – ha spiegato il pm Colacicco nel corso dell’udienza – e quegli scatti avevano anche un notevole valore commerciale”. Gli imputati, secondo l’accusa, una volta entrati in possesso delle immagini – che avrebbero ottenuto “hackerando” l’accesso all’account di posta di Risconi – avrebbero tentato di venderle tramite il fotografo Giuseppe Carriere al settimanale Chi. La vendita di quelle fotografie però non sarebbe andata in porto perché il direttore della rivista, Alfonso Signorini, ha avvertito la Canalis.

“Preferisco non commentare la richiesta pena e attendere serenamente la sentenza – dice Selvaggia Lucarelli – mi limito a sottolineare che i cosiddetti ‘contatti’ con la persona che avrebbe curato la trattativa con il settimanale si limitano ad una sola telefonata, e che – come si vede anche nelle intercettazioni depositate dalla procura – in un sms specificavo chiaramente di non aver mai chiesto denaro”.