Cronaca

Strage di Viareggio, “Ovunque Proteggi”: il corto che racconta il dolore dei parenti. “Viviamo per conoscere i responsabili”

Marco corre in una delle pinete di Viareggio. Ha una tuta nera, aderente. Si ferma. La sua corsa si interrompe, come si è interrotta la sua vita il 29 giugno 2009. E’ stata schiantata da un treno che gli ha portato via la moglie, due figli, la pelle, la possibilità di stare al sole per troppo tempo. Era il treno della strage, quello che ha sfigurato Viareggio, la capitale della Versilia. In quel disastro morirono in 32. Martedì prossimo, 31 gennaio, il processo per quella strage, con i suoi 33 imputati celebri (come Mauro Moretti, ora ad di Finmeccanica) e anche meno celebri, arriverà finalmente alla sua sentenza dopo una corsa contro il tempo, quello della prescrizione che incombe. Ma oltre le toghe e i codici, oltre la cortina di faldoni e documenti, oltre le perizie e gli ingegneri, dietro a questo disastro ci sono soprattutto la sofferenza e le lacrime. Cioè il lato umano dei familiari delle vittime che è al centro di Ovunque Proteggi, un cortometraggio pluripremiato in tutto il mondo che ilfattoquotidiano.it ha pubblicato e lasciato visibile prima durante e alcuni giorni dopo la sentenza sulla strage, pronunciata il 31 gennaio. Ora inizierà un tour per far vedere il corto in diverse città d’Italia (per avere le informazioni in aggiornamento cliccare qui). Per questo motivo i lettori, qui, potranno vedere da oggi il trailer del corto.

Sono dodici minuti in cui è condensata la battaglia pubblica e personale di Marco, appunto, cioè Marco Piagentini, e Daniela Rombi, che in quella tragedia ha perso la figlia. Ovunque Proteggi, prodotto dalla Caravanserraglio Film Factory, è diretto da Massimo Bondielli e scritto insieme a Luigi Martella. Ha vinto prima il World Short Film Festival di New York e poi il Festival di Cannes, nella sezione cortometraggi. Ovunque Proteggi è una delle canzoni più celebri di Vinicio Capossela. “Quello che lui ha scritto per una sua idea di canzone – spiega Martella – l’abbiamo trasporto su Viareggio e sulle tante Viareggio che potrebbero accadere e per le quali, ovunque, appunto, serve protezione”.

Nel corto si sente tra le altre la voce di Daniela in uno dei suoi tanti discorsi accorati pronunciati in questi anni, ovunque ha potuto, pretendendo anche lo spazio laddove le veniva negato. “Noi non viviamo – dice nel corto – Noi sopravviviamo solo per sapere chi sono i responsabili della morte dei nostri parenti. Perché qualcuno ce li ha ammazzati, mentre erano a casa loro”. “La ferita alla mia città – disse un viareggino celebre, Mario Monicelli – ha mani e volti degli uomini”. Una strage, aggiunse, che “dimostra in maniera tragica lo sfascio, l’incuria e l’arroganza di chi governa”. Ma l’indignazione non ferma la speranza. “Viareggio – rifletteva lo stesso regista – avrà sicuramente la forza di ripartire. Ha un’anima sobria, ironica, molto concreta che l’aiuta a rimboccarsi le maniche nel momento della tragedia”. E il finale del corto prosegue su questo segno: Marco interrompe la corsa, sì, ma alla fine alza la testa, punta lo sguardo dritto e ricomincia a correre.

Aggiornato dalla redazione il 9 febbraio 2017