Capitoli

  1. Voucher, ultratrentenni in disperata ricerca di occupazione. Chi sono gli “schiavi moderni” della Milano che produce – LE STORIE
  2. Roberto e Christian. "Un giorno ci hanno detto: 'Niente più contratto. Da domani venite in cantiere e lavorate a voucher'”
  3. Marianna: "Io e mio marito assunti con voucher da Burger King. Ora passiamo da un lavoro precario all’altro"
  4. Giuseppe: "A me Burger King non ha neppure pagato tutte le ore che ho lavorato. Sto pensando di rivolgermi a un avvocato"
  5. Davide: “Da noi il Comune utilizza i voucher per qualunque mansione: dalla nettezza urbana al lavoro d’ufficio”
Lavoro & Precari

Marianna: "Io e mio marito assunti con voucher da Burger King. Ora passiamo da un lavoro precario all’altro" - 3/5

I lavoratori a ticket vengono utilizzati da multinazionali come Carrefour o Burger King, ma anche da enti locali e cantieri edili che hanno cambiato le carte in tavola da un giorno con l'altro approfittando della loro forza contrattuale. Il tratto comune è la necessità di un'entrata a tutti i costi per il mutuo, la famiglia o per mandare i figli a scuola, unita alla paura di esporsi e subire una ritorsione

Quando le si chiede di riassumere la sua breve esperienza al Burger King di Segrate, Marianna parte da lontano, raccontando delle sue aspirazioni di adolescente: “La mia passione sarebbe assistere gli anziani e i malati. Aiutare chi soffre mi fa sentire utile: ma non posso aspettare di trovare il lavoro che sogno, e quindi accetto ogni cosa“. Ha 34 anni, Marianna, e la scuola l’ha abbandonata in quarta superiore: per specializzarsi, poco dopo, come ausiliaria socioassistenziale. È nata e cresciuta a Milano, dove ora vive insieme a suo marito: “Condividiamo il tetto e il mutuo”. Entrambi hanno fatto richiesta di lavorare al Burger King l’estate scorsa, presentando i propri curricula. “Ci hanno presi subito. Le nostre mansioni? Pulire bagno, sala e cucina, e qualche volta lavare e preparare gli ingredienti per i panini”. L’entusiasmo per il nuovo lavoro era tanto, nonostante i ritmi serrati e stancanti: “Avevamo la responsabile del personale sempre col fiato sul collo. Continuava a dirci di fare tutto più in fretta”. Dopo un mesetto, però, le prime tensioni. “Tutto è nato dalla mia semplice richiesta di fare i turni pomeridiani. Per una questione di compatibilità con gli orari di mio marito, mi era impossibile staccare all’una o anche, a volte, alle tre di notte. ‘Nessun problema’, mi fu detto, e invece il problema c’era eccome”. Anziché essere anticipati, i turni di Marianna venivano semplicemente annullati. “In quei giorni c’è stato anche un incidente: mentre ero nella cucina, mi sono tagliata un dito con un coltello. All’Inail mi hanno consigliato di avanzare richiesta di risarcimento per l’infortunio, ma i responsabili del mio punto vendita hanno fatto di tutto per mandare all’aria la procedura, e ci sono riusciti”. Nemmeno una settimana dopo la richiesta di cambio dei turni, Marianna riceve una telefonata dall’azienda: “Mi hanno detto di non tornare al lavoro, il giorno dopo. Scaricata per telefono, senza diritto di dire una parola. A me in quel momento è caduto il mondo addosso”. Intanto anche suo marito aveva lasciato Burger King per trovare lavoro in un’azienda di trasporti: “Non un granché, ma almeno non ci stanno i voucher”. E Marianna? “Io ora lavoro in una ditta di pulizie. Ma non so se il mese prossimo mi rinnoveranno il contratto”.