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Mps e altre crisi, la moneta fiscale può salvare banche e economia

Occorre che il governo emetta nuova moneta fiscale per salvare le banche e rilanciare i redditi, l’industria e l’occupazione. Il governo Gentiloni e il ministro Pier Carlo Padoan si trovano ad affrontare il dossier scottante di Mps e delle altre banche con problemi di ricapitalizzazione, come Popolare di Vicenza, Veneto Banca, Carige, Banca Etruria, CariChieti, Banca delle Marche, e CariFerrara.

Anche la ricapitalizzazione di Unicredit può non essere semplice, e in generale sul settore bancario grava il pesante fardello dei crediti deteriorati, i Non Performing Loans. Nel nostro Paese – come del resto è stato in tutti gli altri Paesi dell’eurozona, e in Uk e negli Usa – deve quindi intervenire lo Stato come garante di ultima istanza del risparmio degli italiani.

Il governo prospetta la creazione di un fondo pubblico dedicato al settore bancario delle dimensioni di circa 20 miliardi. E’ evidente che è necessario trovare più rapidamente possibile un accordo con la Ue, superando il vincolo degli “aiuti di Stato”: infatti dovrebbe essere nell’interesse dell’eurozona che non si inneschi una crisi sistemica.

L’intervento pubblico, pur necessario, presenta però aspetti potenzialmente negativi: innanzitutto l’aumento del debito per lo Stato, e la necessità di compensarlo con tagli alla spesa pubblica e/o con aumento della pressione fiscale. Ma queste contromisure peserebbero enormemente sull’economia depressa italiana. Inoltre, sarebbero i contribuenti a pagare per le debolezze del sistema bancario di cui non hanno alcuna responsabilità.

Per evitare questi problemi occorre che il governo emetta la cosiddetta moneta fiscale (Mf). La Mf è un titolo che dà diritto a beneficiare di sgravi e di riduzioni d’imposta futuri, a partire da due anni dopo la loro emissione. Questi titoli, come tutti i titoli di Stato, sarebbero negoziabili e convertibili immediatamente in euro.

Sarebbero titoli ipergarantiti e quindi molto liquidi sul mercato finanziario, cioè quasi-moneta: da qui la denominazione di moneta fiscale. Inoltre, poiché la Mf dà diritto a sgravi fiscali senza tuttavia essere rimborsabile in euro dallo Stato, non dà diritto ad alcun credito e quindi non costituisce debito pubblico.

La Mf può essere utilizzata sia per situazioni di emergenza, come è quella del settore bancario (e a maggior ragione quella delle popolazioni e delle imprese nelle zone terremotate) che più complessivamente per aumentare la domanda aggregata, uscire dalla trappola della liquidità e riaccendere il motore dell’economia. La Mf può essere utilizzata in diversi modi per sanare il settore bancario. Per esempio:
1) Lo Stato potrebbe ricapitalizzare le banche comprando con Mf le obbligazioni dagli attuali detentori e poi convertire le obbligazioni in capitale;
2) Cassa Depositi e Prestiti potrebbe ricapitalizzare il sistema bancario e finanziare la sistemazione dei Npl grazie all’emissione di obbligazioni con opzione di valore fiscale, previo accordo con l’amministrazione pubblica;
3) Lo Stato, previo accordo con le istituzioni Ue, potrebbe conferire MF direttamente alle banche in crisi per ricapitalizzarle, e al fondo Atlante per affrontare il problema dei Npl;
4) Lo Stato potrebbe garantire con Mf la partecipazione dei privati agli aumenti di capitale.

Queste le possibili soluzioni. Tuttavia tamponare i problemi delle banche ha senso solo se l’economia italiana svolta e se si rilancia domanda, Pil e occupazione. Altrimenti la ripatrimonializzazione delle banche diventerebbe solo una misera e inutile pezza. Lo Stato dovrebbe quindi intervenire non solo nel settore bancario ma anche per stimolare l’economia.

Per esempio, se emettesse Mf per 20 miliardi nel comparto bancario, potrebbe emetterne altrettanti in moneta fiscale nell’ambito di un programma pluriennale mirato a risollevare l’economia. La Mf dovrebbe essere assegnata gratuitamente per diversi obiettivi: incremento del reddito delle famiglie, riduzione del cuneo fiscale delle aziende, finanziamento di investimenti pubblici, interventi di spesa sociale, ecc. Si verificherebbe una rapida ripartenza di potere d’acquisto e un rapido incremento dei consumi, degli investimenti e infine dell’occupazione e del Pil.

Grazie al moltiplicatore fiscale – che in una condizione di sottoconsumo, di risorse produttive largamente inutilizzate, e di tasso di interesse tendente allo zero, è superiore a uno – nel giro di un paio d’anni (ovvero quando i titoli di Mf andranno a maturazione) la ripresa economica coprirà il deficit fiscale che altrimenti, a parità di condizioni (e di Pil) si genererebbe con la creazione della Mf. E alla fine le quote che lo Stato ha acquisito con l’intervento nelle banche sarebbero ricollocabili presso gli operatori privati con la possibilità di un sostanzioso utile da parte dello Stato.