Media & Regime

Cronisti minacciati, contro di loro le ‘querele temerarie’. Obiettivo: intimidire

Per la 94esima volta un giudice ha deciso di archiviare una querela per diffamazione scagliata contro Federica Angeli, la cronista di Repubblica costretta a vivere sotto scorta per le sue testimonianze e le sue inchieste contro mafie e malaffare a Ostia e a Roma. Per questa sua attività è stata anche insignita del titolo di cavaliere della Repubblica dal presidente Sergio Mattarella e, con lei, hanno ricevuto questo riconoscimento anche Amalia De Simone, Paolo Borrometi, Michele Albanese, tutte e tutti impegnati sul fronte della libertà di informazione e del contrasto alla criminalità.

Federica Angeli e i cronisti minacciati, oltre a essere costretti a una vita “sotto scorta” debbono anche difendersi, come molti altri cronisti, da una forma di minaccia ancora più insidiosa: le “querele temerarie”, scagliate da malavitosi e oligarchi con l’unico obiettivo di intimidire, di scoraggiare le inchieste più delicate, di “educarne uno per educarne cento…” Piovono così richieste di danni per milioni di euro che non hanno altro scopo che quello di chiudere la bocca al cronista e di “avvertire” l’editore, oltre a costringerli a girovagare per avvocati e aule di giustizia.

Federica Angeli ha ricevuto 94 querele di questo tipo, sono state tutte archiviate. Così accade per il novanta per cento di queste denunce, come ha documentato l’Osservatorio Ossigeno per l’informazione. Questo rituale si ripeterà sino a quando il governo e il parlamento non si decideranno ad approvare una norma che costringa il temerario a lasciare sul tavolo, in caso di archiviazione, la metà di quanto richiesto. Per questo, per la prima volta nella storia della federazione della stampa, i cronisti “sotto scorta” e le loro associazioni, da Articolo 21 a Ossigeno, da Liberainformazione a Nobavaglio, dall’Unione dei cronisti alle associazioni regionali di stampa, si sono ritrovati davanti al Senato, dove dorme da mesi la legge sulla diffamazione, che dovrebbe abrogare il carcere e contrastare le cosiddette “liti temerarie”.

Se non dovesse bastare sarà il caso di promuovere una vera e propria manifestazione nazionale, perché le minacce contro il diritto di cronaca non riguardano il singolo cronista, ma sono un vero e proprio colpo di lupara tirato contro l’articolo 21 della Costituzione ed il diritto dei cittadini ad essere informati. Speriamo che il legislatore voglia battere un colpo prima che Federica Angeli, e non solo lei, raggiunga l’ormai prossimo traguardo delle cento querele archiviate.