Referendum Costituzionale

Referendum costituzionale, dialogo semiserio con Nardella

Sono qui con Nardella. Mi sta facendo un sacco di domande. Così ho deciso di trascriverle.

Hai visto Scanzi? Riccardo Nuti, deputato grillino, ti ha sfottuto perché hai sbagliato pronostico.
Ha fatto bene: credevo davvero che avrebbe vinto il Sì. Ed è stato sublime errare. Fa poi piacere che Nuti, monosillabico Torquemada talebano che aveva giurato a Grillo di non entrarci nulla sulle firme false (sic), abbia ritrovato la parola. Con i pm l’aveva persa. Nuti aveva un progetto ambizioso: arrecare al Movimento gli stessi danni provocati dalla Lombardi in quel noto streaming. Non era facile, ma forse ce l’ha fatta. Bravo Ricky. Ora però esci dal Movimento e abbandona la politica: nessuno se ne accorgerà. Agile, in scioltezza.

Renzi ha preso più del 40% dei voti.
Tu stai male parecchio, Nardy. E non è una novità. Quelli non sono voti di Renzi. Seguendo le analisi dell’Istituto Cattaneo e arrotondando un po’, hanno votato “sì” un elettore su quattro del centrodestra, due su dieci della Lega e uno su dieci del M5S. Il risultato di Renzi al referendum è una scoppola inaudita. Infatti si è dimesso. Waterlooo totale. E divertente. Le facce contrite dei Migliore e Morani sono da desktop.

E’ una riforma che voleva Napolitano.
Appunto: la voleva solo lui. Se Renzi non si fosse fatto prendere dalla fregola del potere assoluto, sarebbe ancora il politico più amato dagli elettori come nel 2014. Invece, in neanche tre anni, ha bruciato quasi tutto. E Napolitano, in cinque anni, ne ha già segati tre: Monti, Letta e ora questo qua.

Stai dicendo che Renzi è finito?
Magari. Non è finito per niente. Fingerà di defilarsi, lascerà che gli altri si logorino al suo posto e cercherà di ripresentarsi vergine alle elezioni di fine 2017 o inizio 2018.

Non voteremo prima?
Ne dubito. Per tre motivi. 1. Non c’è una legge elettorale decente e qualcuno deve farla (quel qualcuno è il Pd, che ha la maggioranza in Parlamento). 2. Se si votasse adesso, vincerebbero i 5 Stelle. E nessuno lo vuole: quindi Pd e Forza Italia, con i residuati del NCD, cercheranno di inventarsi un proporzionale ad minchiam per disinnescare i grillini. 3. Prima di votare bisogna far scattare il vitalizio, che parte dopo 4 anni, sei mesi e un giorno di legislatura. Cioè non prima di fine agosto 2017. Molti parlamentari sono alla prima legislatura e col cavolo che andranno al voto senza vitalizio.

Il mio Matteo ha detto che non credeva di essere odiato così tanto.
Premesso che dovresti farti vedere da uno bravo, perché “il mio Matteo” non si può sentire, Renzi ha perso completamente il contatto con la realtà. E’ stato contestato ovunque, ma lui preferiva galleggiare nel suo bel mondo parallelo con Marchionne e Carrai. Renzi è il politico più odiato d’Italia. Il suo maestro Silvio ci ha messo 20 anni per farsi sfanculare, lui 2 anni. Bravo. Però.

Però?
Però anche Berlusconi cadde a fine 1994. E poi si è rialzato tante volte. Renzi ci riproverà e ha buone chance di farcela, perché non ha certo rivali titanici nel Pd. Il Partito Democratico ha la grande chance di isolare Renzi e renziani, che hanno trasformato il partito in un club volgare e padronale saturo di arroganti e ignoranti. Fatte salve sporadiche eccezioni, una classe dirigente così vuota e ottusa non si era mai vista. Il Pd deve giocarsi tutte le carte che (non) ha per capitalizzare l’esilarante martirio di Renzi. Quando un avversario è al tappeto, bisogna abbatterlo una volta per tutte.

Quindi?
Quindi va fatta la scissione. Oppure, come dice Cacciari, se questa parola fa paura si attua un “divorzio consensuale”. Bersani non può stare nello stesso partito di Renzi, D’Alema non può stare nello stesso partito dove stai tu.

Tu ce l’hai con me.
Io come forse la natura, ma non è questo il punto. Ti aggiungo tre nomi su cui puntare. Enrico Rossi e Michele Emiliano, per il Pd “di sinistra”; e Matteo Richetti, per i “renziani”. A ciò aggiungi Delrio, che può essere un buon ponte tra le due forze. Il resto dei renziani, da Nicodemo alla Picierno, da Sensi alla Boschi, da Bonifazi a Carbone, da Lotti a Faraone, dalla Serracchiani (detestatissima in Friuli) a Nardella, è impresentabile e caricaturale.

Ehi, Nardella sarei io.
E’ un problema tuo.

Del referendum cosa ti ha stupito?
Non mi stupisco dal ’75. Incredibile l’affluenza. Si conferma una tendenza radicata: Renzi è votato dagli over 60/65, mentre gli under 35 lo detestano. E anche solo da questo si capisce una volta di più quel che lui è: un gattopardo. Altro che rottamatore. Le province lo odiano, a conferma di come il Pd renziano abbia smarrito il contatto con le realtà spesso più problematiche. Renzi si salva in alcune regioni (Alto Adige, Emilia, Toscana) e in qualche grande città (Bologna, Milano), ma viene devastato al Sud e in Sardegna. De Luca ne esce ridicolizzato com’è giusto che sia, Emiliano risulta ancora più forte. Leggendaria, poi, la Boschi.

Perché?
Due anni fa ce la tratteggiavano neanche fosse una nuova Rosa Luxemburg. Poi, la slavina continua. Prima consegna la sua città (e la mia, cazzo: la mia) al centrodestra, imponendo al Pd aretino un ameno Playmobil. Poi si fa travolgere – lei e famiglia – dal disastro Banca Etruria. Quindi inanella gaffe su gaffe, si mostra nervosa in tivù e sbrocca in maniera leggendaria a Zurigo. Infine, nella sua Laterina, il no stravince (in controtendenza con Arezzo, dove ha vinto il sì). Anche la Boschi, come Renzi, ha bruciato in pochi mesi tutto lo smisurato serbatoio di consensi e peana. Succede, quando hai un’informazione che ti fa credere che la controfigura di Panariello sia De Niro in Taxi Driver.

Dei renziani non salvi nessuno?
Richetti, ma te l’ho già detto. Solo che a te le cose bisogna ripeterle sempre. E poi Agnese Renzi: una donna garbata, corretta, sinceramente innamorata del suo uomo.

Ho notato che molti giornalisti, fino a ieri renzianissimi, si stanno ricollocando.
Sai che novità. Se fra tre mesi il nuovo leader anti-grillino fosse Stocazzo, Rondolino direbbe che ha sempre amato Stocazzo. E che non ha mai tifato Renzi.

Renzi fece un gran discorso da sconfitto a fine 2012, poi vide schiantarsi Bersani e si prese il partito. Non può accadere la stessa cosa?
Renzi è molto bravo a parlare quando perde: la sconfitta lo rende meno tronfio. Può ripartire, e ci proverà, ma stavolta non potrà più giocare la carta dell’”uomo nuovo”. Ha governato male per quasi tre anni, sei elettori su dieci lo hanno sfanculato e per mesi ha paralizzato il paese con questo referendum che non era certo la priorità del paese. L’Italia del post-Renzi è profondamente divisa. Ed è un’altra sua colpa.

Chi sono i grandi sconfitti?
Renzi e Boschi, ma non solo. Idolo Bottura, leggenda Prodi. Trovo poi mitologico Jim Messina: una sorta di Fassino a stelle e strisce. Quel che tocca, muore.

Secondo me stai esultando troppo.
Il 4 dicembre è stato particolarmente bello essere italiani. I nostri padri costituenti sono ancora Parri e Calamandrei: è bellissimo. Gli storici metteranno il voto di domenica accanto a svolte epocali come furono i referendum su aborto e divorzio. E poi c’è un’altra cosa.

Quale?
Il rosicamento di bimbominkia & nonnominkia renziani. Hanno proprio perso la testa e mi fanno molto ridere. Ricordano i berlusconiani quando il loro eroe fu condannato in via definitiva. Ecco: quando li vedi soffrire così, sai che sei nel giusto. Che il mondo può essere un luogo meraviglioso. E che la vita è bella, come diceva quel tale quando era ancora artisticamente vivo.