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Povertà, dati Ocse: “In Italia indigenti un bambino su 5 e un lavoratore su 9. Più disuguaglianze sociali dopo la crisi”

L'aggiornamento dell'Organizzazione della cooperazione e lo sviluppo sullo stato di salute dei Paesi europei. "I frutti della ripresa non sono stati condivisi", è il verdetto. Peggio di noi sta la Spagna. In Francia la tendenza è al miglioramento, mentre in Germania gli squilibri hanno registrato un graduale rialzo. Osservatorio sulla vulnerabilità: "Tre italiani su cinque hanno problemi economici"

Un bambino su 5 è indigente. E lo è anche un lavoratore su 9. Sono gli ultimi aggiornamenti dell’Ocse sulle disuguaglianze di reddito in Italia. La fotografia, in linea con i dati dell’ultimo rapporto Caritas, è quella di un Paese in crescono le disuguaglianze sociali e la povertà. In generale “dopo sette anni, le disuguaglianze nel reddito siano rimaste storicamente alte” per la mancata distribuzione dei “frutti della ripresa”, scrivono gli analisti dell’organizazione. Dati alla mano il coefficiente Gini (indicatore che misura le disuguaglianze) è passato dallo 0,313 del 2017, nella fase precedente alla crisi, a 0,325 nel 2014. Il picco, 0,331, è stato toccato nel 2012.

Andando al tasso di povertà relativa, in Italia è passato dall’11,9% del 2007 al 13,1% del 2012, salendo poi ulteriormente al 13,3% del 2014, segno della difficoltà delle famiglie a risollevarsi dopo la crisi. A pagarne il prezzo più alto i bambini: nel 2014 è povero quasi un minore su 5, il 17,7%. Quanto alle altre categorie è povero il 16% dei giovani tra i 18-25 anni, il 13% degli adulti; il 9,3% degli anziani e l’11,5% dei lavoratori. Da segnalare che però il tasso di povertà ancorato al 2005 si è attestato al 15,6% nel 2014 contro il 7,2% della Francia. l’8,6% della Germania e l’11,9% della Gran Bretagna. Rialzo drammatico della povertà in Spagna: era al 23,4% nel 2014, contro il 14,2 del 2007. Il tasso di povertà dell’intera area Ocse “ancorato” al 2005 risulta invece al 10%.

Quanto alle disuguaglianze, la situazione non è omogenea. In Francia l’indice è tornato ai livelli pre-crisi (da 0,295 a 0,297) dopo il picco di 0,308 del 2012. In Germania le disuguaglianze hanno segnato un graduale rialzo 0,285 nel 2007, 0,289 nel 2012 e 0,292 nel 2014. Peggio dell’Italia sta però la Spagna passata da 0,324 a 0,335 fino a 0,346 negli anni 2007, 2012 e 2014. Non brilla la media Ocse: 0,317 pre-crisi, 0,316 nel 2012, 0,318 nel 2014. Segno che nell’area “i frutti della ripresa non sono stati condivisi”, si legge nel rapporto.

Sempre giovedì l’Università degli Studi di Milano e l’istituto di ricerca Eumetra hanno diffuso i risultati dell’Osservatorio sulla vulnerabilità economica delle famiglie italiane, secondo cui sebbene, quest’anno “l’indice di vulnerabilità economica delle famiglie sia diminuito del 13% rispetto al 2013”, ancora “tre italiani su cinque hanno problemi economici”. Faticano ad arrivare a fine mese “il 61,3% delle famiglie: il 40,1% con alcune difficoltà, il 13,3% con molte e il 7,9% proprio non ce la fa”.