Società

Cibo spazzatura: i bambini italiani sono i più grassi del mondo, facciamo qualcosa?

Da bambina e fino alle superiori la mia merenda a scuola è consistita principalmente di frutta, mentre a cena il pasto iniziava sempre con il minestrone (che naturalmente odiavo). Mia madre non era una fanatica salutista, ma faceva parte di quella generazione che oggi sta scomparendo, e che con la sua dipartita ha (in parte) contribuito a qualcosa di inimmaginabile nella patria della dieta mediterranea e della buona cucina: i bambini italiani sono tra i più grassi del mondo.

Un po’ di dati forniti da Ocse. Il 36% dei bambini e il 34% delle bambine in Italia è sovrappeso o obeso, secondi solo ai greci, terzi i neozelandesi, gli statunitensi si piazzano al quinto posto. E se è vero che nella fascia adulta gli italiani raddrizzano la curva e scendono di peso, sapere che la fetta più vulnerabile della nostra popolazione, quella che accetta dalle nostre mani il nutrimento, mangia male e troppo, non è un buon segnale su come il Paese si stia strutturando a livello socio-alimentare.

In tutte le statistiche benessere economico e livello di istruzione sono messi in stretta correlazione al peso corporeo: più ignoranti più poveri, più poveri più grassi.
Non è un caso che durante la crisi economica tra il 2008 e il 2013, nei cosiddetti Pigs (Portogallo, Irlanda,Italia, Grecia e Spagna) si sia verificato un calo nell’acquisto di frutta e verdura.

Il fatto che le donne cucinino sempre meno non sarebbe di per sé un male, se il loro contributo a sfamare la famiglia fosse sostituito dal marito o da qualcun altro che realmente cucina, anziché da cibi preconfezionati o surgelati.

Le cause sono molteplici, tra queste c’è l’aumento della commercializzazione di queste schifezze all’interno dei canali meno tradizionali, attraverso un bombardamento pubblicitario che rende i prodotti sempre più accessibili e desiderabili. Le multinazionali, l’immagine che più si avvicina al mio concetto di Impero del male, sfruttano i social e i mezzi digitali per portare avanti la propria propaganda, come affermato nel rapporto dell’ufficio europeo del Oms.

Gli adolescenti sono le vittime sacrificali. Comprando i prodotti si acquisisce un codice, attraverso l’inserimento di quest’ultimo si possono scaricare molteplici giochi e attività, e garantirsi un pubblico di clienti fedeli e manipolati. I governi stanno cercando di correre ai ripari ma il potere nelle mani delle multinazionali, affiliate alle bande della politica, è fortissimo. Il governo danese aveva approvato una tassa sui cibi contenenti grassi saturi, solo per abolirla un anno dopo; la legge scontentava la lobby dell’industria alimentare.

Pochi gruppi si spartiscono l’intero mercato globale e come viene spiegato nel documentario del 2008 Food, inc, la qualità del cibo non è una priorità dei produttori. Così come non lo sono i diritti dei lavoratori, né l’impatto sull’ambiente.




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Il vero contenuto della maggior parte di questi prodotti preconfezionati (merendine, patatine, biscotti, barrette di cioccolato, panini, hamburger, ma tanto, tanto altro) si può definire in un solo modo: merda. Zeppa di grassi, zuccheri, sale. Che fa male. Che fa ingrassare. Che fa ammalare. Che fa morire. Che inquina l’atmosfera. Che distrugge il pianeta.

La foresta tropicale in Indonesia è stata distrutta per l’80% , oggetto di continui incendi dolosi per piantare gigantesche piantagioni di olio di palma, presente nel cibo, cosmetici, detersivi. Grazie alla sua incredibile convenienza frutta alle multinazionali profitti altissimi.

Nutriamo i nostri figli con porcherie che li fanno ingrassare, la cui produzione intossica l’aria e distrugge il pianeta. E’ questo che vogliamo? Noi, i compratori, abbiamo un potere immenso che nemmeno l’Impero del male, nemmeno Nestlè, nemmeno Unilever può togliere. Abbiamo il potere di annientarli, semplicemente smettendo di comprare i loro prodotti. Se non vogliamo farlo per l’ambiente, facciamolo almeno per la salute dei nostri figli.