Cultura

Barcellona, l’esempio vincente della sindaca Ada Colau

Da occupante a sindaca di Barcellona: questa è la folgorante parabola di Ada Colau, prima cittadina del capoluogo della Catalogna dal 13 Giugno 2015. Il trionfo elettorale della Colau, rappresentante in prima linea del movimento No Global, leader spontanea della Pah (Piattaforma delle vittime dei mutui, nata in seguito alle dissennate politiche abitative dei sindaci precedenti, che hanno consegnato un enorme potere contrattuale alle banche ), da anni in piazza a fianco degli Indignados, può rappresentare un modello vincente di alternativa alle sinistre istituzionali, ormai sempre più arrendevolmente appiattite, in nome della “responsabilità”, su politiche economiche che più che a Gramsci fanno pensare a Margaret Thatcher?

Giacomo Russo Spena, penna di Micromega, rivista da sempre attenta alle dinamiche globali, prova a rispondere, compiendo la propria trilogia di riflessione sulle alternative possibili emerse a sinistra negli ultimi anni. Dopo aver raccontato fenomeni di grande interesse internazionale in Tsipras chi? e in Podemos (entrambi realizzati con Matteo Pucciarelli), nel nuovo libro edito da Alegre, Ada Colau. La città in comune, egli svolge la sua ricerca accanto a Steven Forti, saggista e ricercatore storico di livello internazionale.

I due autori senza dubbio sperano che alla loro puntuale analisi segua un percorso di maggior successo, rispetto ai precedenti, del fenomeno politico oggetto del libro. L’elezione della sindaca ha rappresentato un’importante affermazione del cosiddetto “neomunicipalismo”, ovvero quella tendenza politica, imposta all’attenzione mondiale dall’esperimento brasiliano di Porto Alegre nei primi anni Duemila, che propone di porre al centro del governo cittadino processi partecipativi in grado di coinvolgere sempre più “dal basso” la cittadinanza, spazzando via così i meccanismi clientelari fossilizzati in decenni di potere precedente, automaticamente forieri di corruzione e immobilismo.

Il volume si apre con una lunga intervista alla Colau, che appare proprio come ce la aspettavamo: preparata, combattiva, forte di un carisma naturale ma consapevole che la strada non è certo in discesa. La stabilità politica di Barcellona si regge su un governo di minoranza. L’esperienza di anni di occupazioni e rappresentanza dei movimenti sembra aver insegnato alla sindaca come conciliare determinazione e capacità di mediazione.

Il libro prosegue, nello stile dei precedenti menzionati, illustrando, con notevole perizia documentale (arrivando fino alla cronaca di poche settimane fa), quello che Gadda chiamerebbe “il gomitolo di concause” che ha condotto alla vittoria a furor di popolo della Colau. Una ricostruzione accurata ma non fredda delle evoluzioni (a volte metamorfosi) della sinistra spagnola successive all’epocale congiuntura del “dopo Franco”, con testimonianze spesso raccolte dalla viva voce dei coprotagonisti del successo della Colau (come il responsabile della comunicazione Javier Tortet o come Gerardo Pisarello, strettissimo collaboratore in Comune della sindaca). Testimonianze spesso lucide, a volte entusiastiche, più raramente critiche, ma comunque rispettose e costruttive.

Il volume si chiude con un’intervista a Luigi de Magistris, figura per alcuni versi accostabile alla Colau per le modalità di consenso popolare che lo hanno condotto al potere nella propria città e per il valore iconico di cambiamento che il suo governo cittadino tuttora rappresenta. Alcuni punti sottolineati da Ada Colau ci sembrano un contributo dal valore risolutivo al dibattito, sempre più sterile e autoreferenziale, sull’identità smarrita della sinistra.

In brevi battute, la quarantaduenne leader catalana delinea una riflessione lucida e perentoria: “Siamo un modello in costruzione, una scommessa per tutta la mia generazione che ancora non avevamo vissuto. Credo che il municipalismo sia la chiave per un cambiamento democratico in profondità dal basso verso l’alto. Con tutta l’umiltà e senza massimalismo abbiamo deciso di democratizzare un sistema e il miglior luogo per cominciare era questo: il luogo della vita quotidiana e della prossimità. Chiaro, i cambiamenti non avvengono in una o due elezioni ma si producono col tempo, intanto si stanno imponendo nuove forme di fare politica”.

Non possiamo che fare il tifo per Ada Colau, poiché nonostante tutte le drammatiche evidenze dell’attuale contingenza politica e culturale nostrana, ogni giorno sogniamo di poter tradurre in italiano lo slogan che l’ha condotta alla vittoria: “Si, se puede”.