Tecnologia

Internet, la legge ammazza-web corre veloce in Parlamento

I cittadini che amano fare critiche sul web si dovranno preparare a passare notti insonni nelle questure italiane. E’ una delle conseguenze previste dalla nuova legge sul cyberbullismo, (che in verità del cyberbullismo, ovvero della tutela dei minori sul web, non ha più nulla) che andrà in approvazione alla Camera il 13 settembre prossimo.

Un caso di celerità più unico che raro in Italia. La norma infatti è stata modificata profondamente nell’ultimo atto delle Commissioni giustizia ed affari sociali della Camera il 27 luglio scorso, per essere inserita come prima norma in discussione all’apertura del Parlamento, il 13 settembre prossimo. Un vero e proprio blitz.

Tra le altre disposizioni inserite all’ultimo minuto c’è ad esempio anche una norma che prevede la convocazione da parte della questura di chi si sia reso responsabile de “Il comportamento o atto, anche non reiterato, rientrante fra quelli indicati al comma 2 e perpetrato attraverso l’utilizzo della rete telefonica, della rete internet, della messaggistica istantanea, di social network o altre piattaforme telematiche. Per cyberbullismo si intendono, inoltre, la realizzazione, la pubblicazione e la diffusione online attraverso la rete internet, chat-room, blog o forum, di immagini, registrazioni audio o video o altri contenuti multimediali effettuate allo scopo di offendere l’onore, il decoro e la reputazione di una o più vittime, nonché il furto di identità e la sostituzione di persona operate mediante mezzi informatici e rete telematica al fine di acquisire e manipolare dati personali, nonché pubblicare informazioni lesive dell’onore, del decoro e della reputazione della vittima.”

L’”ammonimento”, cosi si chiama, è contenuto nell’art 6 della proposta di legge, e prevede la convocazione del maggiorenne che ha effettuato i comportamenti di cui sopra nei confronti di altro maggiorenne.

E’ evidente che la maggior parte delle persone che vanno sui social network, da Twitter a Facebook, nonché praticamente l’intera satira italiana e molti tra coloro che per professione criticano il mondo della politica, ovvero giornalisti, blogger ed affini, sarà esposta a questa disposizione.

L’Italia quindi dal 13 settembre in poi cosi avrà il triste primato, condiviso con la Turchia, il Kazakistan e la giunta militare thailandese, di avere un controllo amministrativo sulle discussioni tra maggiorenni che intercorrono sul web.

Un primato già sancito con la discutibilissima regolamentazione sul diritto d’autore che vede l’Agcom cancellare contenuti sul web senza il ricorso al Giudice e che condivide con la norma in approvazione la rimozione “privata” dei contenuti sul web di chi si ritiene leso. Soggetto leso che non è più un minore, come avrebbe dovuto essere, ma chiunque, e contro qualunque soggetto maggiore di età.

Eppure con grande onestà intellettuale la stessa creatrice della norma, ovvero la senatrice del Partito democratico Elena Ferrara, con un post eloquente apparso sul suo blog nei giorni scorsi dal titolo “Ddl Cyberbullismo: alla Camera il compito di non snaturare la normativa” ha criticato la deriva che ha preso la norma.

Ferrara è una professoressa di musica che ha avuto come allieva Carolina Picchio, l’adolescente che qualche anno fa si tolse la vita per atti di cyberbullismo, e che da quel momento ha portato avanti in Parlamento la battaglia dei genitori di Carolina per la regolamentazione del bullismo. Una persona dunque che per storia e formazione, appare al di sopra di ogni sospetto e che non ha nessun interesse a sparare contro la sua stessa proposta.

Le critiche della senatrice dem sembrano dirette ai suoi compagni di partito ovvero principalmente ai parlamentari del Pd Paolo Beni e Micaela Campana ( quest’ultima responsabile welfare del suo partito), relatori del provvedimento alla Camera e autori delle modifiche più rilevanti del testo, soprattutto quelle che hanno trasformato il testo ed introdotto anche un reato che prevede sei anni di carcere per i maggiorenni.

La norma cosi come modificata, va ribadito in maniera chiara, non ha più niente a che vedere con la tutela dei minori, dal momento che tutte le modifiche inserite, tra le quali la critica sul web e la pubblicazione di notizie riguardanti persone anche pubbliche e il reato previsto riguardano i maggiorenni, quindi tutti quelli che vanno su internet in Italia e che anche una sola volta si trovino a compiere attività di critica sul web.

Nonostante le critiche giunte anche e soprattutto dalle Associazioni della cd società civile le Commissioni riunite della Camera hanno dato nei giorni scorsi mandato favorevole ai relatori alla discussione in aula che si svolgerà come si diceva, il 13 settembre.