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Guerra all’Isis, a chi presenteranno il conto i curdi a partita chiusa?

La guerra contro l’Isis in Medio Oriente ha dei costi altissimi.

Tra le risorse umane maggiormente impiegate, con grande copertura mediatica da parte di tutto il mondo occidentale, c’è la milizia di difesa curda: i Peshmerga. Da ormai due anni loro sono i primi scarponi sul terreno che tengono testa all’Isis.

Un tema che tuttavia non ho avuto modo di approfondire grazie ai media occidentali è il costo del supporto (supporto quasi obbligatorio considerando che l’Isis li stava per schiacciare) Peshmerga alla Seconda guerra al terrorismo (la prima la combattè Bush contro Al Qaeda). Prima o poi l’Isis, sarà ridimensionato, e rimarrà (un po’ come al Qaeda) un’organizzazione terroristica in franchising (del tipo chiunque voglia fare un atto terroristico può chiedere il “brand book” a Isis, cosa che in vero questo gruppo terroristico sta implementando con grande efficacia, vedi lupi solitari).

In attesa che un evento del genere abbia luogo chi ci lascia le penne sul fronte orientale sono i Peshmerga. Grazie alle armi occidentali hanno anche ripreso le aree che erano state conquistate dall’Isis. Grazie all’intervento turco contro l’Isis (all’inizio, per sbaglio, bombardavano anche i Curdi) han un poco rallentato la loro attività (c’è da dire che se mentre combatti un nemico un “alleato indiretto” ti prende a cannonate, la cosa non aiuta molto). Grazie all’ulteriore supporto russo e i loro bombardamenti mirati sulla linea nord (bombardamenti molto efficaci tanto che la Turchia ha deciso, volontariamente si intende, di valutare un veloce avvicinamento a Putin) l’esercito di Assad ha dato un ulteriore stretta all’Isis, allentando di fatto la morsa che il califfato stava stringendo al collo dei Peshmerga. Ci vorrà ancora un bel po’ prima che l’Isis sia ridotto, soprattutto in termini di territorio sotto il suo controllo.

Tuttavia sarebbe opportuno capire quanto vogliono esser pagati, i curdi, per la loro gentile attività sul terreno.

La risposta è piuttosto semplice. Vogliono il Kurdistan, uno stato libero, indipendente, riconosciuto dalla comunità internazionale. Questo Stato dovrebbe, uso il condizionale, essere costituito da elementi territoriali presi da Turchia, Iran, Iraq e Siria.

A causa del disordine in Iraq, la regione nord della nazione, con capitale regionale Kirkuk, è quasi de facto indipendente. In vero il governo regionale curdo provò a testare il terreno dichiarando unilateralmente la sua indipendenza dall’Iraq. Il problema maggiore sono tuttavia i “supporter” di questo stato curdo.

Gli iraniani, i Turchi non ci pensano nemmeno a lasciar territorio a questo stato. I turchi in più, con le problematiche che hanno con il PKK, non solo non darebbero mai il loro territorio, ma non vedono di buon occhio la formazione di uno stato curdo come vicino di casa. Non sono idioti, sanno che diventerebbe un precedente e un supporto perfetto per il movimento del PKK.

Siria e Iraq: in Siria succede qualcosa di strano in questi giorni, pare che una città, Hasakan, sia oggetto di interessi americani. La situazione è piuttosto confusa, ma a quanto riportato da differenti siti, unità aeree americane hanno creato una No-fly zone. Intanto le milizie curde stanno prendendo la città. Ma cosa piuttosto strana, non si registrano truppe Isis sul campo. Al netto di questa situazione tutta in sviluppo, Assad non sembra molto convinto di lasciare un pezzo di Siria al popolo curdo. Anzi in vero con il nuovo cambiamento di umore di Erdogan (ora amicone di Russia e per estensione Iran e Cina) pare che la Siria debba rimanere integra e con Assad a capo, secondo il premier turco.

Sull’Iraq già si è detto, è probabile che questo stato rischi una cessione per la creazione di un nuovo stato a nord (tra l’altro una zona ricca di petrolio e gas).

Agli Usa di avere un potenziale alleato in zona andrebbe sicuramente bene. Specie considerando che la situazione con i Sauditi (è di pochi giorni fa un riposizionamento dei consiglieri militari americani che erano di stanza a Ryhad che consigliavano il regno sui bombardamenti diretti in Yemen) sta cambiando rapidamente, e i rapporti con l’Iran ( a cui gli Usa han deciso di pagare un po’ di dollari per avere gli ostaggi indietro) è ancora tutta definire. I russi han già detto la loro. Iran e Siria non si toccano. La Cina ha fatto sapere, giusto per non mancare la presenza, che supporta lo status quo (ergo posizione alla Putin).

A questo punto la domanda sorge spontanea. I Curdi a chi presenteranno il conto a partita chiusa?

@enricoverga