Cronaca

Terrorismo, Alfano: “Espulso imam di Andria”. Era stato assolto da Cassazione

Hosni Hachemi Ben Hassen era stato arrestato nel 2013. I supremi giudici avevano rinviato gli atti alla Corte d’Assise d’Appello di Bari per rideterminare la pena per i reati di istigazione all’odio e alla violenza razziale

Il 15 luglio la Cassazione, annullando le condanne per cinque presunti jihadisti, aveva deciso anche la rideterminazione della pena per un imam arrestato in un’operazione antiterrorismo del 2013. Oggi per Hosni Hachemi Ben Hassen è stato espulso su ordine del ministro dell’Interno. È stato lo stesso Angelino Alfano a dare la notizia: “Oggi pomeriggio è stato espulso un altro imam, su esecuzione del provvedimento da me firmato. Dal gennaio del 2015 sono 9, quindi, gli imam espulsi, 27 se si va a ritroso fino al 2003. Si tratta di un tunisino di 49 anni, della moschea di Andria, arrestato dal Ros dei Carabinieri perché sospettato del reato di associazione con finalità di terrorismo internazionale”.

Il responsabile del Viminale ripercorre la storia dell’imam: “Lo scorso 15 luglio l’imam era stato scarcerato in seguito a una sentenza della Corte di Cassazione che, annullando la precedente pronuncia limitatamente al reato di terrorismo, aveva dato mandato alla Corte d’Assise d’Appello di Bari di rideterminare la pena per i reati di istigazione all’odio e alla violenza razziale. Considerando l’espulsione di oggi, quelle eseguite dall’inizio del 2015 sono 109 e, di queste, 43 riguardano l’anno in corso”.

Sul telefono dell’imam nel gennaio 2009 era stato intercettato questo sms: “Dio prendi il mio sangue come vuoi e disperdi il mio corpo per il tuo disegno come vuoi. Amen!”. Agli atti anche frasi come questa: “Sono al mio ultimo punto Sceicco!” o“Preparato! … Se Dio vuole, spero che Dio lasci disperdere … prega e dici: “Possa Dio sparpagliare i nostri corpi per la sua causa…..voglio che le mie carni vadano in pezzi! … Voglio che la mia carne vada in pezzi!”.

Stando alle indagini della Dda di Bari, tra il 2008 e il 2010 il gruppo, sotto la guida dell’imam tunisino, alias Abu Haronne, avrebbe studiato in rete le tecniche per costruire ordigni, si sarebbe addestrato sull’Etna all’uso delle armi, ridendo della chiese distrutte in Abruzzo dal sisma e parlando di odio, di sacrificio, di morte. Sempre secondo la Dda, nel call center gestito dal presunto capo dell’organizzazione avveniva l’indottrinamento finalizzato anche al reclutamento di volontari mujaheddin da avviare ai campi di battaglia in Afganistan, Yemen, Iraq e Cecenia. Gli imputati, tutti tunisini, furono arrestati dal Ros dei Carabinieri di Bari nell’aprile 2013. In primo grado, nel settembre 2014, con rito abbreviato furono condannati a pene comprese fra i cinque anni e due mesi e i tre anni e quattro mesi. In appello, nell’ottobre 2015, condanne confermate con riduzione di pena per un solo imputato, già allora scarcerato. Poi, il 15 luglio di quest’anno, la sentenza della Cassazione che ha annullato le condanne e rimesso tutti in libertà.

L’ultima espulsione in ordine di tempo era stata decisa per un cittadino albanese.  “Ho deciso la sua espulsione – aveva sottolineato Alfano – perché svolgeva un’attività di proselitismo rivolta ai fedeli con un linguaggio denso di tratti di fanatismo e consultava online, freneticamente, siti con contenuti riferibili allo Stato Islamico, dimostrando una chiara insofferenza nei confronti della cultura occidentale e un forte astio contro i Paesi sostenitori della coalizione internazionale”. Prima ancora un provvedimento aveva colpito l’ex campione della giovanile italiana di cricket Aftab Farooq, magazziniere pachistano accusato di essere un aspirante combattente dell’Isis.