Capitoli

  1. Siria, Aleppo come Sarajevo: dopo quattro anni di assedio 40mila morti e 300mila civili in trappola
  2. Pagina 1
  3. Pagina 2
  4. Pagina 3
  5. Pagina 4
  6. Pagina 5
Mondo

Siria, Aleppo come Sarajevo: dopo quattro anni di assedio 40mila morti e 300mila civili in trappola - 3/6

La città schiacciata tra Isis, ribelli "moderati" e governativi di Assad appoggiati dai russi. Che si combattono anche controllando gli impianti dell'acqua, diventata un bene troppo costoso per molte famiglie. Dal 2012 a oggi, la cronaca di una guerra poco raccontata e la mappa ragionata delle forze in campo

L’avanzata dell’Isis e l’arrivo dei russi

Nel maggio del 2013 Hezbollah dichiara ufficialmente di entrare nel conflitto siriano a supporto del governo di Damasco, nonostante la presenza dei miliziani sciiti libanesi a sostegno di Assad fosse documentata fin dal 2011. Migliaia di uomini tagliano il confine varcando i monti del Qalamun e risalgono verso nord, per riprendere il controllo delle città sotto il controllo dell’opposizione: Yabrud, Quseir, Talkalakh e infine Homs. Da Aleppo, una forza guidata dal Colonnello disertore Abdul Jabbar al-Oqaidi arriva a Quseir in sostegno degli insorti quando le sorti della città sono ormai segnate.

La ripresa del controllo del confine con il libano e l’entrata di Hezbollah nella guerra siriana aumenta la pressione verso il Nord del paese. Nelle campagne a Nord di Aleppo, verso il confine turco, si assiste alla progressiva avanzata dello Stato Islamico e di Jubhat al Nusra a discapito delle forze di opposizione siriane. In aggiunta, l’intervento militare russo, ufficializzato a settembre 2015, prende di mira le località controllate dall’opposizione. Bombardamenti aerei congiunti dei russi e del governo di Damasco si intensificano su Aleppo e Idlib. Mentre la pressione dell’Isis, nell’ottobre del 2015, si concentra a Nord est di Aleppo con la presa di alcuni villaggi che erano sotto controllo dell’opposizione. A Sud l’esercito regolare e Hezbollah lanciano un’offensiva che li porta a controllare tre quarti della città.

La metropoli siriana, un tempo capitale economica del paese, rappresenta il nodo simbolico di congiunzione fra le diverse “Sirie”: la Siria dei curdi dell’Ypg (Unità di protezione popolare), supportato dai raid dell’aviazione americana, che da diversi giorni hanno intensificato l’offensiva verso la città di Munbij, puntando alla conquista delle campagne e dei villaggi a nord di Aleppo, ancora sotto il controllo dell’Isis o dell’opposizione, per riunire il cantone di Afrin con il resto del Kurdistan siriano (Rojava). La Siria del governo di Damasco che da una settimana ha stretto d’assedio i quartieri di Aleppo est, ancora sotto il controllo dell’opposizione, con l’obbiettivo di riprendere l’intera metropoli, seconda area urbana più popolosa della Siria, che avrebbe conseguenze a medio termine sull’andamento della guerra nel nord del paese, oltre a segnare una vittoria simbolica; la Siria dello stato Islamico che domina parte delle campagne a nord della città fino al confine con la Turchia e la Siria dell’opposizione siriana, messa sotto assedio a Aleppo est.