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Luigi Di Maio al convegno cattolico in versione candidato premier: pro-Ue moderato, anti-euro convinto

Allo stesso tavolo, nel complesso romano di Santa Maria sopra Minerva, il deputato del M5s, il direttore della rivista dei Gesuiti Civiltà Cattolica, padre Antonio Spadaro, e il direttore di Limes Lucio Caracciolo. Si discute dell'Unione impantanata e confusa: per il grillino è l'ennesima tappa di avvicinamento verso la candidatura a Palazzo Chigi

Gli affreschi, le suore, i frati, gli ambasciatori. E Luigi Di Maio, relatore rassicurante: “Non abbiamo mai pensato di uscire dall’Unione europea”. Anzi, “tutti noi Cinque Stelle ci sentiamo cittadini europei”. Però non bisogna esagerare, e allora ecco il fendente contro l’euro: “L’Europa della moneta unica ha abdicato al valore della solidarietà verso i più deboli”. Così parlò Di Maio in un pomeriggio romano, durante il dibattito Che cosa ti è successo Europa?.

Allo stesso tavolo, nel complesso di Santa Maria sopra Minerva, il deputato del M5s, il direttore della rivista dei Gesuiti Civiltà Cattolica, padre Antonio Spadaro, e il direttore di Limes Lucio Caracciolo. Si discute dell’Unione impantanata e confusa, poche ore dopo l’assalto sanguinoso a Rouen. Ed è un’altra tappa per il Di Maio che vuole accreditarsi come candidato premier. Dopo i viaggi a Londra, Parigi e Berlino, e dopo la difficile trasferta in Israele, qualche giorno fa aveva perfino incontrato cento lobbisti (con annesso scivolone sulla “lobby dei malati di cancro”, poi corretto). Ed è stato lo sdoganamento di un nemico storico del Movimento. Con il Vaticano invece il M5s ha sempre cercato di tenere aperti i ponti. E allora Di Maio, cattolico, moderato che vuole sfondare al centro e pure a destra, accetta volentieri l’incontro organizzato dall’Elea con Spadaro: intellettuale, gesuita come Papa Bergoglio.

Il 5Stelle appare nel chiostro del ‘600 attorniato da cronisti e telecamere. Sorride ai frati domenicani che gestiscono la struttura nel centro di Roma, l’antica sede del Sant’Uffizio. Nella sala stracolma suorine che armeggiano con gli smarthphone, ambasciatori di Paesi africani, grisaglie varie. Sembra proprio un evento con un candidato a palazzo Chigi, anche se Spadaro terrà a precisarlo: “Non esiste alcun placet del Vaticano per questo incontro, perché non ce n’era bisogno”. Dopo le presentazioni di rito il microfono passa proprio al relatore Di Maio. Che lo dice subito: “Voglio fare chiarezza sul nostro Movimento, spesso c’è distanza tra la percezione e la realtà del M5s”. Vuole spiegare, il candidato che verrà, “perché siamo la prima forza d’opposizione e forse del Paese: abbiamo l’ambizione di governare”.

E allora bisogna chiarire, tranquillizzare: “Il nostro dovere come 5Stelle è di aprirci alle migliori energie e competenze, e di aggregarle, come abbiamo fatto nella formazione delle giunte a Roma e Torino”. Il senso è chiaro: il Movimento vuole essere una forza di governo inclusiva, responsabile. E moderata. Contro il terrorismo invoca “un’azione unitaria”, e la vecchia ricetta del M5s: “Bisogna tagliare i fondi ai Paesi che finanziano l’Isis, e limitare l’esportazione di armi”. Però c’è pure la botta alla renzianissima Maria Elena Boschi: “Sentire che votando si al referendum costituzionale avremmo un paese più sicuro e meno a rischio terrorismo, vuol dire strumentalizzare un tema che non va affatto strumentalizzato. Come se i terroristi decidessero se attaccare in base al bicameralismo perfetto…”. Ma è soprattutto l’Unione in crisi, il suo tema e quello dell’incontro. “Se è vero che l’Europa si evolve di crisi in crisi, la Brexit è una grande opportunità” azzarda. Però scandisce: “Siamo fortemente critici verso l’Unione, ma non abbiamo mai pensato di uscirne”. Ribadisce la rotta dopo il caos post-Brexit, con il M5s che nelle ore seguenti il voto si incartato su linea e reazioni, e nel quale in tanti avevano esultato per l’uscita della Gran Bretagna. “Siamo cresciuti con i valori fondativi dell’Unione, lo dico a chi ci definisce populisti ed anti-europeisti” giura.

Poi elenca i nodi: i poveri che aumentano, in Italia e non solo, Bruxelles troppo lontana (“I cittadini non sono mai stati consultati sui provvedimenti più impattanti”). Sull’immigrazione vuole la redistribuzione dei migranti per i vari Paesi: “Ma parlare di quote suona algido”. Poi arriva la tirata anti-euro: “L’Europa della moneta unica ha abdicato al valore della solidarietà”. In fondo inevitabile, per un Movimento che ha raccolto le firme contro l’euro. E ce n’è anche per la Turchia: “Diamo i soldi per accogliere i migrani siriani a un Paese che non rispetta i diritti umani, neanche in casa propria”. Di Maio ringrazia, la gente applaude. Tocca a Spadaro, che parla dell’Unione come di “una casa che non regge”. Il candidato ascolta. Attento, al futuro.

Twitter@lucadecarolis

foto di Umberto Pizzi