Cultura

Popsophia, da Pitagora a Guerre Stellari

Oggi inizia a Pesaro il festival filosofico Popsophia che ha come tema Il Ritorno della Forza, sulla scia del primo episodio della nuova trilogia di Star Wars. Non è, solo, una scelta per richiamare il grande pubblico, poiché l’opera di George Lucas è un giacimento di spunti filosofici molto interessanti. Star Wars è una grandiosa narrazione epica e archetipica, genialmente portata al livello della fruizione di massa.

Non è certo un mistero che George Lucas si sia ispirato a L’eroe dai mille volti (in Italia edito da Lindau) dell’allievo di Jung, Joseph Campbell, un saggio di mitologia comparata che indicava come in tutte le grandi storie sacre e mitiche ci fosse un evidente filo comune di tematiche ricorrenti. Lucas applicherà metodicamente i risultati degli studi di Campbell nella stesura della sceneggiatura di Star Wars: la saga è un sapiente incastro di motivi archetipici mutuati dalla letteratura di ogni tempo. Per questo, al di là del fascino guerriero delle spade laser, degli imponenti effetti speciali o della riuscita più o meno felice dei singoli episodi, la vicenda dello scontro fra Jedi e Sith conquista da quasi quarant’anni gli spettatori di tutto il mondo: poiché attinge a una sapienza narrativa millenaria, magistralmente tradotta in un linguaggio visivo contemporaneo.

Innumerevoli sono gli elementi culturali che Lucas ha intelligentemente, e consapevolmente, mescolato nella creazione della mitologia di Guerre Stellari, per motivi di spazio ne accenneremo solo alcuni: il viaggio iniziatico dell’eroe (l’intera vicenda di Luke Skywalker); il mito di Apollo e Artemide (il rapporto tra Luke e la Principessa Leia); il rapporto conflittuale con la figura paterna tipico della tragedia greca (Luke Skywalker/Darth Vader); il concetto di Ombra junghiana (la scoperta di Luke durante il periodo di iniziazione Jedi che il nemico Darth Vader nella sua proiezione psichica ha il suo stesso volto); il viaggio di Giasone e degli Argonauti, quello di Ulisse nell’Odissea e le celebri fatiche di Ercole (le peripezie avventurose segnate da diverse tappe di conoscenza di Luke e Han Solo); il mito di Excalibur (la spada laser come appendice e manifestazione di un potere spirituale); la caduta dell’Eletto, da Lucifero nel Cristianesimo a Ravana nell’Induismo (Anakin che diventa Darth Vader); l’attaccamento come fondamento della hybris (la conversione al Male di Anakin nasce da una distorsione dell’amore per Padmé); la lotta tra Bene e Male come metafora del conflitto interiore, come nella Bhagavad Gita (l’intero scontro Jedi/Sith); la figura della Grande Madre identificata con la Natura (Padmé è uno degli appellativi della Dea Lakshmi); la presenza di un maestro che tramanda insegnamenti primordiali (Yoda, che in sanscrito significa guerriero); il ciclo di morte e resurrezione presente in tutte le culture iniziatiche, da Osiride/Horus a Dioniso a, ovviamente, il Cristo ((Obi-Wan e i maestri Jedi, ma anche Han Solo e in una certa misura Darth Vader); la necessità dell’equilibrio interiore come specchio di quello cosmologico tra Luce e Tenebra, come nel Tao e in Eraclito (rappresentato dalla Forza e dal Lato Oscuro).

Tutti questi riferimenti, ripetiamo, non sono nostri peregrini e arbitrari collegamenti, ma dichiarati e consapevoli ambiti di approfondimento dell’opera di Lucas, come da lui dichiarato: il testo di Campbell dopo il successo dei primi film verrà addirittura ristampato con Luke Skywalker in copertina, completamente identificato con l’archetipo dell’Eroe.

Questi aspetti, in particolar modo i legami con la cultura orientale, sono approfonditi nel libro molto interessante di Valentino Bellucci ‘Da Pitagora a Guerre Stellari’ (Editrice Petite Plaisance), ove leggiamo ad esempio: “Un altro aspetto profondo presente in Guerre Stellari è l’idea della Forza, intesa come energia cosciente che sostiene e manifesta ogni realtà; tale idea è simile a quella del Brahman della filosofia vedica, e secondo tale idea l’Assoluto è ogni cosa e ogni cosa è divina”.

Un’intuizione presente in tutte le culture, con forme, nomi e sfumature diverse: parliamo di ciò che gli gnostici indicavano come Pneuma o che in alcune tradizioni yogiche viene chiamato Param Chaitanya.

Il grande pregio di Lucas è stato quello di riassumere questa millenaria tradizione sapienziale in un racconto avventuroso dal fascino universale, mostrando ancora una volta la perenne attualità di ciò che è eterno.