Giustizia & Impunità

Michela Vittoria Brambilla indagata a Lecco per reati fiscali per il crac dell’azienda di famiglia

La deputata di Forza Italia, ex ministro del Turismo, coinvolta in un'indagine sul fallimento della Trafileria del Lario, nel 2013, con un buco da 40 milioni. Altre nove sotto inchiesta, tra i reati contestati appropriazione indebita e bancarotta. La Guardia di finanza ha eseguito perquisizioni e sequestri. L'ipotesi è che l'azienda abbia omesso di versare contributi previdenziali

La deputata di Forza Italia Michela Vittoria Brambilla, ex ministro del Turismo del governo Berlusconi, è indagata dalla Procura di Lecco per il crac dell’azienda di famiglia, la Trafileria del Lario di Calolziocorte (ex Trafilerie Brambilla) dichiarata fallita dal Tribunale di Lecco nel settembre del 2014 per i debiti milionari che non hanno lasciato speranza ai 67 operai e agli impiegati. La notizia è stata confermata a ilfattoquotidiano.it da fonti giudiziarie. Il nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza di Lecco, coordinato dal procuratore Antonio Chiappani e dai pm Paolo Del Grosso e Nicola Preteroti, ha eseguito perquisizioni e sequestri di documenti, conti correnti e beni per decine di milioni di euro nei confronti degli amministratori della società, dei liquidatori e del collegio sindacale delle Trafilerie, dissestate da un buco di oltre 40 milioni di euro. Perquisizioni sono state eseguite anche in Piemonte e in diversi istituti di credito lombardi.

Tra i dieci indagati anche l’ex ministro Brambilla, presidente della Commissione bicamerale per l’infanzia e l’adolescenza, iscritta per reati fiscali. L’ipotesi della Procura di Lecco, che procede nei confronti degli indagati a vario titolo per reati fiscali tra cui appropriazione indebita e bancarotta, è che Michela Vittoria Brambilla fosse l’amministratrice di fatto delle Trafilerie, fondate nel 1920 dal bisnonno Giuseppe Brambilla per produrre cavi d’acciaio, formalmente gestita dal padre della parlamentare di Forza Italia, Vittorio Brambilla. Nel mirino degli inquirenti anche la situazione tributaria dell’azienda, che secondo le prime ipotesi investigative avrebbe omesso di versare i contributi ai dipendenti. Da noi contattato, il legale dell’ex ministro non ha voluto rilasciare informazioni né dichiarazioni. La produzione delle Trafilerie si era fermata nell’ottobre del 2013 e la società aveva richiesto per i lavoratori la cassa integrazione straordinaria “per crisi aziendale e cessazione di attività a causa del cattivo andamento dei mercati di riferimento”. Il 29 settembre 2014, dopo alcune trattative andate a vuoto per la cessione dell’azienda, il fallimento su cui ora la Procura ha deciso di far luce.