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‘Ndrangheta, traffico illecito di rifiuti in Liguria: arrestato il sindaco di Lavagna e una ex parlamentare Udc

Sono finiti in manette il primo cittadino Giuseppe Sanguineti, l'ex deputata Gabriella Mondello e un consigliere comunale. Sono accusati a vario titolo di abuso d’ufficio, voto di scambio e traffico illecito di influenze. Sequestrato il sito di stoccaggio gestito dalla cosca dei Nucera

Un’operazione di polizia mette in luce i rapporti tra ‘ndrangheta e politica nel levante ligure, un sodalizio saldato nell’ambito del traffico illecito di rifiuti. Complessivamente sono otto le persone arrestate e 3 sottoposte a misure cautelari: in manette sono finiti anche nomi eccellenti della politica locale e nazionale. Agli arresti domiciliari Giuseppe Sanguineti, eletto con la lista civica Movimento per Lavagna, vicino al centrodestra, sindaco della cittadina ligure dal maggio 2014. Stessa sorte per l’ex parlamentare Gabriella Mondello, eletta col Pdl nella passata legislatura e poi passata all’Udc. In manette anche il consigliere comunale Massimo Talerico, con delega al Patrimonio e Demanio. L’accusa nei confronti del sindaco, del consigliere comunale e dell’ex parlamentare è abuso d’ufficio. I tre sono anche indagati, a vario titolo, per voto di scambio e traffico illecito di influenze. Secondo gli investigatori, gli indagati hanno concesso appalti in cambio di pacchetti di voti.

Gabriella Mondello era diventata nota al grande pubblico nel 1973 quando divenne campionessa nel quiz televisivo Rischiatutto condotto da Mike Bongiorno. Mondello fu poi eletta sindaco di Lavagna, nel 1980, e rimase in carica per 24 anni. E’ stata parlamentare dal 2001 al 2013, prima con Forza Italia, poi con il Popolo della Libertà e infine con l’Udc. L’attuale sindaco Sanguineti, riguardo all’inchiesta, ha detto agli investigatori: “State sbagliando, chiarirò tutto”.

Pacchetti di voti in cambio di appalti – Secondo gli investigatori, i capi della locale sono Paolo Nucera e Francesco Antonio Rodà. Ai politici viene mossa l’ accusa di abuso di ufficio in concorso legato al trasporto e allo stoccaggio di rifiuti nel sito temporaneo di via Madonna della Neve, che le famiglie dei calabresi indagati hanno ottenuto, secondo l’accusa, con pacchetti di voti in cambio di appalti. Secondo l’accusa, l’appalto, che era scaduto, è stato rinnovato in modo irregolare con forti pressioni sui politici: l’azienda di Udine vincitrice della gara, riferiscono gli investigatori, ha ricevuto pressioni dal sindaco Giuseppe Sanguineti per subappaltare il servizio alla società EcoCentro dei Nucera. Secondo l’accusa i rifiuti urbani solidi raccolti nel comune di Lavagna destinati alla discarica di Scarpino a Genova, all’epoca ancora funzionate, venivano mescolati con rifiuti speciali che invece sarebbero dovuti andare in un’altra discarica. Il sindaco di Lavagna, riportano gli investigatori, ha favorito i Nucera anche per la gestione dei rifiuti dell’alluvione del novembre 2014. In alcuni casi venivano smaltiti in modo irregolare rottami di motori marini e barche, che venivano inglobati per fare peso e guadagnare di più.

L’ex deputata ha chiesto al boss i voti per il sindaco – L’ex deputato Gabriella Mondello, secondo l’accusa, ha ricevuto gioielli in cambio di un suo intervento per fare assumere un conoscente. E ancora, ricostruiscono gli investigatori, l’ex parlamentare ha fatto ottenere illecitamente il cambio di residenza a una conoscente per consentirle di ottenere i benefici della legge 104, e cioè i permessi retribuiti per assistere un familiare con grave malattia. Per il gip Mondello ha “una spiccata capacità a delinquere e pericolosità”: è lei che, secondo gli inquirenti, si organizza e incontra Paolo Nucera per fare ottenere i voti per eleggere il sindaco Sanguineti.

Il Comune chiudeva un occhio sui chioschi in spiaggia degli indagati – L’indagine ha permesso di scoprire che in cambio dei voti i clan calabresi hanno ottenuto la gestione di chioschi che affittano ombrelloni sulle spiagge del litorale. Non a caso gli inquirenti hanno rilevato che nell’anno 2014 i titolari di queste attività gestite dai calabresi indagati, al contrario delle altre attività del settore, non risultano mai essere stati controllati e tantomeno sanzionati per irregolarità. Secondo l’accusa, i vertici del Comune di Lavagna hanno omesso nella stagione 2014 i controlli “intenzionalmente e per lungo tempo” sugli stabilimenti balneari del lungomare di Lavagna, gestiti, sempre secondo l’accusa, dai referenti della famiglia Nucera e ora posti sotto sequestro.

La paura del sindaco: “Saltiamo in aria” – In questo scenario, i politici temevano le reazioni delle famiglie malavitose nel caso in cui non avessero fornito i servizi richiesti. In una intercettazione contenuta nell’ordinanza, il sindaco Sanguineti dice ad un altro consigliere comunale che occorre fare come dicono loro, “altrimenti saltiamo in aria come vent’anni fa”. Il riferimento è l’attentato ad un auto nella zona, mai chiarito.

I traffici illeciti in mano alle famiglie Nucera e Rodà – Tra le otto persone arrestate a Lavagna, le cinque condotte in carcere sono i componenti di due famiglie. Si tratta dei fratelli Paolo, Antonio e Francesco Nucera, e dei fratelli Francesco Antonio e Antonio Rodà. Due persone hanno l’obbligo di residenza: Giovanni Nucera di Antonio e Massimiliano Arco. Gli indagati sono in tutto 23. Per le altre persone arrestate, i reati contestati, a vario titolo, sono di associazione a delinquere di stampo mafioso, traffico di rifiuti e droga, usura, riciclaggio e intestazione fittizia di beni. Nel corso delle indagini gli uomini della squadra mobile di Genova e del servizio centrale operativo hanno sequestrato armi e munizioni. Nel corso dell’operazione sono anche stati sequestrati diversi beni mobili, immobili, depositi bancari e società per un valore complessivo di circa due milioni, nella disponibilità di presunti affiliati alla ‘ndrina Rodà-Casile di Condofuri (Reggio Calabria).

(immagine tratta dal sito del Comune di Lavagna)