Mafie

Processione con inchino ai mafiosi: il prete si ribella ma non fa notizia

La processione si ferma per l’ossequio al boss, i portantini fanno fare l’inchino alla statua della Madonna del Rosario davanti alla villa di Agostino Sangermano, in segno di devozione e riguardo. Il parroco, don Fernando Russo, e il maresciallo dei carabinieri, Antonio Squillante, abbandonano il corteo religioso, prendendo le distanze da quel gesto disonorevole. Ora è stata aperta un’inchiesta, i carabinieri vogliono accertare come sono andati i fatti. L’episodio è avvenuto, pochi giorni fa, a Livardi, frazione del comune di San Paolo Bel Sito. Fatto meritevole di maggiore considerazione da stampa e siti di informazione ma, in assenza di immagini e video, in assenza di petali e carri, in molti se ne sono beatamente fottuti.

Eppure nei territori si consuma il patto criminale, si misura il livello di democrazia, la libertà e l’autonomia rispetto ai poteri camorristici che condizionano le vite e l’agire democratico. Chi è Agostino Sangermano, indicato come il boss, al quale è stato riservato l’inchino? Cosa racconta il passato e il presente di San Paolo Bel Sito (Napoli), comune di circa 3 mila abitanti, per capire i fenomeni criminali? Io sono nato proprio in quei luoghi, a Nola; quella è la mia terra, rovinata da imprenditori che ne hanno avvelenato alcune aree in combutta con una camorra stracciona e miserabile che, in cambio delle briciole al tavolo della spartizione, ha consentito la devastazione. Territorio dove i comuni sono stati sciolti, a decine, per infiltrazioni dei clan.

A San Paolo Bel Sito, a Nola e in tutto il territorio circostante, per anni, a comandare c’erano due fratelli Salvatore e Pasquale Russo, latitanti tra i trenta più pericolosi, allevati dal boss Carmine Alfieri. Quando io ero ragazzino, loro erano già ricercati. C’era l’impunità delle loro trame criminali, c’era il pizzo ad ogni angolo, c’era quasi la percezione che la camorra fosse invincibile. E così, mentre indossavi la maglia di Che Guevara o cantavi Guccini, capivi che il posto da liberare era la tua strada, la tua piazza, i paesi che attraversavi e vivevi ogni giorno. Liberarli dalla cappa criminale, liberarli dai latitanti che lo stato ha poi arrestato, grazie all’impegno di pubblici ministeri e forze dell’ordine; ma poi scorgevi le contiguità, i sindaci che tornavano ogni volta in sella, nonostante i rapporti con i malacarne.

E proprio San Paolo Bel Sito è stato sciolto due volte per infiltrazioni dei clan. Il primo scioglimento, ad inizio anni novanta, non era definibile come condizionamento, ma meglio come occupazione. Il concorso esterno in associazione politica, la camorra che piazzava i suoi amici. Era così, senza esagerazioni. In una conversazione intercettata, ad inizio anni novanta, il sindaco Luigi Riccio, condannato per i suoi rapporti con i clan, diceva a Francesco Alfieri, fratello del boss Carmine: “Voi siete il mio padrone”. Un nuovo scioglimento del comune è arrivato, anni dopo, nel 2002.

Oggi i Russo sono in galera; di recente è uscito Michele, il figlio del padrino, libero con un processo in corso, ma ha terminato di scontare la sua condanna per associazione mafiosa. E’ libero anche Agostino Sangermano, ha scontato una condanna per usura ai danni di un imprenditore impegnato, tra le altre opere, alla costruzione di una caserma dell’Arma dei Carabinieri. Sangermano vive nella sua bella villa a Livardi, dove la processione si è fermata per omaggiarlo.

Di Sangermano ha parlato Marcello Di Domenico, boss pentito: “Circa un mese e mezzo dopo la mia scarcerazione del febbraio 2011, ho incontrato Sangermano Agostino per concordare come liberare il territorio di Nola dalla presenza di Cava e di Fabbrocino. Proponevo a Sangermano un accordo per unire le nostre forze e riprendere il controllo esclusivo della zona. L’accordo con Sangermano Agostino era nel senso di dividere al 50% i ricavati delle attività estorsive che sarebbero state commesse a Nola; si è trattato di un accordo che non si è potuto concretizzare effettivamente perché sia io che lui siamo stati arrestati”.

A comandare dovevano essere solo loro. Insomma i boss vivono liberi e spensierati e quando capita vengono omaggiati con l’inchino per certificare il loro potere. Sangermano è anche impegnato in attività imprenditoriali, con una impresa che commercia materiale edile che si trova a Nola, la Sider import-export, e, la sua famiglia, ha un’altra azienda attiva con un bel portafoglio clienti, nello stesso settore. Ha proprio ragione Don Fernando Russo che, ad Avvenire, ha spiegato: “Purtroppo nella nostra terra si tende a sottovalutare questi episodi. Anche le persone per bene ti dicono ‘sii tollerante, non esagerare, non ti esporre’. Però io e il maresciallo in quel gesto abbiamo visto una grande prepotenza. Volevano dire ‘qui comandiamo noi’. Ora però basta”. Il prete è andato via e si è ribellato, nessuna tolleranza per certi gesti di sottomissione a poteri criminali. Bisogna evitare che chi ha spezzato questo filo di compromissione senta anche solo lontanamente il peso della solitudine, non è permesso, non è consentito.

twitter: @nellotro