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L’Onu s’inchina all’Arabia: i bimbi uccisi in Yemen non sono vittime delle bombe saudite

In oltre 70 anni una cosa del genere alle Nazioni Unite non si era ancora vista. Il 2 giugno viene pubblicato il rapporto annuale di Leila Zerrougui, rappresentante speciale del segretario generale delle Nazioni Unite su bambini e conflitti armati. Scopo di quel rapporto è segnalare le situazioni di conflitto dove i bambini sono maggiormente a rischio, a causa delle operazioni militari di stati, coalizioni di stati o gruppi armati. Diligentemente, la rappresentante speciale fa il suo lavoro. Acclude al rapporto la lista dei paesi e dei gruppi armati che nel 2015 hanno violato i diritti dei bambini nei conflitti armati.

Qui si può leggere che dal marzo dello scorso anno la coalizione militare a guida saudita che ha colpito senza sosta lo Yemen – chissà se anche con bombe italiane – è stata responsabile del 60 per cento delle 510 morti e dei 667 ferimenti di bambini. Nei quattro giorni successivi, l’Arabia Saudita mette in campo tutte le sue pressioni politiche. La notte tra il 6 e il 7 giugno la lista subisce una modifica. D’improvviso, l’Arabia Saudita scompare dal report.

Un deferente inchino. Una riga cancellata dopo la pubblicazione di un rapporto ufficiale, la rappresentante speciale umiliata, la credibilità delle Nazioni Unite ancora una volta compromessa (qui, il precedente inchino all’Arabia Saudita). La “pezza” è imbarazzante: la cancellazione dell’Arabia Saudita e della sua coalizione dalla lista sarebbe “temporanea”, in attesa che le stesse Nazioni Unite e l’Arabia Saudita rivedano congiuntamente le conclusioni del rapporto.

Nel frattempo però i diplomatici sauditi all’Onu non perdono tempo a esaltare quella che definiscono una “irreversibile” vittoria morale.

Dei crimini di guerra commessi dalla coalizione a guida saudita anche ai danni dei bambini abbiamo scritto più volte in questo blog: dagli attacchi aerei contro le scuole, le abitazioni e le infrastrutture civili fino all’uso delle bombe a grappolo, armi fuorilegge vietate a livello internazionale. Grazie a questo precedente, da adesso in avanti i rischi che bambini vengano uccisi nei conflitti e che i responsabili rimangano impuniti aumenteranno.

Se il nome di un paese comparirà nella lista, basterà farsi spiegare dall’Arabia Saudita come ha fatto a farlo cancellare.