Musica

Tubax, gli affiatati diffusori di Laser Funk

Ad attirare è prima di tutto il packaging, una tv portatile dal design vintage in cartoncino, con sullo schermo il titolo del disco contenuto al suo interno. È così che si presenta Governo Laser, il nuovo album della band bolognese Tubax, che deve il suo nome al sax contrabbasso (tuba + sax), strumento dalla stazza spropositata. Composto da otto brani, Governo Laser è il secondo lavoro di questa band composta da “affiatati diffusori di Laser Funk”, musica prevalentemente elettronica, con incursioni nel progressive, contaminata di elementi funky anni ’70 e sonorità futuristiche.

A tratti retrò, e non è un caso che tornino alla memoria suonerie dei videogiochi a 8 bit. Curiosi i titoli dei brani: Zenigata, Mister Napster, Chicagoan… “Nell’ottica di concepire i nostri pezzi come una colonna sonora – afferma la band – i titoli cercano di recuperare il soggetto di quel film mentale partendo dalla musica e riportandola a delle immagini. Zenigata ricorda certi inseguimenti da film poliziotteschi, Mister Napster, nella sua ritmica seghettata e ribattuta, rimanda al pixel e ad una concezione arcaica, superata di internet e del personal computer”. Un progetto apparentemente folle, musica a tratti compulsiva, come il tentativo di ricercare una dimensione parallela, una differente declinazione dei (deludenti) primi anni 2000.

Sicuramente la scelta di utilizzare un pop up a forma di tv funziona: come è venuta l’idea?
La televisione, a tubo catodico, rimanda alla nostra idea di fantascienza, a un immaginario proprio della nostra fanciullezza, quando i computer e i televisori erano primitivi e ingombranti e le attuali microtecnologie ancora impensabili. La narrativa che ricerchiamo ha come punto di inizio il momento in cui ci siamo incontrati e ci siamo innamorati della musica e dell’arte e abbiamo iniziato a sviluppare l’embrione di ciò che oggi è Governo Laser, di ciò che oggi sono i Tubax.  L’idea era creare un’alternativa più intrigante e complessa a un semplice cd, un oggetto che possa far pensare o da avere o semplicemente da tenere in bella vista.

Quali sono le principali differenze con il vostro primo disco?
Governo Laser è il nostro secondo Lp e contiene anni di divertimento e sacrificio. Volevamo un lavoro più maturo rispetto al precedente e con un suono più morbido ma cattivo allo stesso tempo. Tecnicamente la grossa differenza è il metodo di registrazione: Governo Laser  è stato registrato a tracce separate, mentre il primo album in presa diretta. Abbiamo  alternato location, strumenti, sperimentato ogni marchingegno che avevamo a disposizione, talvolta prendendo a noleggio strumenti vintage nella ricerca del preciso suono che volevamo ottenere. Abbiamo osservato le stagioni alternarsi inesorabilmente fuori dalla finestra, i nostri visi e le nostre menti deteriorarsi fino a sfiorare la pazzia, ma possiamo dire che ne sia valsa la pena.

Qual è il concept che è alla base del disco?
Diverse sono le chiavi di lettura per tutto il progetto. Possiamo partire dal collegamento tra i due album: mentre Il Mondo Stava Finendo è il primo capitolo di una storia musicale, mentale e grafica che sfocia inesorabilmente in un secondo filone fantascientifico, Governo Laser ne è il proseguimento. Da qui la scelta della Tv a tubo catodico, con vermi, mostri e il marcio del passato all’interno, la Tv come mezzo immediato di comunicazione di massa che ti costringe ad andare oltre uno schermo che si sta spegnendo per trovare quello che c’è dentro, Governo Laser. In una parola potrebbe essere una transizione, un portale.

Qual è la filosofia che guida il pensiero dei Tubax?
La nostra filosofia è sempre stata cercare di fare qualcosa di originale, molto originale, che allo stesso tempo non scada nell’onanismo tecnico o intellettualistico. Diamo libero sfogo a tutte le idee compositive, guidati dalla voglia di stupire, senza porci limiti ma con l’intento di rendere qualsiasi cosa accessibile, cosa forse più difficile in assoluto e sulla quale non smetteremo mai di lavorare. Ci piace l’idea di non seguire lo svolgimento classico della canzone e di sperimentare un ritmo più simile a quello della colonna sonora, nella fattispecie la colonna sonora del nostro universo mentale che abbiamo l’ambizione di fare entrare in contatto con quello del pubblico. Siamo convinti di possedere un’energia speciale e questo è il modo migliore che conosciamo per esternarla.

Cosa ne pensate dei talent?
A livello sociale e antropologico si potrebbe parlare a lungo di questo fenomeno, a noi basta dire che non è un tipo di carriera che ci interessa e che siamo affezionati all’idea di costruire le cose piano piano senza cercare scorciatoie, anche perché siamo convinti che sia il viaggio stesso l’essenza di quello che facciamo; esibirsi, viaggiare, pensare, condividere, bere, mangiare, urlare di entusiasmo o di frustrazione, spendere giorni impazzendo alla ricerca del passaggio chiave di un pezzo che si fa desiderare ma che sai non essere lontano. Questo per noi è quello che conta.

C’è una band a cui vi ispirate particolarmente?
Nonostante a livello di genere ci sia una differenza abissale, abbiamo sempre considerato l’esempio dei The Battles particolarmente virtuoso, in quanto, con lavori come Mirrored, sono riusciti a portare a un livello sorprendente di popolarità un prodotto di nicchia, complesso e quasi totalmente sprovvisto degli usuali ingredienti della musica mainstream.

Quali sono le vostre ambizioni legate a questo disco?
I piani più imminenti sono una serie di date di presentazione nella penisola da adesso a ottobre e per il periodo successivo un tour nel Regno Unito e in Germania. L’ambizione principale sarebbe trovare una distribuzione in altri paesi in cui siamo convinti che quello facciamo potrebbe avere un discreto seguito.