Società

Salute e privacy, come proteggere i dati sanitari nel mondo 3.0

Più volte ho sollecitato il Garante della privacy sui rischi collegati alla mancanza di controllo diretto da parte dei pazienti dei propri dati sanitari. Il dott. Antonello Soro, nel 2014, su mia indicazione, fermò una delibera, già firmata dal Presidente della regione Lombardia, Roberto Maroni, che avrebbe permesso la gestione dei dati sanitari dei cittadini lombardi ad enti esterni a Lombardia Informatica “non solo pubblici”. Fino ad arrivare alla condanna, nei giorni scorsi, di Lombardia Informatica da parte del garante, per aver messo a rischio tutti i dati sanitari di dieci milioni di cittadini lombardi che sono andati visibili a tutti. Ma sembrerebbe che a Maroni interessi poco, come oggi ha riferito Dario Violi del Movimento 5 Stelle.

Molto cambierebbe se si permettesse la gestione dei dati sanitari, “immagazzinati in nuvole personali”, con History Health, che ha avuto grande interesse ed ascolto sia da parte di Lombardia Informatica che da parte di Soro. Questo è ancora più importante se il cittadino viene ricoverato in ambiente ospedaliero, magari in urgenza.

Ho letto con attenzione le linee del Ministero della Salute per quello che riguarda la ricognizione e riconciliazione farmacologica che deve essere “scritta” (!) da ogni struttura pubblica o privata. Qual è la differenza? Con History Health, basta alzare il dito del cittadino paziente per leggere nella nuvola certificata la terapia, senza doverla chiedere al paziente, che spesso non la ricorda o peggio non può dircela, o cercare i familiari per “trascriverla” e controfirmarla dal personale sanitario di diversi livelli! Certo non proprio all’avanguardia con il mondo 3.0.

History Health: interessa a qualcuno?