Palazzi & Potere

Roma, vip alle urne: Lucrezia Lante della Rovere vota Raggi, Costanzo è per Giachetti, indecisi Arbore e Villaggio

Ilfattoquotidiano.it ha interpellato un piccolo campione di elettori eccellenti della capitale. Tra i quali anche Brignano, Buzzanca, Pippo Franco, Simona Izzo, Marisa Laurito e Marina Ripa di Meana. Per sondare gli umori della città. A poche settimane  dalla grande sfida. Qualcuno ha già deciso, altri no. Ecco le loro dichiarazioni di voto

Giachetti, Fassina, Marchini, Meloni, Raggi: la Capitale va verso il voto. E i nomi dei candidati si rincorrono da nord a sud del raccordo anulare, dalla periferia al centro. Anche nei quartieri alti, nei salotti che contano, la corsa al Campidoglio infiamma più che mai le discussioni, manda di traverso cene vegane e alla vaccinara, turba persino il sonno nelle sale buie di una première. Il dilemma nel mondo dello spettacolo e della cultura, in questi giorni è: “Che sindaco votare? A chi affidare le sorti della “Grande bellezza?”. Abbiamo raccolto lo stato d’animo di alcuni personaggi illustri di Roma. Ecco le loro dichiarazioni di voto.

INDECISO A TUTTO Renzo Arbore, cantautore e conduttore. «Virginia Raggi mi incoraggia per la sua giovane età, pulizia, per la novità. Però è un incoraggiamento dovuto al fatto che vorrei il rinnovamento della città, non la conosco bene. Giorgia Meloni si è alleata con Salvini, da cui sono lontanissimo. Per quanto riguarda Alfio Marchini, se un giorno mi trovo a condividere una sua idea, il giorno dopo lui ha già cambiato posizione. Insomma: da Meloni a Fassina, i candidati sono in continuo divenire e io, a Roma da cinquant’anni, sono, come tanti miei amici, indeciso. Sento anche il loro parere, facciamo grandi elaborazioni ma in tanti, purtroppo, ancora non riusciamo a scegliere».

SENZA INVIDIA Giulio Base, regista. «Non invidio il candidato che alla fine ce la farà. Io non sono romano di Roma, sono nato a Torino e a Roma vivo da trent’anni. La città oggi è come un vaso di coccio, rotto in mille pezzi. Ricomporlo sembra un miracolo. Ma io credo nei miracoli. Per questo mi mantengo nel riserbo, perché ancora non ho realmente deciso.

O IL VOTO O LA VITA Enrico Brignano, attore. «Io alle scorse elezioni comunali ho votato Marino, l’errore più grosso della mia vita. Oggi, le alleanze politiche che tutti fanno, sono uno schifo. In passato ho dato credito al Movimento 5 Stelle e, se sarà Raggi a vincere, vuol dire che siamo su una strada diversa. Ma non so se siamo così pronti, non so quanto la signora Raggi possa essere autorevole.  Per quanto riguarda Fassina, la sinistra non esiste più. Sono tutti democristiani, socialisti ai quali abbiamo tirato le monetine. Io non ho amici in politica, ai miei spettacoli non si arrischiano a venire. Alla fine voterò il meno peggio. E la persona che sarà eletta anche se è una brava persona, si dovrà scontrare col malaffare diffuso. Questo non è scendere in campo: è uno scendere a patti. Il mio è un voto molto sofferto».

IL BELLO DELLA MELONI Lando Buzzanca, attore. «Da uomo di destra, l’unica persona che mi piace è Giorgia Meloni, mi dà un senso di appartenenza seria. Voterò lei. Alfio Marchini mi è capitato di incrociarlo, l’ho visto in faccia, non mi piace. Invece Meloni, l’ho incontrata tempo fa alla Camera dei deputati, l’ho guardata e le ho detto: Ma sei bella, bellissima. E lei mi ha risposto: “Se me lo dici tu, ci credo”».

FISCHI PER FIASCHI Rita Dalla Chiesa, conduttrice. «La mia breve esperienza da candidata sindaco per Giorgia Meloni durante queste elezioni, mi ha reso ancora più consapevole della responsabilità nella scelta del Primo cittadino. Quando mi ha presentata e ho parlato al Pincio, sono stata ricoperta di fischi appena ho affrontato il tema delle unioni civili. Insomma, purtroppo lei ha un background che non mi appartiene. Per questo non so chi votare. Il sindaco deve essere il sindaco di tutti e io non voglio ghettizzazioni. Si è anche alleata con Salvini. Per me si doveva alleare con Silvio Berlusconi. Invece Berlusconi ha chiamato in squadra Alfio Marchini che mi sembra un uomo forte, ma poi accanto a lui sento nomi che fanno parte della vecchia politica e vorrei facce più giovani. Per quanto  Virginia Raggi per me è troppo giovane. A governare la città ci deve andare qualcuno che ne sappia di politica e che non la conosca solo per i salotti frequentati».

ARIDATECE PANNELLA Maurizio Costanzo, giornalista. «Voterò Roberto Giachetti per i suoi trascorsi radicali. Io sono radicale da sempre, di Marco Pannella ero amico. Virginia Raggi non la conosco, sarei un cialtrone a dare un giudizio su di lei: non c’è dubbio che la corrente grillina abbia il vento a favore, anche se purtroppo i recenti episodi, come quello del sindaco Pizzarotti, non abbiano dato al movimento un’aria splendida. Io ho sempre votato radicale o Pd. Alfio Marchini, l’ho conosciuto molti anni fa, così come la Meloni, che ho incontrato in un programma televisivo. Mi auguro solo che chiunque tra loro alla fine venga eletto dopo l’esperienza di Ignazio Marino, vada a occuparsi davvero della città, arrivata al limite dell’impossibile».

GRANDE SCHIFEZZA Giuliana De Sio, attrice. «Ho votato il Movimento Cinque Stelle quando c’era da votare e sono ancora abbastanza vicina a quel movimento. Ma ora, per le comunali non ho ancora deciso, perché la Raggi non la conosco. Credo di essere in difficoltà come tanti che sento. I partiti hanno perso di credibilità e sono rimaste le persone, che sono quasi sempre dei fantasmi che rilasciano dichiarazioni in tv. Impazzano urlando nelle orribili arene politiche che io non guardo. Se i dibattiti televisivi sono lo specchio di questo Paese, allora mi viene una tristezza spaventosa. L’urgenza invece di cambiare le cose la sento, la città mi fa schifo».

COPIA E INCOLLA Pippo Franco, attore.«Roma caput mundi. ma anche no: ormai la situazione della città mi sembra irrecuperabile. Giorgia Meloni è capace, non è una sprovveduta, ma un conto è la politica, un conto è la pratica. Da Mafia Capitale ai Casamonica, al disastro ambientale, non so chi riuscirà tra i nostri eroi a reggere l’impatto. Io sono ancora indeciso. Certo, nella campagna elettorale, i partiti si copiano i temi, c’è confusione, aggressività inutile».

EVVIVA LE DONNE Simona Izzo, regista.«Io voto per Roberto Giachetti. Seguo da tempo la sua attività politica radicale e mi auguro che riesca a vincere, perché sono legata sentimentalmente al Pd. In ogni caso, sono felice che ci siano due donne in corsa per il Campidoglio. Giorgia Meloni si è candidata nonostante il momento delicato della sua vita e una donna che si presenta con suo figlio in grembo, mi sembra un segno dei tempi molto importante. Virginia Raggi la stimo perché è un avvocato e mi sembra preparata, anche se non sono legata al Movimento5stelle.».

RAGGI DI SOLE Lucrezia Lante della Rovere, attrice. «Io voto Virginia Raggi. Ho sempre votato contro e per andare contro, mi rimane la Raggi. E’ una valutazione forse superficiale e disillusa, rispetto alla politica, agli Italiani, ma siamo un Paese dove vincono sempre i poteri forti.».

FILM AMARO Enrico Lucherini, press agent. «Voto Roberto Giachetti. Anche se lui, con quell’espressione seria, quella voce da doppiatore, lo definirei il ragazzo della via Crucis. Giorgia Meloni mi pare la nuova Rita Pavone. Perché è bassina, ma c’ha quel vocione, se la canta tanto. Con Fassina, prevedo un salto indietro, un ritorno alle atmosfere tristi neorealiste. “Riso amaro” è senz’altro la pellicola con cui lo identifico. Mentre Alfio Marchini, a bordo della sua Ferrari ci proietterebbe tutti nel lusso sfrenato di una improbabile “Dolce Vita”. Virginia Raggi all’opposto, assomiglia alla camerierina di “Umberto D”, non ha nessun sapore. Trovo che ci sia anche una somiglianza tra lei e Maria Pia Casilio, che la interpretava nel 1952. Oggi a Roma ci vuole altro».

RADICALE A 5 STELLE Marisa Laurito, attrice e conduttrice. «Non voterò la destra, dove oltretutto, c’è una grande confusione: Alfio Marchini non so più dove sia andato a finire. Rimangono per me la candidata del Movimento 5 Stelle, che voterei perché mi dà fiducia, ma anche il candidato dei radicali, sono talmente nauseata dall’andamento della politica, seguo arene e dibattiti. Non sopporto i politici, i sondaggi che non funzionano. Spero di scegliere, alla fine, tra questi due, un sindaco che ce la possa fare a governare».

MARINA IN BIANCO Marina Ripa di Meana, scrittrice e opinionista. «Veltroni non mi piaceva, Alemanno nemmeno, ma alla fine in passato qualcuno ho sempre votato. Questa volta, voto scheda bianca, ho deciso e il mio è un voto di protesta. A Roma ci vuole uno con i coglioni e non vedo una persona tra i candidati che possa prendere in mano questa città. L’altra sera ero a cena dai Bertinotti e la metà votava scheda bianca. In molti sono del mio avviso.  Del resto, Giachetti e il Pd non convincono, Fassina ha fatto troppe evoluzioni. I 5 stelle è l’ultimo partito che voterei, anche se devo ammettere che il programma non è male, ma la Raggi sì, è una bella ragazza, ma per Roma non basta. La Meloni ha molta grinta ma ci vuole altro e il fatto di essere incinta è un fatto. Alfio Marchini l’ho ascoltato, è un bellaccione, un cicciobello alla Rutelli, ma magari fosse Rutelli, bene o male lui aveva l’esperienza».

CORE DE ROMA Carlo Ripa di Meana, politico. «Con Marina, affrontiamo continuamente il tema delle elezioni, ci sta molto a cuore. Tra tutti i candidati, voto Marchini, perché l’ho sentito parlare nelle arene politiche, mi ha convinto».

VOTO A PERDERE Paolo Villaggio, attore. «Che cosa posso dire io, che sono un umile suddito? Tutti siamo dei sudditi, perché ogni cosa è sottomessa ai politici che si sono impadroniti tutto. Per me la politica dovrebbe essere amministrata da gente con le capacità, che amministra in silenzio e non fa politica. Il Movimento 5 stelle è un movimento di protesta e in questo momento la protesta funziona, ma io sono indeciso, Virginia Raggi non la conosco. Andrò a votare certo, l’ho sempre fatto. Ho votato per i radicali, per i partiti progressisti. Spero nel cambiamento del futuro, a vantaggio della collettività. Credo che sceglierò solo all’ultimo, nella solitudine della cabina elettorale».