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Equitalia: Renzi promette l’abolizione entro il 2018, ma due anni fa il Pd votò contro la proposta del M5S per cancellarla

Nel 2014 i grillini avevano chiesto la soppressione della società partecipata da Agenzia delle entrate e Inps. Con una iniziativa della deputata Azzurra Cancelleri. Affossata in Aula da un emendamento di Marco Causi (Pd). Ecco perché ora i pentastellati vanno all’attacco: “È l’ennesima prova che il vero demagogo è il premier”. Ma l’ex vicesindaco di Roma ribatte: “Era solo un facile slogan populistico”

L’annuncio è arrivato, roboante, durante l’ormai consueto appuntamento con #Matteorisponde su Facebook e Twitter. “Al 2018 Equitalia non ci arriva”,  ha detto ieri sera il presidente del Consiglio, Matteo Renzi. “Stiamo riorganizzando le Agenzie: tutto il sistema del rapporto tra il cittadino e il pubblico amministratore – ha aggiunto –. La riorganizzazione di questo sistema prevederà un modello del tutto diverso, più a disposizione del cittadino e non vessatorio contro il cittadino”. È quella che si preannuncia a tutti gli effetti come una rivoluzione. In linea, addirittura, con le richieste dei leader di Lega Nord e Forza Italia, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi, che da tempo chiedono la soppressione della società (partecipata dall’Agenzia delle entrate al 51% e dall’Inps al 49%) incaricata dal 2007 di riscuotere le imposte.

PROPOSTA BOCCIATA – C’è un però. E cioè il fatto che nel 2014, con una proposta di legge (pdl) presentata a prima firma Azzurra Cancelleri, il Movimento 5 Stelle (M5S) aveva provato, in Parlamento, ad abolire proprio Equitalia. Come andò a finire? Il 10 luglio dello stesso anno, l’Aula di Montecitorio votò a maggioranza – 271 sì, 180 no e 7 astenuti – un emendamento soppressivo dell’intero testo dei pentastellati. Il quale prevedeva, in sostanza, che “a decorrere dal 1° gennaio 2015 le funzioni relative alla riscossione nazionale attribuite alla società Equitalia Spa” fossero “trasferite all’Agenzia delle entrate”. Nonché l’estinzione di interessi, more, aggi e sanzioni “per il ritardato o mancato pagamento delle cartelle esattoriali, maturati fino alla data di entrata in vigore della presente legge, sostituiti dal pagamento di un interesse pari alla misura del tasso Euribor a dodici mesi”. L’emendamento in questione portava la firma di Marco Causi, deputato del Partito democratico (Pd) e membro della commissione Finanze della Camera, che lo scorso anno ha ricoperto anche il ruolo di vicesindaco di Roma dopo il rimpasto della giunta di Ignazio Marino. E che al tempo, sul sito Internet dei deputati dem, spiegò anche i “dieci motivi” per dire “no” alla proposta dei 5 Stelle, definendola “pericolosa” e “inguardabile”.

FISCHIO D’INIZIO – Ma ora i grillini vanno all’attacco. “È l’ennesima prova che, in tutta questa vicenda, i veri demagoghi sono Renzi e il Pd”, dice Cancelleri a ilfattoquotidiano.it. “A distanza di due anni – aggiunge – il premier e il suo partito ripropongono la nostra proposta, magari prendendo in considerazione il testo di Francesco Boccia che ricalca quasi totalmente quello di cui sono prima firmataria”. Un provvedimento che “noi definimmo emendabile e modificabile, a patto che la riscossione fosse affidata ad un ente pubblico come l’Agenzia delle entrate o il Mef, ma che il partito del premier arrivò a definire folle. Se vogliono, noi siamo pronti a ripartire – conclude la deputata del M5S –. Ma dubito che lo faranno anche per non ammettere la figuraccia”. A farle eco, anche i suoi colleghi di partito Carlo Sibilia e Alessandro Di Battista, che su Twitter hanno invitato Renzi a rivotare domani la stessa pdl. A stretto giro è arrivata la replica di Causi. “La proposta di legge dei 5 Stelle – dice il deputato dem – era solo un facile slogan populistico”, il cui “vero piatto forte era la sanatoria di tutte le sanzioni e interessi da pagare sulle cartelle esattoriali esistenti”. E ancora: “Una sanatoria scandalosa che strizzava gli occhi agli evasori e ai tanti furbetti delle tasse che esistono in Italia, che avrebbe dato il devastante messaggio che le tasse è meglio non pagarle”. La partita, insomma, è appena cominciata.