Politica

25 aprile: a 71 anni dalla liberazione il fascismo va ancora combattuto

Settantuno anni fa, la Liberazione dell’Italia e dell’Europa. Per la prima volta nella sua storia il nostro Paese aveva la possibilità di darsi un ordinamento democratico rispondente ai voleri e alle esigenze del suo popolo, da sempre abituato a faticare ed obbedire in silenzio. Si trattava di un risultato enorme, pagato con molto sangue. Come ci ricorda, nella sua conclusione, questo bel video, sono stati 69.774 i caduti, 62.354 i dispersi e 36.610 i mutilati fra i partigiani (rispettivamente 35.149, 16.922, 11.411 nel corpo italiano di liberazione). In totale oltre 200mila italiani hanno pagato con la vita o con gravi menomazioni permanenti la nostra libertà. Ma che uso ne abbiamo fatto?

Non ottimo a quanto pare. A settantuno anni fa vecchie e nuove forme di fascismo continuano ad affacciarsi sul palcoscenico della storia. Vediamone alcuni aspetti più evidenti.In primo luogo, il fascismo contemporaneo assume le forme dell’odio e dell’esclusione nei confronti dei migranti. Povera gente, che fugge da guerre, devastazioni ambientali e miseria. Si tratta di una percentuale davvero minima della popolazione europea. Una popolazione e degli stati che fossero un minimo solidali potrebbero e dovrebbero dare loro asilo, contribuendo al tempo stesso a creare le condizioni per un loro reinsediamento nei paesi di origine, che nessuno abbandona mai allegramente. Avviene esattamente il contrario. Con le loro politiche dissennate i Paesi occidentali e i potentati economici che di essi formano la parte più importante continuano ad alimentare la fuga dei migranti e per respingerli costruiscono muri. In questo contesto malsano si inseriscono personaggi che predicano la purezza razziale dell’Italia, spingendosi, come Daniela Santanché, ad invocare l’affondamento dei barconi. O praticando la violenza contro i migranti come le squadracce di razzisti bulgari, appartenenti o meno alla polizia.

Fascisti o fascistizzanti sono poi molti dei governi che si affacciano sulle sponde orientali e meridionali del Mediterraneo. In primo luogo quello turco, che, oltre a compiere massicce violazioni dei diritti umani della popolazione kurda, reprime spietatamente chiunque osi criticare l’aspirante sultano Erdogan. Poi quello egiziano, che pratica tortura e sparizioni di massa, fenomeni dei quali ci siamo accorti solo perché tra le vittime c’è stato un nostro cittadino. Governo a fianco del quale, sembrerebbe, il governo Renzi si prepara ad intervenire militarmente in Libia. Quindi quello israeliano di Netanyahu, che porta avanti la colonizzazione dei territori occupati e l’apartheid in stile sudafricano, contro il quale proprio qualche mese fa israeliani e palestinesi hanno manifestato insieme a Gerusalemme. Per non parlare dei terroristi fascioislamici dell’Isis, appoggiati dal governo turco e da quello saudita.

C’è poi una terza forma di fascismo strisciante, che per comodità chiameremo prefascismo, anche perché, pur non essendo riconducibile in toto al fascismo nelle sue espressioni brutali e violente, prepara le condizioni per il suo sorgere e il suo sviluppo. Un esempio recente è costituito dal governo austriaco che, con le sue infami scelte sul Brennero, ha legittimato l’affermazione del partito anti-immigrati che rievoca i momenti peggiori della sua storia, compreso l’Anschluss e il nazismo.  In Italia  il governo Renzi protesta timidamente contro queste aperte violazioni dei trattati europei  e propone il migration compact conferendo un ruolo determinante nel contenimento dei flussi migratori a paesi come la summenzionata Turchia, anziché predisporre un efficiente sistema di accoglienza e integrazione. Su di un piano più generale esiste una pericolosa vocazione antidemocratica dei governi, sempre meno propensi a sottoporsi al controllo dei cittadini. Così Renzi , anziché applicare la Costituzione repubblicana nata dalla Resistenza, si prepara a indebolire le garanzie democratiche con la sua cosiddetta riforma, che mira a svuotare la partecipazione popolare e a promuovere un sistema autoritario e l’antipolitica nella sua accezione peggiore.

A conclusione di questa breve ma sconfortante panoramica diremo quindi che c’è molto lavoro da fare per rendere omaggio a quegli oltre duecentomila italiani morti per la nostra libertà. Costruendo legami di solidarietà con gli immigrati e con i movimenti che lottano contro il fascismo nei paesi menzionati, come i kurdi che ieri hanno manifestato a Milano per il 25 aprile. E costruendo il no del popolo italiano alla controriforma costituzionale di Renzi, in conformità del resto a quanto deliberato dall’Associazione nazionale partigiani d’Italia, per motivi che avremo modo certamente di approfondire ulteriormente più volte su questo blog da qui ad ottobre.