Politica

Comunali Milano: la salute dei cittadini deve essere al centro degli impegni del sindaco

Il sindaco, insieme al Consiglio comunale, è il responsabile della condizione di salute della popolazione del suo territorio. Con l’entrata in vigore del Servizio sanitario nazionale non sono più i sindaci a gestirlo, anche se a essi sono affidati, dal decreto legislativo 299/99, poteri di programmazione, di controllo e di giudizio sull’operato del direttore generale delle Asl. Il sindaco deve conoscere lo stato di salute della popolazione, deve prendere provvedimenti se le condizioni ambientali sono invivibili, se esistono pericoli incombenti e deve informare la popolazione dei rischi rilevanti cui è sottoposta (Direttiva Seveso).

Molti medici nel 1900 hanno avuto cariche nel Consiglio comunale di Milano. Ne cito due in particolare. Prima del fascismo un sindaco socialista, Angelo Filippettimedico, mise al centro del suo programma la lotta per la salute contro l’emarginazione fondando i circoli rionali “fate largo alla povera gente“. Negli anni 70, invece, si è sviluppato un vasto interesse per la salute soprattutto in ambiente di lavoro delle fabbriche milanesi. Ancora un medico Giulio Maccacaro, direttore dell’Istituto di Biometria, portò l’epidemiologia in Italia impegnandosi profondamente in ambito sociale.

La salute non è certamente l’unico problema di Milano, ma una nuova e diversa amministrazione dovrebbe partire dal diritto alla salute come l’Organizzazione mondiale della sanità scrive nel documento di Ottawa del 1986 nel quale pone la casa, la scuola, i trasporti, la salubrità ambientale, la cultura, la sanità pubblica, l’assistenza sociale come indispensabili premesse per dare salute. Essi non possono essere delle opzioni ma un diritto legittimo e quindi occorre identificare le cause che portano alla mancanza di quei requisiti, costruendo un piano di prevenzione per eliminarle.

Prendendo spunto dalle parole dell’Oms, nel contesto milanese non si può tacere di Expo 2015 titolato: “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. Ma l’educazione alimentare ha avuto ben poco spazio confrontandosi con spese grandissime di cementificazione che nulla hanno a che vedere con la salute dei cittadini. Sala ci darà i conti reali di Expo solo dopo le elezioni amministrative e questa pare per i cittadini una vera beffa. Quanti dei soldi spesi potevano in realtà servire per educare all’alimentazione partendo dagli studenti, ad esempio gestendo direttamente le mense scolastiche oggi gestite da Milano Ristorazione, fino ad avere risorse per sradicare le vere cause della fame della popolazione?