Società

Generazione Millennials, lo studio: l’84% dei giovani italiani pronto a emigrare. Record europeo di chi vive in famiglia

il “Rapporto 2016 sulla condizione giovanile in Italia” della Fondazione Toniolo, basato sulle risposte di 9mila soggetti tra i 18 e i 33 anni, presentato all'Università Cattolica di Milano. Per tre quarti dei ragazzi le opportunità offerte in patria sono peggiori rispetto alla media degli altri Paesi. Intanto dimunisce il sentimento di antipolitica e cresce la fiducia in partiti e parlamento. Ma anche l'ostilità agli immigrati. E lo smartphone supera la tv

Non è vero che i nostri giovani sono a favore dell’antipolitica, ma vogliono una buona politica. Credono sempre meno nell’Unione Europea e nella scuola ma hanno più fiducia nei partiti e nelle istituzioni. Hanno sempre più ostilità nei confronti degli immigrati e sono convinti che diffondano la criminalità. Per tre quarti dei ragazzi italiani le opportunità offerte dal proprio Paese sono peggiori rispetto alla media degli altri Paesi sviluppati e l’84% è disposto a emigrare pur di migliorare le proprie condizioni di vita e di lavoro. I nostri ragazzi desiderano avere figli ma la crisi della fecondità che nel 2015 ha toccato il record negativo mondiale è condizionata dalla reale uscita dalla crisi.

Ecco la fotografia della generazione dei Millennials, presentata questa mattina all’Università Cattolica di Milano dall’Istituto “Giuseppe Toniolo” che ha realizzato il “Rapporto 2016 sulla condizione giovanile in Italia” prendendo in esame oltre 9mila giovani tra i 18 e i 33 anni con titolo di studio, condizione lavorativa e residenza diverse.

LO SGUARDO AL MONDO, LE RADICI IN FAMIGLIA. Il risultato è un quadro che ci consegna una serie di dati che descrive una generazione che è cresciuta negli ultimi anni tra la consapevolezza di una mobilità internazionale, la necessità di confrontarsi con culture diverse, una forte radicalizzazione nella famiglia ma anche tanta voglia di riscatto data per esempio da un numero: l’80% degli intervistati concorda con l’utilità per tutti i giovani di svolgere un’esperienza, anche limitata, a favore della propria comunità o in missioni internazionali.

FIDUCIA: GIU’ LA UE, SU PARTITI E PARLAMENTO. L’atteggiamento dei giovani nei confronti della politica sta cambiando. Se è vero, infatti, che nella classifica della fiducia verso le istituzioni rimangono al primo posto le forze dell’ordine (52,4%) e la scuola (50,2%), va registrato che tra il rapporto 2013 e l’attuale ci sono delle variazioni rilevanti: il mondo dell’istruzione in questi due anni ha perso sei punti in percentuale così l’Unione Europea che è passata dal 41,9% di giudizi positivi al 32,9%. A crescere, invece, sono i partiti politici: nel 2013 solo l’8,5% dei ragazzi dava loro fiducia oggi sono il 14,8%. Ma anche Camera e Senato vengono promossi guadagnando oltre 4 punti percentuali ciascuno. Diverso a seconda del titolo di studio e la tipologia di scuola frequentata, il giudizio rispetto alla credenza e alla pratica religiosa. Solo il 10,6% dei giovani cattolici va a Messa settimanalmente e chi ha un titolo di studio basso si definisce ateo (26,9%).

GLI IMMIGRATI IN ITALIA? PER L’88% SONO TROPPI. Per quanto riguarda la percezione verso l’immigrazione sono stati posti interrogativi nei cinque Paesi europei che hanno il maggior numero di stranieri: Italia, Francia, Regno Unito, Germania e Spagna. L’Italia ha la percentuale più elevata di giovani (88%) che ritengono che gli immigrati siano troppi. I ragazzi di tutti gli Stati presi in esame concordano, invece, sul fatto che i migranti arrivano a causa della “facilità d’ingresso”. E se l’11,8% degli inglesi ritiene che l’immigrazione non sia un problema, gli italiani presentano la quota più bassa con il 2,8% degli ottimisti nei confronti dei cittadini arrivati da lontano.

VIA DA CASA? 5 ANNI DOPO GLI ALTRI EUROPEI. I giovani italiani hanno comunque una gran voglia di uscire dalla crisi, di cambiare il Paese ma sono ancora imprigionati dalla famiglia e dalla mancanza di lavoro. La percentuale dei ragazzi tra i 18 e i 34 anni che vivono con i genitori resta la più alta in Europa ed è persino aumentata negli ultimi dieci anni. L’età mediana di uscita dalla famiglia di origine è attorno ai 30 anni nel nostro paese, mentre è inferiore ai 25 nei paesi scandinavi, in Francia, Germania e Regno Unito. In Italia meno del 12% dei giovani vive in un’unione di coppia tra i 16 e i 29 anni, un valore che è la metà rispetto alla media europea. Ma gli ideali restano: oltre l’80% degli uomini e delle donne vorrebbe una famiglia composta da due o più bambini ma i limiti e le restrizioni fanno scendere la percentuale al 60%.

“L’analisi condotta – spiegano Emiliano Sironi e Alessandro Rosina – ha consentito di confrontare le intenzioni di avere un figlio rispettivamente a uno e a tre anni dal momento della rilevazione. I risultati ottenuti sono, seppur solo per l’orizzonte temporale meno immediato in favore dell’ipotesi che con l’uscita dalla crisi si possa avere un effetto positivo nel rialzo della fecondità. La propensione ad avere un figlio risulta infatti migliorata nel 2015 rispetto al 2012, al contrario di quanto avevamo ottenuto nel confronto tra 2012 e 2007”.

MENO TV. E SOLO UN QUARTO VA LA CINEMA. Infine, il rapporto dell’Istituto “Toniolo” prende in considerazione anche un aspetto poco osservato dalle indagini: la fruizione di film e cinema nei giovani in Italia. Dato per scontato che lo smartphone supera la televisione, il pc portatile è ampiamente presente (82%) e il tablet (57,8%) ormai dimostra di aver raggiunto la diffusione del personal computer desktop, l’indagine si sofferma sulla fruizione cinematografica. La maggior parte dei ragazzi (43,1%) preferisce la televisione generalista mentre la sala cinematografica sembra essere un luogo destinato a pochi (26,2%). Interessante, tuttavia, osservare come rispetto al futuro vi sia un orientamento a diminuire il consumo di tv e ad aumentare quello di Internet oltre ad accordare maggiore interesse al dvd/blu ray.

In merito al cinema i numeri non sono confortati: di fronte alla richiesta di quantificare la propria frequenza alle sale, il 32,1% ha dichiarato di recarsi più di una volta al mese. Di questi il 51,8% afferma di andarci due volte. A vedere un film ci vanno più i ragazzi delle ragazze. Curioso il fatto che a soffrire maggiormente di una non favorevole distribuzione territoriale dei cinema siano i giovani del Nord.