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Cicciolina scrive a Obama: “Presidente, chiedo il Suo aiuto, la Sua attenzione, la Sua paterna comprensione”

Le provocazioni erano il suo pane quotidiano. Ilona Staller, in arte Cicciolina, su scandali ed esagerazioni ha costruito la più fortunata delle carriere nella pornografia:  arrivata giovanissima in Italia dalla natìa Budapest, insieme a Moana Pozzi tra gli anni ’70 e ’90 è stata la regina incontrastata delle sale a luci rosse e dei sogni erotici degli italiani, abbandonati i quali ha ottenuto – prima tra le pornostar – un seggio in Parlamento. Ma se oggi si rivolge direttamente al presidente Usa Barack Obama affidando una lettera indirizzata a lui al settimanale Chi in uscita domani non è per un affare politico.

“Gentilissimo Signor Presidente degli Stati Uniti d’America, Barack Obama. Sono a scriverle per invitarLa a prendere in considerazione la mia domanda di grazia per i fatti che mi sono stati attribuiti erroneamente contro l’immagine degli Stati Uniti d’America oltre a fatti prettamente famigliari e personali che qui riassumerò in breve, sottolineando soprattutto il mio amore e rispetto nei confronti degli Stati Uniti e di tutto il popolo americano”. Con queste parole la pornodiva pentita chiede direttamente all’uomo più potente del mondo di cancellare il bando che da anni le impedisce l’ingresso negli Stati Uniti, pena l’arresto.

“Nel lontano 1981 – scrive la Staller difendendo la sua buona fede – durante una manifestazione di ciclismo, ‘La sei giorni di Milano’, venne bruciata davanti a 24mila persone una bandiera scenografica molto simile, purtroppo, alla bandiera americana. Quella provocazione, andata in scena durante un mio spettacolo, venne scambiata per una proclamazione d’odio nei confronti degli Stati Uniti d’America, mentre in realtà era una protesta contro le Brigate Rosse, un modo per condannare il terrorismo”.

Un gesto che fin da subito non è passato inosservato e ha causato a Cicciolina problemi con la giustizia:  “fui arrestata – ricorda infatti la staller nella lettera – e prelevata di peso dal palco con l’accusa di aver offeso la bandiera di uno Stato estero, cosa che in realtà non fu perché quella bruciata era una bandiera di fantasia. Venni processata per direttissima, venni assolta, ma rimasi purtroppo nella ‘lista nera degli Stati Uniti’: non avrei più potuto mettere piede in America pena l’arresto. Mi rivolgo a Lei, signor Presidente degli Stati Uniti d’America, per chiedere il Suo aiuto, la Sua clemenza, la Sua attenzione e la Sua paterna comprensione perché mi venga concessa la grazia di ottenere, dopo tanti anni, un visto di ingresso nel suo Paese, cancellando tutto ciò che finora me l’ha impedito”.