Società

Mediterraneo: la pace, i giovani, il dialogo. Una Rondine a Trento

Una giornata con i giovani della Sponda Sud del Mediterraneo: a Trento, Italia, Europa, Mediterraneo. Sono i protagonisti di un progetto triennale dell’Associazione Rondine Cittadella della Pace per formare una classe dirigente nuova nei loro Paesi, passata attraverso un’esperienza di vicinanza e di condivisione, futuri leader e fin d’ora costruttori di dialogo, tolleranza, democrazia, pace, libertà. Materie studiate tra Toscana, Sardegna, Trentino.

Un Forum chiude il progetto: s’intitola ‘Sponda Sud: nuove prospettive per il Mediterraneo’ e si svolge nella Sala Rosa del Palazzo della Regione. Invitati dall’Associazione Rondine, in collaborazione con la Provincia Autonoma di Trento, ci sono politici e amministratori, diplomatici e giornalisti; e ci sono soprattutto loro, i giovani.

Una generazione che ha vissuto la speranza delle Primavere arabe e ne ha visto recidere i fiori, ma che dice: “potete toglierci tutti i fiori, ma non ci toglierete le primavere”. Ne esce l’immagine e la consapevolezza d’un Mediterraneo non ‘terra di mezzo’ tra due Mondi, ma è elemento centrale e nodale di un unico Mondo, che è già Europa e vuole esserne parte attiva e riconosciuta senza perdere la propria identità.

I ragazzi, dopo l’esperienza a Rondine, sono pronti ad abbandonare i pregiudizi – anzi, già l’hanno fatto -, a condividere i valori, a costruire ponti – un’immagine che torna di continuo; e non è solo un’eco di Papa Francesco -: basterebbe questo a dare sostanza al rilancio della candidatura di Rondine al Nobel per la Pace.

Il clima positivo contagia politici e diplomatici. I primi riconoscono che l’Europa non ha mai scommesso davvero sul Mediterraneo, nonostante abbia sfornato nel tempo iniziative e formule capaci magari di concepire speranze, e di abortirle subito dopo (si cita un dato significativo, ma non verificabile perché non circonstanziato: un anno di aiuti alla Polonia equivaleva a dieci anni di aiuti a tutti i Paesi della Sponda Sud). I secondi auspicano che l’Unione europea, nel suo nuovo ‘documento strategico’, in fase di elaborazione, recepisca il ruolo del Mediterraneo, che non è e non è mai stata una regione del Mondo qualsiasi.

Si parla di “shared ownership” e di “mutual partnership”, di priorità ai giovani e alle donne. E tutti riconoscono che le molle del fenomeno delle migrazioni sono molteplici: le guerre, ma anche l’economia e i cambiamenti climatici. E tutti sono consapevoli che la demografia, a medio termine, impone all’Europa che invecchia e si spopolerebbe di cooptare i migranti e non di respingerli.

Lo sanno tutti, nella Sala Rosa. Ma fuori? Fuori c’è un’Italia che non sempre è Europa. E un’Europa che quasi mai è Mediterraneo.