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Attentati Bruxelles, imam Pallavicini: “Condanniamo Isis, dimentichiamo il Medioevo. Ma l’Italia riconosca l’Islam”

"Occorre che tutti gli imam di Italia e d'Europa facciano un esame di coscienza e avviino un nuovo pensiero religioso islamico", spiega il vicepresidente della Co.Re.Is, Comunitá Religiosa Islamica Italiana. Da parte sua lo Stato "riconosca l’Islam tra i culti ammessi della Repubblica". Ciò servirebbe a far emergere "stime esatte sul numero e la qualità degli imam e delle moschee" e a far conoscere "il significato dei discorsi che vi vengono fatti"

A poche ore dall’attacco terroristico che ha sconvolto Bruxelles e l’Europa uccidendo 32 persone e ferendone oltre 300, nel dibattito pubblico si riaffaccia il concetto di “islamofobia“, un copione già osservato dopo le stragi di Charlie Hebdo e dell’Hypercasher del gennaio 2015 e gli eccidi di Parigi del 13 novembre. Yahya Pallavicini, imam, vicepresidente della Co.Re.Is, Comunitá Religiosa Islamica Italiana, è una delle voci più autorevoli del mondo islamico in Italia.

E’ lecito chiedere ai musulmani europei di prendere posizione sulle stragi e sul concetto di Stato islamico?
“Piú che lecito, è doveroso. Ma bisogna andare oltre: oggi la nostra posizione è quella di mettere in evidenza la parte sana dei credenti e cittadini musulmani in modo che possano essere distinti dall’errore e dall’orrore rappresentato dall’Isis. Allo stesso tempo questa condanna deve essere immediatamente rinnovata”.

In che modo?
“Ovviamente noi musulmani condanniamo l’Isis ed esprimiamo la massima solidarietà alle vittime e alle loro famiglie, ma ci stiamo rendendo conto che quello che abbiamo fatto fino a oggi non è più sufficiente. Continueremo a fare manifestazioni e siamo aperti al dialogo, ma oggi più che mai dobbiamo fare qualcosa di concreto”.

Ma cosa?
“Nell’immediato bisogna che tutti gli imam di Italia e d’Europa facciano un esame di coscienza e avviino un nuovo discorso, un nuovo pensiero religioso islamico nel contesto dell’Europa. Abbiamo tre sfide da affrontare. In primo luogo dobbiamo contestualizzare la nostra fede all’interno dell’Europa e difenderci dall’eversione islamistica. Dobbiamo smettere di considerarci e farci considerare come un fenomeno d’importazione. Abbiamo il dovere di risvegliare la coscienza e poter trovare la dignità di sentirci europei e musulmani allo stesso tempo. Dobbiamo ritrovare la fierezza di sentirci musulmani d’Europa“.

Un discorso che funziona a livello teorico. E nella pratica?
“Dobbiamo aggiornare l’Islam al presente, dimenticando il Medioevo. Bisogna riscoprire il Corano ed adattarne la lettura alle sfide dell’attualità, altrimenti la religione non sarà più riconoscibile nel presente nell’ispirazione valoriale della vita dei giovani credenti e cittadini musulmani”.

In che modo? La contrapposizione tra “noi occidentali sotto attacco” e “loro musulmani terroristi” che si respira dopo ogni attacco e che viene propugnata anche da esponenti politici di livello nazionale è sempre dietro l’angolo.
“Occorre investire sulla storia d’Europa e sulla storia Islamica. Noi oggi ci sentiamo attaccati da chi vuole attaccare e distruggere l’Occidente e il sano riferimento al sacro. Se la ‘politica’ dell’Isis è quella di cercare e trovare reclute in giovani svuotati dai valori e alla ricerca di falsi eroismi, noi dobbiamo evitare che questo avvenga. Ci sono giovani disperati che per motivi diversi sono facilmente suggestionabili. Dobbiamo lavorare su questo e se facciamo un buon lavoro tutti insieme, allora possiamo preservare questi giovani dal lavaggio del cervello e dalla corruzione politica”.

Sulle spalle di chi dovrà ricadere questa responsabilità?
“Gli esponenti politici, i cultori della materia, gli accademici, i religiosi – e non solo i religiosi islamici, ma anche quelli delle altre fedi d’Europa – devono dare vita a una task force coordinandosi tra loro. Solo attraverso questa dialettica tra laicità e pluralismo religioso sarà possibile ottenere risultati concreti”.

Sta parlando di quello che in Italia viene definito ‘islam moderato’?
“L’Islam è Islam e basta, diventa ‘moderato’ in Occidente. Questo concetto è un’invenzione occidentale creata solo per far capire a chi l’Islam non lo conosce che è qualcosa di diverso dall’estremismo, dal fondamentalismo islamista. Mi si spieghi allora il carattere del cristiano moderato o dell’ebreo moderato. Un musulmano è un credente che si attiene a una fede come accade nelle altre fedi”.

Ma deve esserci una formula per distinguere i milioni di musulmani che vivono in Europa dai pochissimi che contemplano la jihad nel proprio orizzonte di valori.
“E’ una formula semplicistica. Dobbiamo tenere a mente, poi, un’altra cosa: quando parliamo di ‘fondamentalisti islamici’ pensiamo che questi personaggi abbiano un’approfondita conoscenza e osservanza della religione. Troppo spesso invece dimentichiamo che questi ‘falsi’ religiosi hanno una conoscenza grossolana, se non una totale assenza di esperienza di quella che è la dottrina islamica o di qualsiasi insegnamento religioso. Nella maggior parte dei casi costoro ignorano completamente il Diritto Islamico e anche quello della Repubblica. Sono solo dei pericolosi manipolatori abili nel creare slogan copiando, storpiando e incollando alcuni versetti dal Corano. Il loro marketing del Corano è solo propaganda di odio e giustizialismo”.

Come si combattono costoro? Ed esiste un antidoto alla contrapposizione “noi/loro”?
“La spiritualità è un valore fondamentale nella vita di ogni credente e non possiamo permettere che diventi ostaggio o sia confusa con le barbarie del terrorismo. Anche le istituzioni dovrebbero fare scelte impopolari, avere il coraggio di dare una dignità all’Islam autentico d’Europa. Le istituzioni dovrebbero tenere conto della vita e dell’identità dei musulmani non solo in momenti di emergenza come quello di questi giorni, ma con un dialogo costruttivo. Mi piacerebbe che le istituzioni riconoscessero l’Islam tra i culti ammessi della Repubblica Italiana. Servirebbe una ‘mossa storica’, un protocollo di intesa in cui vengano riconosciuti i diritti dell’Islam in un Paese come Italia in cui quella islamica è la seconda religione per numero di fedeli. Le istituzioni dovrebbero individuare rappresentanti seri, affidabili e competenti che siano in grado di orientare l’organizzazione dell’Islam in Italia”.

A cosa servirebbe?
“Proprio perché l’Islam non è riconosciuto come religione, ad oggi non esistono stime esatte sul numero e la qualità reale degli imam, o sulle moschee e soprattutto spesso non si conosce il significato dei discorsi che vi vengono fatti. Serve dunque con urgenza un riconoscimento giuridico tutelato dalla legge. Questo servirebbe a far emergere maggiormente la parte sana dell’Islam in Italia e in Europa e far luce persino su quelle zone d’ombra dove i fondamentalisti spesso manovrano e reclutano i giovani terroristi”.