Cultura

Elena Ferrante, il grande bluff. La sua identità non è affar nostro

Può accadere che anche i misteri abbiano una data di scadenza quando soprattutto non interessano più e si trasformano in qualcos’altro. Ad esempio in una irritante presa per i fondelli. Nel senso: signori, Elena Ferrante non è un nostro problema. Caro editore, veda un po’ lei, si tenga il nick name, l’avatar fasullo, alimenti qualche altra sibilla, ma la prego basta con questa storia. Irriguardosa persino per noi lettori, per chi scrive, per chi sta ancora dietro con una certa insofferenza a paginone di quotidiani intestati a una balla. Chi è Elena Ferrante? È un collettivo di redattori, secondo taluni. Non è Starnone, secondo Cordelli, la cifra stilistica da romanzo in romanzo non mantiene alcuna coerenza. Ma davvero: chissenefrega. A chi interessa questo giochino?

Per quanto mi riguarda, non leggerò mai Elena Ferrante, non c’è niente di peggio di un battage capace di irritare un lettore, piuttosto che incuriosirlo. L’idea che in principio c’è chi ci ritenga tanto scemi da mangiare la foglia e per un  tempo oltretutto prolungato mi offende moltissimo. Non sono nessuno, senz’altro. Ma siamo in tanti a pensarla così. Morale: tenetevi Elena Ferrante, non è un nostro problema. Noi la chiameremo fake e ci limiteremo a leggere altro, non ci perderemo il sonno. E sull’ultimo nome sbucato come l’identico coniglio dal cilindro di un prestigiatore annoiato, i post sui social hanno lasciato in calce qualche imprecazione, niente di più. È questa grande perdita di tempo che mortifica non solo l’intelligenza dei lettori ma il valore della parola (e anche quella data da mantenere) in cui in molti crediamo ostinatamente, il valore di un principio chiamato onestà. Ci avete preso per il… ecco sì, adesso non so un sentimento prossimo al pudore potrebbe cogliere la mente di questa manovra editoriale da marketing che non interessa più, e sarebbe un bel traguardo. Questa balla ha fatto il suo tempo. Bisogna capire quando è il momento di darci un taglio, no? Un po’ di pudore, è quel che ci preme, non l’identità di un collettivo. Avete ingannato un sacco di gente, bravi – e mi rivolgo alle menti che hanno congetturato per l’appunto la balla chiamata Elena Ferrante. Bravi, sì. E quindi? E adesso? Meritereste di rileggervi l’opera omnia della vostra creaturina. Non è una punizione, ci sono castighi peggiori.

Ricordo l’ingenuità di una libraia di mia conoscenza che spiegava al piccolo auditorio del suo caffè letterario le deboli ragioni per cui la signora non amava mostrarsi in pubblico e presentare i suoi romanzi. Sono passati anni. Allora ci credevamo sul serio e pensavamo: però che umiltà, però che capacità di sottrarsi alla vanità e a tutto il resto.

Mi piacerebbe credere che questa balla tornasse al mittente, un macero di rese o altrimenti le pubbliche scuse.