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‘Ero il pianista della Concordia e dopo il naufragio ho perso tutto. Ho ricominciato da zero a Londra: ora suono di nuovo’

Antimo Magnotta, 44 anni, dopo la notte del 13 gennaio 2012 perde il lavoro, divorzia e rimane "senza soldi". Così parte per l'Inghilterra. Dopo avere fatto il pasticcere e il dog sitter, inizia al caffè del Victoria & Albert Museum. Lì c'è un pianoforte. Così confessa al manager di avere truccato il curriculum: non è un cameriere, ma un pianista. Lui gli dà la possibilità di suonare una volta davanti ai clienti: se fallisce sarà licenziato. Ma lui supera il "provino"

“La vita, in fondo, è fatta di possibilità inaspettate”. Di rivincite ne sa qualcosa Antimo Magnotta, 44 anni, casertano, di professione musicista. Insieme al suo pianoforte ha viaggiato sulle navi da crociera di mezzo mondo, lavorato nei casinò più in voga e negli alberghi più lussuosi. Fino alla notte del 13 gennaio 2012, quando ha sentito “i sette squilli brevi e uno lungo” a bordo della Costa Concordia. Dopo il naufragio, la paura, lo sgomento, Antimo ha deciso di cambiare vita. Si è trasferito a Londra, dove è ripartito da zero.“Ma non chiamatemi pianista sull’oceano”, dice.

La voglia di viaggiare, per Antimo, nasce all’età di 6 anni, quando suo padre gli regala una “meravigliosa enciclopedia”. Il tutto si unisce alla passione per la musica: “Ho chiesto ai miei genitori di imparare a suonare il piano. Non ci sono musicisti nella mia famiglia e, da quello che so, non ce ne sono mai stati. Solo operai e gente che ha sempre lavorato duro”. Dopo il diploma al conservatorio nei primi ’90 inizia l’avventura. Grazie al rifiuto di un collega, per Antimo arriva un’opportunità unica: il primo contratto per un imbarco su una nave da crociera come pianista di bordo. “Ho superato l’audizione e così si è avverato il mio piccolo sogno: suonare e viaggiare”. Dalla Grecia alla Spagna, dalla Finlandia agli Stati Uniti, la vita sembra in discesa per Antimo. “Andare per mare e suonare in alberghi di lusso era diventata una consuetudine ormai”, ricorda. Festeggiare il capodanno a Montecarlo e il ferragosto a Mykonos è una piacevole prassi. E questo “magnifico peregrinare” dura quasi un ventennio.

“Ho chiesto ai miei genitori di imparare a suonare il piano. Non ci sono musicisti nella mia famiglia, solo operai e gente che ha sempre lavorato duro”

Fino a quando qualcosa “si è spezzato”. Antimo era a bordo della Costa Concordia la notte del 13 gennaio 2012, quando il suo sogno “si è trasformato in un incubo”. Dopo l’impatto viene sbalzato dal sediolino su cui stava suonando. “La Concordia si è paurosamente piegata su di un fianco, una falla ha causato un naufragio a cui in molti non sanno ancora dare una spiegazione – ricorda –. Dallo sgabello del piano mi sono ritrovato dopo diverse ore appeso ad un cavo sulla fiancata esterna della nave in attesa di soccorsi”. La zattera di salvataggio era già immersa nell’acqua, quindi inutilizzabile. “Solo grazie alla forza che ho trovato pensando a mia figlia sono riuscito a raggiungere in maniera rocambolesca la terraferma”.

Per Antimo il naufragio simboleggia un vero e proprio capovolgimento di senso. Da superstite non ha più lavoro, e neanche sogni. È per questo che decide di ricominciare subito, di reinventarsi una vita per non capitolare di fronte al destino. Solo, divorziato e “senza soldi”, ma con una volontà che “non bisogna piegare di fronte a niente”, Antimo si trasferisce a Londra. Dorme in case decrepite con stanze condivise, bagni in comune e affitti illegali (“e altissimi”). Cambia tre sistemazioni in poco tempo; mangia male, si veste male. Ma non demorde: porta in giro curricula truccati pur di ottenere un posto di lavoro. Dal commesso generico all’aiuto erborista, dal pasticcere al dog sitter, fino al cameriere.

“Solo grazie alla forza che ho trovato pensando a mia figlia sono riuscito a raggiungere in maniera rocambolesca la terraferma”

Il lavoro, alla fine, arriva. Antimo è assunto in una compagnia che gestisce ristoranti all’interno di istituzioni museali e viene assegnato al caffè storico del Victoria & Albert Museum. L’unico, guarda caso, con un pianoforte. Per sei mesi si sveglia all’alba, pulisce i tavoli del caffè, raccoglie la spazzatura, solleva pile di piatti sporchi e spinge carrelli di stoviglie in mezzo alla gente. “Quel pianoforte, muto, al centro della sala mi faceva contorcere lo stomaco dal dolore”, confessa. Fin quando Antimo decide di rischiare. Va dal suo manager e gli confessa che il curriculum che ha consegnato era truccato.”Sono un pianista“, dice. Gli viene accordata solo una possibilità per suonare davanti ai clienti: se fallisce perderà anche il posto da cameriere. “Ho condensato tutte le mie forze in quel pomeriggio”.

“Non ho rimpianti, non ho rimorsi, non sono in fuga. Io sono qui per suonare, per scrivere, per raccontare e celebrare la vita. Che quella notte non ho perso”

Da quel giorno Antimo è il diventato il pianista residente del caffè storico del Victoria & Albert Museum, considerato tra i più importanti musei al mondo dedicati alle arti applicate e alle arti minori. Suona, compone, scrive e sogna un giorno di mettere in scena la sua storia. “Ho tanti progetti per le mani, ho mille possibilità davanti a me”. Oggi vive nel quartiere Peckham, a Londra, e ricorda con un sorriso i momenti in cui i clienti si avvicinavano a lui incuriositi da quel cameriere seduto al piano. “Per tre mesi ho cercato di sviarli, ma i miei baffi, lo confesso, mi rendono riconoscibile”. Di una cosa, però, Antimo è sicuro: “Non ho rimpianti, non ho rimorsi, non sono in fuga. Io sono qui per suonare, per scrivere, per raccontare e celebrare la vita – conclude –. Quella che non ho perso quella notte”.