Diritti

Stepchild adoption, tutto quello gli italiani non hanno capito

Grandi titoloni sui giornali di oggi ci spiegano che la legge sulla unioni civili così come è stata approvata piace agli italiani, i quali sarebbero invece contrari alla stepchild adoption, come buona parte del Parlamento. Sembra una consacrazione popolare alla scelta renziana di stralciare le adozioni e portare in porto, grazie ai voti di ex fedelissimi di Berlusconi, una legge in realtà ingiusta, mozza, zoppa.

Forse gli italiani non hanno capito bene, probabilmente nessuno glielo ha spiegato con chiarezza, perché neanche i parlamentari contrari sapevano ciò di cui parlavano a proposito di stepchild adoption (un motivo in più per usare l’italiano, invece che un incomprensibile inglese). Non si tratta infatti di dare la possibilità – che sarebbe comunque sacrosanta – a una coppia gay di adottare figli come fanno gli eterosessuali, ma di normalizzare le situazioni di fatto, e cioè quelle famiglie dove già i figli sono nati, o adottati – nel caso di coppie gay – all’estero.

Forse gli italiani non hanno capito che senza una protezione normativa se uno dei due genitori muore il bambino figlio del genitore biologico può essere considerato orfano, salvo intervento dei giudici. Che se la coppia si separa, un genitore potrebbe perdere per sempre il diritto a rivedere quello che in pratica è suo figlio, perché diritti su di lui non ne ha, salvo intervento dei giudici. Nè questo genitore può decidere di lasciare la sua eredità a quello che appunto la legge non considera figlio suo, salvo – sempre – interventi dei giudici.

E poi ci sono tanti aspetti pratici, come andare a visitare il bambino malato in ospedale e sentirsi dire che non si è parenti – ma come, si vive insieme! – oppure l’impossibilità di prendere il bambino a scuola senza una delega precisa, perché anche in quel caso si viene considerati più estranei dei nonni. Insomma, aspetti di vita significativi, specie quando uno si fa carico di tutti i doveri di cura di un bambino e vorrebbe solo essere legittimato ad amarlo per quello che è, ossia un figlio vero e proprio.

Forse spiegata in questi termini la stepchild adoption convincerebbe più quegli italiani che hanno risposto ai sondaggi di questi giorni. Un po’ come nel caso del referendum sulla legge sulla fecondazione assistita, dove è mancata la capacità e la possibilità di spiegare agli italiani cosa significasse in termini di sofferenza umana una legge sadica e contraddittoria, una legge contro la vita.

Comunque, se anche gli italiani, ben istruiti, restassero contrari alla stepchild adoption, il Parlamento avrebbe il dovere di farla lo stesso, una legge, per dare protezione ai figli di unioni omosessuali. Perché il diritto conta più dell’opinione e la Costituzione più dei sondaggi. Naturalmente, nonostante si sia già avviato l’iter, si tratta di una legge che non passerà mai e che a questo punto non interessa più né Renzi, né il Parlamento. Per questo la Cirinnà non aveva granché motivo di gioire: si è detta commossa dopo la votazione, ma la rabbia sarebbe stato un atteggiamento più coerente, rabbia verso l’approvazione di una legge mozza: che in nome del compromesso politico calpesta i diritti dei bambini e dei loro legittimi genitori.