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L’Isis è petalosa?

Una domanda che potrebbe lasciar perplessi in molti, lo ammetto. Ma dato che questo termine sembra aver conquistato le prime pagine dei quotidiani e dei media in questi giorni tanto vale adottarlo. Il che tuttavia mi fa riflettere su un tema, forse, un poco più amplio. Siamo tutti scemi? Quanto meno noi occidentali.

Mi si conceda di spiegarmi. Nel Medio Oriente stiamo rischiando una terza guerra mondiale. Facciamo il punto. Abbiamo gli americani che han supportato a lungo, quasi per noia senza mai impicciarsi direttamente, stile Brzezinski in Afghanistan durante la guerra dei Mujahadeen contro l’unione sovietica (Mujahadeen “guerrieri della libertà” in seguito divenuti talebani terroristi vabbè), con un fronte siriano di ribelli di cui essi stessi non han ben compreso la composizione precisa.

L’idea base era di mandare a casa Assad, il quale non ci pensa nemmeno di farsi rottamare (forse si dovrebbero mandare la Renzi che a rottamare sembra esser esperto).

Abbiamo i Russi, con un Putin che a volte gli girano e da bravo russo ha un approccio del tipo “prima ti sparo poi ne parliamo”. Intendiamoci un approccio che ha ottimi risultati a giudicare dall’avanzata del governo di Assad contro l’Isis (e in generale i ribelli che siano poi supportati dagli Usa poco importa). Putin ha voluto chiarire un punto “La Siria sta bene lì dove sta e diamoci un taglio”. Quindi abbiamo due superpotenze (con pace degli americani che pensavano di esser rimasta l’unica superpotenza) che stanno giocando con bombardamenti intelligenti in zone molto limitrofe.

Non bastasse abbiamo gli attori regionali, vediamo. I sauditi, con un regno stressato dal crollo del valore del petrolio, che devon mantenere la loro posizione wahabita (un islam un po’ come dire ortodosso) che ci tengono a far capire che loro sono il grande giocatore del Medio Oriente. Già hanno digerito male che Obama abbia rilassato i nervi con l’Iran, figurarsi se si fan pestare i piedi dai russi. I sauditi son lì lì per mandare le truppe di terra a supportare i ribelli contro Assad (quali ribelli di preciso non si comprende del tutto). Abbiamo l’Iran che dopo aver preso un po’ di respiro dalla sospensione delle sanzioni occidentali ora mira a vender milioni di barili di petrolio.

Intendiamoci va tutto bene, ma a 30 dollari al barile ne dovrà vendere proprio tanto, ed è prontissimo a fregarsi le quote di mercato dei saudi. Gli iraniani son pure sciiti (l’altra grande anima del mondo musulmano) e non vedono di buon occhio gli arabi e in particolare i sauditi. Ovviamente gli iraniani supportano il loro alleato storico Assad e han già inviato truppe di terra, brigate di pasdar altamente addestrati, per sistemare la faccenda Isis e ribelli vari. Quindi per definizione già stiamo rischiando che i soldati iraniani si prendano qualche bomba in testa dai caccia russi o americani (per sbaglio ovvio) o peggio ancora (al peggio non c’è fine) si trovino a combattere truppe regolari saudite o turche (sempre per sbaglio).

Dal nord abbiamo i turchi. Erdogan ha chiarito già da un po’ fa che l’Isis è un rischio ma i curdi, per gli interessi turchi, son ancora più rischiosi. Quindi nella sua azione di contenimento della minaccia Isis le postazioni di artiglieria turca distribuiscono equamente bombardamenti a tutte le minacce alla nazione turca (Isis, curdi etc..).

Non bastasse questo nella mischia abbiamo anche i curdi stessi. Una popolazione il cui dna è stato sparpagliato (da decenni di divisioni posto coloniali fatte alla buona) tra Turchia, Iraq, Siria e un pezzettino di Iran. Ora i curdi sognano da sempre un grande Kurdistan. Ovviamente le 4 nazioni sopra menzionate non apprezzano molto questa visione. Il nord Iraq al momento pare di fatto una regione autonoma, dove il governo curdo poteva definire politiche petrolifere indipendentemente da Baghdad (non è da dimenticare che la cosa faceva poco piacere al governo iraqeno, che conta di rifarsi un economia vendendo energia). I Peshmerga han fatto il giro del mondo a colpi di foto di donne soldato che valorosamente (e qui non scherzo) han tenuto testa all’Isis. Gli americani han abbracciato per molto tempo l’idea che gli unici scarponi sul terreno (soldati sul campo) fossero i peshmerga. Unico neo è che i curdi non sono idioti, e han definito più volte il loro limite operativo del tipo “combattiamo l’Isis si ma solo per difender casa nostra”. Il loro concetto di “casa nostra” tuttavia rischia di estendersi alle nazioni sopra menzionate, di qui la reazione turca di chiarire ai Curdi abitanti in territorio turco che “qui non si fan spartizioni”.

Riassunto: abbiamo un alleato Nato, la Turchia, impegnato in varie azioni sul campo senza un mandato della Nato (almeno sin ora). Che bombarda sia i terroristi che i curdi. Gli americani che supportano i Curdi e i ribelli contro Assad e bombardano Isis. I russi che bombardano chi è contro Assad: i ribelli (tra cui anche quelli supportati dagli americani, forse).

C’è da sperare che per sbaglio i russi non colpiscano anche qualche consigliere militare turco o americano che passava nella zona, altrimenti ci ritroviamo un membro Nato i cui uomini sono stati uccisi da un non alleato Nato (un potenziale per un casus belli). Iraniani che supportano Assad contro tutti (e che già stan lasciando uomini sul terreno), sauditi che gettan benzina sul fuoco e i curdi che, dopo aver combattuto valorosamente, vorranno un pezzettino di terreno in più.

In tutto questo come ultima cosa noi italiani, che a quanto pare siamo spiati dai nostri alleati, che lasceremo la nostra base di Sigonella per fare bombardamenti tattici e mirati con Droni. Ora la cosa va bene da un punto di vista strategico, ma se per caso Isis e tutti gli altri personaggi implicati nella guerra dovessero domandarsi “ok gli italiani da che parte stanno” noi cosa rispondiamo?

Be è ovvio come tutti i giornali di oggi gli risponderemo che siamo petalosi, perché qui più che fare politica estera si gioca con l’Accademia della Crusca.

Son soddisfazioni.

@enricoverga