Politica

Unioni civili, Alfano: “Regalo all’Italia impedire a gay di avere un figlio. Bloccata rivoluzione contronatura”

Senato riunito per voto su ddl Cirinnà. Saltano stepchild adoption e obbligo di fedeltà. Il ministro dell'Interno: "Vince il buonsenso". Boschi lo stoppa: "Il regalo all'Italia? Che il progetto di vita tra due persone dello stesso sesso non vale meno di quello tra un uomo e una donna". Anche Speranza lo attacca: "L’unica cosa contro natura di questi giorni è stato l’oscurantismo di chi non vuol riconoscere l’uguaglianza dei diritti delle persone"

“E’ stato un bel regalo all’Italia avere impedito che due persone dello stesso sesso, cui lo impedisce la natura, avessero la possibilità di avere un figlio. Abbiamo impedito una rivoluzione contronatura e antropologica“. Angelino Alfano, parlando delle unioni civili a margine del consiglio Ue Interni a Bruxelles, esulta così all’indomani della vittoria sul braccio di ferro all’interno della maggioranza che ha portato alla riscrittura del ddl Cirinnà, sul quale il governo ha posto il voto di fiducia. “Sulle unioni civili ha vinto il buonsenso – ha proseguito il ministro dell’Interno – Abbiamo bloccato ciò che non è permesso in natura”. Ma a stoppare “le dichiarazioni infelici che risultano inutili ed esagerate”, come le ha definite il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini, interviene il ministro delle Riforme Maria Elena Boschi: “Credo che oggi dovrebbe prevalere il buon senso anche nelle dichiarazioni. Il regalo all’Italia è consentire alla Costituzione di trovare piena applicazione e di affermare finalmente che il progetto di vita tra due persone dello stesso sesso non vale meno di quello tra un uomo e una donna. Il regalo all’Italia è dire che non ci sono cittadini di serie B. E questa legge va nella direzione giusta”.

Cuperlo giudica “gravissime” le parole di Alfano e al ministro risponde anche l’esponente della minoranza dem Roberto Speranza. “Caro Alfano, l’unica cosa contro natura di questi giorni è stato l’oscurantismo di chi non vuol riconoscere l’uguaglianza dei diritti delle persone”. Ma lo scambio non finisce qui. Segue la replica del ministro. “Caro Speranza – dice – è secondo natura che due uomini abbiano un figlio? E’ secondo natura che una donna metta sul proprio ventre la targhetta del prezzo? No, caro Speranza. Anche la politica ha un limite: la natura“. Per Speranza, quello che arriva oggi in aula, è un compromesso, una “strada al ribasso con Alfano” che “il Pd ha sbagliato a scegliere”. Aggiunge che “ci sono responsabilità pesanti dei 5stelle“, visto che “le loro ambiguità hanno pesato moltissimo”.

Secondo Alfano “è assolutamente di buon senso dare più diritti ai soggetti anche dello stesso sesso che compongono una coppia, una unione, al tempo stesso l’istituto giuridico del matrimonio è ben distinto da quello dell’unione”. Il risultato in sintesi: niente stepchild adoption e via anche l’obbligo di fedeltà, anche se si mantiene la libertà dei giudici nel decidere sui ricorsi delle coppie omosessuali in merito al riconoscimento dell’adozione del figlio del partner. Del resto lo aveva anticipato anche il ministro della Salute Beatrice Lorenzin: lo stralcio delle adozioni non sarebbe stato sufficiente per ottenere i voti di Ap, anche se “singoli senatori” del gruppo non voteranno la fiducia. Quindi il testo che arriva in aula va oltre le modifiche dell’articolo 5.

Un esito che non è all’altezza delle aspettative per Speranza, secondo cui “serviva più coraggio. Il risultato di introdurre le unioni civili in Italia, che pure è un passo in avanti, purtroppo è macchiato dall’aver rinunciato alla stepchild. Continuo a pensare che si poteva e doveva andare in Aula e difendere integralmente le nostre idee. Ora non bisogna fermarsi. La battaglia per l’uguaglianza dei diritti – conclude Speranza – è solo iniziata“. E le associazioni Lgbti per sabato 5 marzo hanno già annunciato una mobilitazione a Roma.

Verdiniani: “Ok alla fiducia. Siamo il paracadute della maggioranza” – Il via libera al Senato arriverà anche dai verdiniani, che sciolgono la riserva: il presidente dei Ala, Lucio Barani, conferma che voteranno compatti “tecnicamente e politicamente” la fiducia. Un sì che però avrebbe un valore politico, spiegano, da non sottovalutare (articolo di Diego Pretini). Ieri infatti nella votazione sulla questione di fiducia al decreto legge Milleproroghe l’assenza dei 19 senatori di Ala ha fatto registrare una maggioranza di 155 sì. Sotto di molto il quorum di 161.

Vincenzo D’Anna aveva già anticipato che dopo il voto alla fiducia, Ala sarebbe stata pronta per entrare in maggioranza. Su questo aspetto, però, oggi Barani dice: “Non entriamo nel governo, ma votiamo la fiducia, non come atto tecnico bensì politico, per spingerlo ad essere sempre più riformista”. Poi aggiunge: “Abbiamo visto che siamo indispensabili per le riforme, siamo il paracadute di emergenza di una maggioranza che si deve aprire quando quello di ordinanza è in difficoltà. Da luglio – conclude – ci siamo aperti troppe volte perché quello di ordinanza aveva troppe falle“.

Di Manolo Lanaro

Lega: “Senatori Ncd? Traditori” – A destra intanto prevalgono le accuse contro Ncd e la maggioranza. Per avere tradito, boicottato la discussione in aula. Per avere prodotto un testo “Frankenstein” che darà adito a “infiniti ricorsi alla Corte Costituzionale”, come hanno detto in una conferenza stampa i capigruppo del centrodestra Paolo Romani, Gianmarco Centinaio (Lega) e Cinzia Bonfrisco, nonché Gaetano Quagliariello (Idea), Mario Mauro (Pi) e Maurizio Gasparri.

Per la Lega i senatori di Alfano sono i “traditori dei 30 denari” perché “erano con noi al Circo massimo al Family day che si spellavano le mani a dire ‘il ddl non passerà mai’ e per 4 cadreghe si sono rimangiati quanto affermato”. Poi arriva l’affondo del capogruppo Gian Marco Centinaio: “Alfano è un perdente come ministro dell’Interno e come uomo di trattativa. Se pensa di aver vinto solo perché hanno tolto la fedeltà sei a un livello bassissimo di contrattazione politica”. Scalpitano invece da Forza Italia per la mancata discussione del testo in Aula. “La maggioranza ha impedito il dibattito”, ha detto il capogruppo Paolo Romani. “Si tratta di un vulnus delle regole della democrazia” che mina “la capacità del Senato di legiferare. Ciò è accaduto per volontà del Pd e della maggioranza. Avremmo preferito che anche la presidenza del Senato si fosse fatta carico di approfondire tema così controverso. È una grandissima occasione persa”.