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Grecia, opposizione prepara assedio a Tsipras in vista delle riforme. Forconi, pensioni, tv: ecco dove rischia di cadere

Il neo-segretario dei conservatori, il 47enne liberale Kyriakos Mytsotakis, prosegue la sua campagna elettorale con un viaggio mirato a Bruxelles dove ha incontrato i vertici dell'Unione: Juncker, Schulz, Moskovisi, Ntomprofskis e Djsselbloem. Ufficialmente si è parlato di migranti, ma sono sempre più insistenti le voci di uno zoccolo duro di burocrati conservatori che gravitano nell'ambito del partito Popolare Europeo pronti a gettare le basi per il futuro

L’assedio al governo di Alexis Tsipras è appena cominciato. Mentre in patria il premier è impegnato su tre fronti caldissimi (hotspot, Forconi di Grecia e riforme a rischio da presentare in Aula) ecco che il neo-segretario dei conservatori, il 47enne liberale Kyriakos Mytsotakis, prosegue la sua campagna elettorale con un viaggio mirato a Bruxelles dove ha incontrato i vertici dell’Unione: Juncker, Schulz, Moskovisi, Ntomprofskis e Djsselbloem. Il ciclo di strette di mano e buoni propositi sul tema Grexit e migranti, è stato caldeggiato dal commissario greco Dimitris Avramopulos, anch’egli conservatore. Ufficialmente si è parlato di hotspot, con la richiesta che non si chiuda il confine con Fyrom e di come replicare ai quotidiani sconfinamenti nei cieli greci degli F16 turchi (ieri 22 episodi in 24 ore). Ma ufficiosamente sono sempre più insistenti le voci di uno zoccolo duro di burocrati conservatori che gravitano nell’ambito del partito Popolare Europeo, pronti a gettare le basi per il futuro di Mytsotakis. “Non so quando ci saranno elezioni, ma so che noi conservatori vinceremo”, ha detto mercoledì il diretto interessato. Anche perché nessuno può mettere la mano sul fuoco sulla durata dell’attuale esecutivo, atteso dalle forche caudine del voto in Parlamento di due ddl strategici. E con soli due voti di vantaggio sul’opposizione.

Forconi bloccano le strade per i porti e spezzano in due il Paese
Nel Paese è allarme rosso su tre dossier delicatissimi, che stanno provocando scossoni sociali e forti proteste da parte dei cittadini. Gli agricoltori sono sulle barricate da due settimane, con 10mila trattori che hanno spezzato in due il Paese. I cosiddetti Forconi di Grecia hanno bloccato autostrade, svincoli e strade statali per i maggiori porti: protestano contro la riforma previdenziale. E mercoledì hanno consegnato un paper di richieste al governo: chiedono l’abolizione della tassazione sugli attrezzi agricoli e sui materiali di consumo; che i prestiti “in rosso” fino ai 300mila euro non comportino il pignoramento di prima e seconda casa, oltre che di terreni; che quelli sino ai 200mila euro alle imprese siano sgravati da interessi; nonché la rimozione dell’imposta sull’alcool. E dicono che accetteranno il dialogo “solo se il governo discuterà nel merito le nostre proposte” mentre permangono ben 52 posti di blocco in tutta la Grecia, e al confine con la Bulgaria restano bloccate lunghe file di camion che avrebbero dovuto imbarcarsi nei porti di Igoumenitsa e Patrasso, ma che sono bloccati a 300 km di distanza.

Hotspot: l’Europa li impone, ma le isole non li vogliono
Altro fronte delicatissimo, quello delle isole interessate dalla costruzione dei cinque hotspot: Chios, Lesbo, Leros e Kos. In tutto sono stati stanziati più di 27 milioni come ha twittato tre giorni fa il commissario Ue Avramopulos, per consentire che la capienza nelle quattro isole raggiunga le 50mila unità. Albergatori e cittadini sono arrivati anche allo scontro con le teste di cuoio nei giorni scorsi a Kos: chiedono che il turismo, unica fonte di reddito, non venga spazzato via dai centri di riconoscimento chiesti da Bruxelles. Ma sembra che il governo stia pensando di realizzarne altri tre nell’entroterra a Lamia, Larissa e Volos. Con i cittadini che preparano rappresaglie.

Riforme attese in Parlamento: le pensioni il primo ostacolo
In Aula, anche se non vi sono date per la calendarizzazione, Tsipras rischia di andare sotto: entro 40 giorni dovrebbe portare il ddl di riforma sulla previdenza sociale ovvero la madre delle riforme, molto attesa dalla Troika e propedeutica al raggiungimento degli obiettivi contenuti nel memorandum. Il ddl proposto dal governo istituisce una pensione nazionale uguale al 60% del reddito medio, finanziata direttamente dal bilancio statale, anziché dai contributi versati, e in grado nelle intenzioni del premier di difendere i cittadini dalla povertà. Crea il contributo di solidarietà sociale a favore degli anziani, inclusi coloro che non hanno compiuto 15 anni di assicurazione. Lega l’importo complessivo definitivo delle prestazioni pensionistiche al totale del periodo di lavoro dell’assicurato. Propone incentivi perché ogni lavoratore possa restare più a lungo nel mondo del lavoro. Rafforza la pensione nazionale tramite la pensione retributiva, basata su un sistema redistributivo di prestazioni stabilite, in modo che i più poveri e i più deboli vengano protetti. Garantisce il versamento sia della pensione nazionale che di quella retributiva e crea un solo e unico ente previdenziale per tutti, con regole unificate ed eque sia in materia di contributi che di prestazioni. Eliminando così le arbitrarie discriminazioni in base all’età. Garantisce la sostenibilità a lungo termine del sistema previdenziale.

Riforma delle frequenze televisive: gli oligarchi non la vogliono
Altro scoglio sulla strada del governo è la riforma delle frequenze televisive che, secondo molti analisti, è osteggiata dagli oligarchi che in Grecia controllano i media senza di fatto alcuna regola, non avendo neanche pagato allo Stato alcunché per l’assegnazione delle frequenze. Il governo in conformità alla Convenzione di Ginevra ha completato il passaggio dalla trasmissione analogica a quella digitale. La nuova legge prevede una gara di appalto internazionale per evitare che come accade da un quarto di secolo i fornitori di contenuti delle emittenti private trasmettano sulla base di concessioni provvisorie. Il provvedimento approvato lo scorso ottobre dal Parlamento attende che il governo emani i decreti attuativi.

E in Aula la maggioranza Syriza-Anel ha solo due voti in più del minimo
Ecco che al netto di proteste, nuove tasse e giochi di prestigio in Aula dove la maggioranza Syriza-Anel ha solo due voti in più del minimo, un nuovo sondaggio mette fiato sul collo all’esecutivo. Una rilevazione curata dall’istituto Mrb conferma la sofferenza di Syriza seconda al 23,2%, con Nea Dimokratia al primo posto in vantaggio di 3,7 punti e a sorpresa i comunisti integralisti del Kke terzi al 6,6%. Segue Alba dorata ad un soffio (6,5%), i democratici di Pasok e Dimar al 5,7% i centristi al 4,1% e gli alleati di Tsipras al governo, Anel, al 3%.

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