Calcio

Serie A, giovani calciatori e studenti: ecco il progetto contro l’abbandono scolastico

L'accordo raggiunto con il Miur, il Coni e il Cip, durerà tre anni e propone agli atleti delle categorie Allievi e Primavera che giocano in A di conciliare la vita sul campo e quella sui banchi. A disposizione dei ragazzi 2 tutor: uno sportivo (pagato dalle squadre) e un altro dedicato alla didattica. "Lo sport diventi una componente strutturale della nostra formazione" ha detto il ministro dell'Istruzione

Danilo Cataldi, centrocampista della Lazio e della nazionale italiana Under 21, ha abbandonato il liceo scientifico al terzo anno perché non riusciva ad affrontare i due impegni, sport e scuola. Ma ora per lui e per altri 1.341 calciatori della Lega Serie A, il ministero dell’Istruzione con il Coni e il Comitato italiano paralimpico, è pronto a mettere in campo un progetto per consentire a questi atleti di conciliare la vita sul campo da calcio o in palestra e quella sui banchi. Per loro ci saranno anche due tutor: uno sportivo pagato – come ha anticipato il presidente della Lega Maurizio Beretta nella conferenza stampa di presentazione – con i proventi delle multe e uno scolastico che sarà individuato dalle scuole che gli atleti frequentano. Chiaramente, come sempre, senza alcun onere per l’amministrazione scolastica. Nessuno perderà più una lezione a causa di gare e allenamenti grazie all’uso della tecnologia che in caso di necessità sarà fornita dalle società sportive, magari coinvolgendo anche degli sponsor.

Il progetto che dall’anno prossimo sarà esteso a tutte le discipline sportive, per ora parte in fase sperimentale con la Serie A coinvolgendo i ragazzi appartenenti alle categorie Allievi e Primavera di cui 326 con contratto professionistico e tredici già esordienti nel massimo campionato. Giovani promesse come Emil Audero, che ha raccontato di sentirsi penalizzato dalle lunghe assenze al liceo scientifico, ora si collegheranno in ogni luogo e in ogni momento in modalità e-learning: i ragazzi avranno a disposizione una piattaforma dedicata, materiali didattici, lezioni e conferenze e potranno persino fare delle sessioni con i professori via Skype.

Non dovranno seguire giorno per giorno le lezioni ma avranno l’obiettivo di restare al passo con i compagni di classe. Le modalità e i tempi per le attività di e-learning dovranno essere concordate con il consiglio di classe ma le attività previste, per un massimo del 25% del monte ore annuale, dovranno essere certificate. Unica incombenza per gli sportivi sarà quella di presentarsi in classe per le verifiche sia orali che scritte. Un impegno in più per i dirigenti scolastici degli istituti interessati (sia statali che delle scuole paritarie) che dovranno mettere a disposizione una buona connessione web, un computer e un docente che svolgerà le funzioni di tutor prendendo accordi con il “collega” sportivo che ogni società dovrà individuare tenendo conto che non dovrà avere solo competenze e conoscenze di tipo psicologico e pedagogico ma dovrà anche motivare l’atleta.

“La nostra volontà – spiega il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini – è fare in modo che lo sport diventi una componente fondamentale, strutturale della nostra formazione”. Intanto il presidente del Coni, Giovanni Malagò pensa già di ampliare questo progetto a livello universitario: “Dare a questi giovani la possibilità di proseguire e completare gli studi è molto importante anche per garantire loro un futuro quando interromperanno l’attività agonistica”. La sperimentazione avrà durata triennale, fino al 2018.