Politica

Renzismo, moriremo fiorentini?

Renzi a Ventotene 675

Questo inverno si sta dimostrando funesto per Renzi. Anch’egli – ormai è chiaro a tutti – è una fantasmagorica imitazione della propaganda e della sostanza berlusconiana, persino nell’aspetto più cupo dei conflitti di interesse. Il caso della banca Etruria col tempo si dimostrerà assolutamente disastroso e il ridicolo internazionale che ci ha regalato il Renzi braghettone difficilmente si potrà dimenticare ed entrerà nella leggenda come alcuni episodi altrettanto penosi del suo illustre predecessore.

Anche se è alle corde e la sua politica ormai lascia vedere la trama che ci sta sotto, Renzi è in grado di resistere non perché gli italiani siano innamorati di lui o ne apprezzino le presunte qualità riformatrici, bensì perché non sanno come rispondere a questa domanda: qual è l’alternativa a Renzi? A destra, a parte il partito dei razzisti e di Casa Pound, non c’è che la palude dove affonda inesorabilmente il berlusconismo. Tra rigurgiti clericali e risentimenti inevitabili in un regime in avanzato stato di decomposizione. Nel centrodestra vi sono solo affamati trasformisti che fanno del ricatto e della compravendita la loro strategia. A sinistra il quadro non è migliore. Il Pd ormai è tutto appecoronato, la sinistra interna dimostra di non saper morire con dignità e si è fatta ascara del padrone. Fuori dal Pd vi sono sette chiuse nell’orizzonte “rosso antico”, destinate all’irrilevanza e alla sindrome ingroiana. Resta il M5s che, come forza di ribaltamento può essere utile, ma non ha una politica, occhieggia a destra e a sinistra, e soprattutto, visti i tempi che corrono, non sa distaccarsi dal vento antieuropeo. E poi non sarà mai una vera forza politica democratica se non ripudierà la sua concezione totalitaria di partito che mira a governare da solo. Tra l’altro la stupidità somma del clan dei fiorentini le ha apprestato anche il meccanismo elettorale adatto a distruggere ogni forma di pluralismo politico nel nostro paese.

Quindi la constatazione che ora il renzismo ha l’unica ma decisiva forza di non avere alternative ha una notevole consistenza e capacità di convincimento. Ma è una vera giustificazione ed è politicamente giusta? A chi pensa di salvarsi l’anima riproponendola ossessivamente io ribatto sempre con la stessa similitudine storica. Torniamo con la mente a 80 anni fa. Siamo in Italia, nel 1936. Il fascismo sta godendo l’assestamento del regime mussoliniano. De Felice definirà quegli anni “l’età del consenso”. Sembra che tutti gli italiani siano fascisti. Il 9 maggio Mussolini annuncia che “tutti i nodi furono tagliati dalla spada lucente” e che “l’Italia ha finalmente il suo impero”. Altro che gli spiccioli ai diciottenni. Ma qui non si vuole fare un paragone o accomunare Renzi a Mussolini, quanto cogliere un aspetto che rende simili le due situazioni: a Mussolini non c’erano alternative. C’era solo lui . Come oggi Renzi.

Vediamo com’era l’opposizione allora. I comunisti erano compattamente stalinisti e predicavano uno Stato ancor più totalitario di quello fascista. Erano già malati di quell’opportunismo che li portò addirittura a cercare consensi tra i fascisti, indifferenti com’erano al fatto che proprio nell’agosto del nostro fatidico anno, con i processi di Mosca, Stalin inaugurerà il periodo più feroce della sua dittatura. La chiesa romana pochi anni prima ha venduto l’anima per un po’ di privilegi temporali e i preti marciano in camicia nera; i laici di Giustizia e libertà hanno un pensiero revisionista modernissimo ma, per l’esiguità delle forze, non costituiscono alternativa a nulla, il loro leader, Carlo Rosselli, sarà assassinato l’anno successivo; i socialisti sono già sotto l’ala soffocante dei comunisti. L’”italiano medio con qualche briciola di pensiero critico” si sarà posto la domanda: qual è l’alternativa a Mussolini? La risposta la sappiamo. Sappiamo anche come è finita tutta quella storia.

Pure Renzi non ha alternative. Ma domandiamo: quell’ “italiano medio con qualche briciola di pensiero critico” del ’36, dopo essersi data quella inevitabile risposta, doveva per forza diventare fascista? Sicuramente no. Non c’era allora come non c’è adesso alcun rapporto tra la constatazione di mancanza di alternativa e l’adesione al regime o il voto a un venditore di tappeti. Doveva semplicemente continuare a fare il suo dovere di cittadino, studiando, creando, espatriando, preparando una resistenza ancorché molto futura. Doveva non mollare. Così oggi. Votare Renzi perché non ha alternative significa non avere vera fede nella Repubblica e nella democrazia liberale. Oggi si hanno molti più strumenti: “quell’italiano medio con qualche briciola di pensiero critico” può dire liberamente a voce alta di no, non bersi la propaganda, non andare a piazza Venezia o alla Leopolda, opporsi punto per punto, discutere, aspettare. Ridersela amaramente.

di Enzo Marzo